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Votazione del 27 novembre 2016

10 novembre 2016 Nessun commento

//riceviamo e pubblichiamo\\
Votazione sull’iniziativa „Per un abbandono pianificato del nucleare“. La presa di posizione della consigliera nazionale Silva Semadeni.

Anche nell’interesse dell’energia idroelettrica
Nel 2011, in seguito alla catastrofe di Fukushima, il Consiglio federale ha deciso l’abbandono graduale dell’energia atomica e quindi la progressiva trasformazione del sistema energetico svizzero. La produzione mancante delle centrali nucleari viene compensata con lo sfruttamento sistematico dei grandi potenziali di efficienza energetica e la promozione equilibrata delle energie rinnovabili. Inoltre, anche per far fronte alla sfida del surriscaldamento climatico, si rafforzano le misure per ridurre il consumo di energie fossili importate dall’estero. La „Strategia energia 2050“, approvata in settembre dopo lunghe trattative dalle due Camere, non comprende però un calendario vincolante per l’abbandono del nucleare. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta una pesante mancanza per la svolta energetica.

Chiudere le più vecchie centrali atomiche del mondo
L’ora di chiudere le nostre cinque centrali atomiche è più che giunta. Beznau I è la centrale atomica più vecchia del mondo. Nel cuore del reattore sono stati identificati 925 difetti. Benché Axpo abbia investito negli ultimi anni 700 milioni di franchi per renderla più sicura, dal marzo 2015 non è più in funzione. E dovrebbe riprendere la produzione l’anno prossimo? Al momento oltre a Beznau I pure la centrale di Leibstadt è spenta per motivi di sicurezza. Le centrali atomiche svizzere hanno problemi di invecchiamento, come dimostra il numero e la durata crescente delle chiusure forzate. Quali conseguenze potrebbe avere un disastro atomico nella Svizzera densamente abitata è quasi inimmaginabile. Ciononostante c’è chi vuole continuare a farci correre questo rischio. Solo le Forze Motrici Bernesi agiscono coerentemente: la centrale atomica di Mühleberg chiuderà nel 2019.

Favorire l’energia idroelettrica
Le centrali atomiche producono deficit di anno in anno. Non si possono vendere e nemmeno regalare, perché nessuno le vuole. La loro prospettiva è la chiusura. Non solo i costi per la sicurezza aumentano, anche i costi per lo smantellamento e per il deposito delle scorie radioattive continuano a crescere. I proprietari delle centrali atomiche devono alimentare i due rispettivi fondi di finanziamento. Mancano ancora tanti miliardi di franchi e le imprese versano in difficoltà economiche. Non solo i prezzi bassi sul mercato dell’energia, anche questi costi crescenti rendono critica la situazione delle centrali atomiche e causano una forte pressione pure sui canoni d’acqua e sulle centrali idroelettriche, che fanno parte delle stesse imprese. La questione nucleare va risolta il più presto possibile. La chiusura delle centrali atomiche riduce l’offerta di energia. Poiché sul mercato c’è troppa energia ciò rappresenta un vantaggio da non sottovalutare per l’energia idroelettrica.

Non dovremo vivere al buio
L’approvvigionamento elettrico non viene messo in pericolo dalla chiusura graduale delle centrali atomiche. Pochi paesi sono posizionati meglio della Svizzera. Quasi il 60% del nostro fabbisogno viene prodotto dalle centrali idroelettriche. L’energia accumulata dai laghi artificiali rifornirà la Svizzera anche in futuro, anche quando sole e vento non sono a disposizione. Circa 40’000 progetti di energia pulita attendono di ricevere i fondi d’incentivazione della Confederazione. Da soli potrebbero sostituire le tre centrali atomiche più vecchie. Fino al 2029 vi è pure abbastanza tempo per migliorare l’efficienza energetica. È un fatto che due delle cinque centrali atomiche non sono in funzione da mesi – e l’energia elettrica non manca. Se fosse proprio necessario si potrebbe ricorrere all’importazione di energia rinnovabile, sufficientemente disponibile sul mercato europeo. Le imprese elettriche svizzere stanno da tempo investendo in impianti eolici all’estero.

Tutto sommato, un approvvigionamento senza rischi atomici e senza produzione di scorie radioattive significa più sicurezza, meno costi e meno dipendenza dall’uranio russo – e via libera all’energia idroelettrica e alle altre energie rinnovabili.

Silva Semadeni, consigliera nazionale, Coira

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