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La caccia grigione è già un esempio di etica!

26 maggio 2021

//riceviamo e pubblichiamo\\
Un contributo di Paolo Papa, granconsigliere della Calanca.



L’iniziativa “Per una caccia rispettosa dell’ambiente ed etica” di primo acchito e già dal titolo stesso, vuole giustamente porre l’accento sul rispetto della natura, della vita e del convivere con tutti gli esseri viventi nel rispetto dei valori morali e con le sane regole del vivere civile.

Si maschera però sotto false apparenze a far pressione sulle sensazioni, sulle tenerezze e sensibilità dell’essere umano. Chi non prova simpatia per il cerbiatto, per le marmottine e per il piccolo di capriolo! Ovviamente in questo modo è estremamente facile mettere in cattiva luce i cacciatori, le loro passioni e il loro operato! È anche vero che la natura sa gestirsi da sola, ma la convivenza delle specie è più stabile, se regolata in modo che il tutto viva in un equilibrio controllato.

Nel Canton Grigioni ci son troppi cervi. Da ormai qualche decennio la specie è in costante aumento; negli ultimi anni, nonostante gli importanti e regolari prelievi annuale durante la caccia si contano oltre sedicimila cervi.

L’aumento dei cervi causa molti danni alle nostre foreste, molte delle quali estremamente importanti per la protezione degli insediamenti. Specialmente in inverno e ad inizio primavera i cervi e i caprioli recano immensi danni alle nuove piante che in parte poi soccombono perché gravemente amputate dalle brucature dei germogli.

Da qualche decennio per diminuire i contingenti, oltre la caccia ordinaria, si è introdotta la caccia speciale. Facendo una maggior pressione sulle femmine il tutto ora funziona bene: un sistema esperimentato ormai da lungo tempo e scientificamente provato. Gli specialisti dell’Ufficio Caccia e Pesca cercano di mantenere una proporzionalità di tra gli aumenti della specie e i prelievi annuali.

La protezione totale delle femmine gravide e dei giovani cervi come vogliono i promotori, provocherebbe in pochi anni un aumento esponenziale degli effettivi.

Gli iniziativisti lasciano trasparire la necessità di una limitazione degli effettivi, ma la loro proposta di applicare l’immuno-contraccezione, cioè il controllo mirato delle nascite nelle femmine di cervo, a mio parere “eticamente” improponibile, è anche praticamente inapplicabile nelle nostre regioni impervie. Anche l’altra alternativa che viene indicata, cioè che siano gli organi di sorveglianza e alcuni designati a regolare i contingenti, è difficilmente attuabile. Sparare di notte da un mezzo di trasporto, anche con dei mezzi più moderni non può sostituire una caccia ufficiale, non può essere efficace in un cantone di montagna con 2000 chilometri quadrati di foresta e non potrà mai accumulare la stessa pressione come la caccia di 2500 cacciatori con una regolare patente!

E qui mi viene spontanea una domanda: ma è questa la caccia “etica” che intendono i promotori dell’iniziativa?

La caccia grigione si rinnova: negli ultimi anni sono stati introdotti ad esempio un ampio divieto della caccia con le trappole, il tiro di caccia obbligatorio nonché l’utilizzo di pallottole e pallini senza piombo, restrizioni sulla caccia d’agguato e sulle battute di caccia. In questo modo anche alcune richieste contenute nell’iniziativa sono giustamente state attuate.

Bisogna anche riconoscere l’impegno di ca 25’000 ore che i cacciatori di propria iniziativa e gratuitamente investono annualmente per cura del territorio; ma quai altri gruppi d’interesse fanno altrettanto a favore della natura!

La caccia in quanto tale non dovrebbe essere infievolita; l’iniziativa invece indebolisce la caccia, compromette il benessere degli animali, delle nostre foreste e vuole minare una tradizione grigione con profonde radici nel popolo.

Paolo Papa
Granconsigliere Calanca

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