a-GRit, Home

A Villa il club dei nati stanchi?

9 marzo 2016 1 commento

//tratto da Il Ponte\\
Ama il tuo letto come te stesso. Ebbene sì; due soci del club dei “nati stanchi” li ho ritrovati con piacere il giorno di san Sebastiano, dopo molti anni dalla loro scomparsa, in una fotografia esposta nel salone del Tavernella, in occasione del concorso a quiz proposto dagli “Antacüch”.

Ho riconosciuto l’orologiaio Franco Gini e l’Italo Maraffio (Italo dé la “poštä”), ripresi, con due sconosciuti, in un momento di allegra convivialità, interpretando così appieno la filosofia che ispirava il sodalizio.

Ma forse vale la pena scoprirne meglio l’essenza.

Quel club era nato intorno al 1960 come iniziativa scherzosa promossa da un gruppo di persone in prevalenza residenti o con attività varie nella zona che gravita sul curvone del Comune. L’idea sembra sia partita dal tappezziere/materassaio Dei Cas, proveniente da San Carlo, primo presidente, che aveva molti amici e clienti a Villa, subito appoggiato dagli altri.

Sicuramente un forte impulso all’iniziativa è arrivato dal vulcanico don Giuseppe Acquistapace, allora vicario a Savogno e a Villa e collaboratore di don Peppino (dal 1959 al 1962), che abitava sopra la cooperativa e che da buon pastore coltivava i giovani di Villa e per solidarietà o necessità non disdegnava di portare talvolta la bricolla con loro.

La filosofia di fondo era quella del “vivi e lascia vivere” e di prendere la vita di tutti i giorni con spirito goliardico e sana ironia. Il tutto si esprimeva nel seguente statuto/decalogo, stampato sulla tessera consegnata ai soci:

“SI NASCE STANCHI E SI VIVE PER RIPOSARE”

1-   Ama il tuo letto come te stesso

2-   Se vedi uno che riposa, aiutalo

3-   Se ti vien voglia di lavorare sdraiati e aspetta che ti passi

4-   Non stare in piedi quando puoi stare seduto

5-   Non stare seduto quando puoi stare sdraiato

6-   La notte è fatta per dormire e il giorno per riposare

7-   Non fare oggi quello che puoi fare domani

8-   Se il medico dice che il lavoro è salute… ebbene: Evviva la malattia

9-   Lavora poco e quel poco fallo fare agli altri

10- Di troppo riposo non è mai morto nessuno

Decalogo esilarante, da buontemponi verrebbe da dire, ma adottato comunque per puro spasso da persone per lo più ben impegnate nel lavoro che, per il tipo di attività, poteva godere di qualche spazio libero.

La vita del curvone di via Roma non era certo monotona.

In quella sorta di “salotto di strada”, nei ritagli di tempo, tra un cliente e l’altro i vari operatori si affacciavano sulla strada e intrecciavano discorsi di ogni tipo; dalla cronaca, alla politica casalinga, allo sport. Sotto sotto c’era quasi sempre il gusto dell’ironia e dello scherzo.

Si assisteva a un ping pong di notizie che rimbalzavano da un lato all’altro della strada: dal Bruno Secchi (gestore del negozio della cooperativa), all’Italo (ufficio postale), all’orologiaio Franco che con il barbiere Ferruccio Vitali avevano i laboratori a lato della cooperativa. Anche il macellaio Remigio Giacomini operava in quell’ambito e non si tirava certo indietro nelle battute. Faceva parte del club anche il panettiere Mario Gianotti, come pure l’anziano storico “preštinée” Casimiro Valtolina che, da lavoratore qual era, riteneva disonorevole e rifiutava l’appellativo “nato stanco” ed era stato di forza inserito e nominato presidente onorario.

Era diventato socio, non sembra vero, anche il Beppe di Piuro, responsabile dell’ufficio di collocamento al lavoro!!! situato sotto il municipio.

Talvolta si univa ad arricchire le discussioni anche il bonario segretario Bruno Maraffio, che non era socio del club ma era incline alla socializzazione. Era abbastanza usuale poi vedere la luce del suo ufficio accesa fino a notte fonda e il Bruno immerso in delibere e bilanci,  a recuperare il tempo speso nella convivialità con gli amici.

Quel salotto aveva poi quale punto di ritrovo per approfondire i discorsi il Bar Posta, condotto allora dal tesserato Luigi Ghiggi, dove andava di moda bere il bianchino.

Da notare che appena oltre il bar si animava un altro tipo di “salotto”; quello vivace e ciarliero del grande lavatoio dove il chiacchiericcio era più incentrato su confidenze femminili e cronaca rosa… e quelle donne non erano certo “nate stanche”.

Sugli scalini davanti all’orologeria arrivavano talvolta a sedersi i soci Domenico Silivestro, calzolaio calabrese, “scarparo” per gli amici, e poi il Fausto Maraffio, salace e ironico che, memore della vita militare nel Genio Guastatori, indicando il Franco, chino sul lavoro, che oltre agli orologi riparava anche radio e ferri da stiro, asseriva: “E per grazia del Signore, anche Franco è un guastatore: cùur che al giüštä i radio, quišti i scóldèn; cùur che al giüštä i soprèss, quišti i parlèn”.

Il Franco, entusiasta presidente del club, era pescatore; il Ferruccio era pescatore e cacciatore. Il gruppo era abilissimo nello stuzzicare il buon Ferruccio a raccontare le sue avventure di pesca e caccia: pesci enormi e incontri con lepri, volpi e caprioli di dimensioni eccezionali, ma che alla fine, per qualche stramaledetto imprevisto, lo lasciavano sempre con un palmo di naso.

Il Ferruccio teneva sempre pronta la sua doppietta. Un giorno il Bruno e il Franco convinsero il Ferruccio, che stava facendo la barba ad un cliente, a prendere il fucile e salire di corsa sulla Móttä Gianólä dove c’era una volpe; a guardare bene dalla strada la si vedeva lassù, la grossa coda marrone fulvo sporgeva da dietro una roccia. Lasciato il cliente insaponato, il Ferruccio salì veloce con il fucile verso la preda. Avvicinandosi vedeva sempre più nitidamente il selvatico che si muoveva appena. Arrivato a giusta distanza, presa la mira, scaricò la sua doppietta con due “pum-pum” che risuonarono nella valle. Doveva aver colpito bene; l’animale era sicuramente rimasto lì secco. Si avvicinò guardingo quand’ecco che da dietro quel grosso masso, anziché la volpe, uscì l’Italo con nelle mani un lungo bastone in cima al quale era arrotolato uno straccio marrone fulvo.

Ci sarebbero altri gustosi aneddoti da raccontare, sulla vivacità e la fantasia di quel club, durato circa un decennio, ma… non ne posso più… sono “nato stanco” e mi fermo qui.

Aldo Bonelli

p.s. Ho cercato invano di recuperare qualche tessera con decalogo; ci spero ancora.

Attualmente c'è un commento

  1. ciano scrive:

    Bellissimo …..e bravo Aldo.

    ciano

Commenta questo articolo








× tre = 18

Notizie in tempo reale

Avvisi

Pomeriggio di gioco

Giochi

Mercoledì 29 maggio. Gruppo rete sociale locale 65+.

Invito alle porte aperte del Nido Bregaglia

Nido

Sabato, 1° giugno, dalle 10.00 alle 16.00.

Medicina del traffico al CSB

CSB

Esami periodici per persone anziane.

Commenti recenti

Inserzione a pagamento

Satira di Bregaglia

La vignetta della settimana

8ptegz

Per sorridere un po’.