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Vita di Gran Consiglio

30 ottobre 2015

La sessione di ottobre del Parlamento retico nell’intervista a Maurizio Michael. La riprendiamo dall’ultimo numero del settimanale Il Grigione Italiano.


Sessione dopo le elezioni federali

La prossimità con i risultati delle elezioni federali non ha influito sulla sessione di Gran Consiglio grigione, che si è svolta da lunedì 19 a mercoledì 21 ottobre. Tre i temi principali: la Legge giudiziaria, la Legge sulle imposte e un rapporto sulle finanze delle Chiese cantonali.

Il granconsigliere bregagliotto Maurizio Michael, in quanto presidente della Commissione strategica e di politica statale, ha avuto un ruolo particolarmente importante nella sessione di ottobre del Parlamento retico: ha presentato il rapporto del Governo sulla situazione finanziaria delle chiese cantonali, che sono quella Riformata e quella Cattolica Romana.

Un comunicato del Governo, emesso lo scorso agosto, spiega: «Nella sessione di ottobre 2013 è stato presentato l’incarico di frazione PLD concernente il futuro finanziamento dei compiti delle nostre Chiese riconosciute dallo Stato. Nella sua risposta, il Governo si è dichiarato disposto a elaborare un rapporto in collaborazione con le Chiese riconosciute dallo Stato che indichi le possibilità per il finanziamento futuro dei compiti delle Chiese riconosciute dallo Stato. Nella sessione di giugno 2014, l’incarico è stato approvato con 83 voti contro 2 e 6 astensioni. Licenziando il rapporto a destinazione del Gran Consiglio, il Governo dà seguito a questo incarico».

Maurizio Michael, prima di tutto, vuoi ricordarci come sono finanziate le Chiese cantonali?

Le principali fonti finanziarie delle Chiese sono le imposte ecclesiastiche pagate dalle persone fisiche che sono membri di una o dell’altra Chiesa cantonale e le imposte di culto pagate dalle persone giuridiche, rispettivamente dalle imprese con statuto giuridico. Ambedue le Chiese dispongono inoltre di fonti di reddito minori.

Dunque il Governo ha elaborato un rapporto su questo tema.

Sì. E ogni parlamentare l’ha ricevuto sotto forma di libretto, come accade sempre in queste circostanze. Le Chiese riconosciute dallo Stato, secondo la nostra Costituzione, sono due, e sono organizzate come enti di diritto pubblico. In questo rapporto, il Governo fornisce molte informazioni, per esempio che l’87% dei grigioni è membro di una di queste due Chiese, e che vi è in atto una riduzione di questo numero, ma è una riduzione inferiore alla media nazionale. Il Governo ha coinvolto le Chiese nel suo lavoro, e infine ha presentato le sue conclusioni.

Se il rapporto è stato elaborato dal Governo, perché sei stato tu a presentarlo in seduta di Gran Consiglio?

Il Governo è l’organo esecutivo. Esso ha elaborato e redatto il rapporto su incarico del Parlamento. Alle Commissioni parlamentari, in questo caso alla Commissione strategica e di politica statale, che io presiedo, spetta il compito di entrare nel merito del rapporto, di farne una valutazione, e di approfondirne i temi. In questo caso alla riunione della Commissione è stato invitato il presidente del Governo e direttore del Dipartimento dell’educazione, cultura e protezione dell’ambiente, Martin Jäger, nonché i presidenti delle due Chiese, i signori Placi Berther per la Cattolica e Andreas Thöny per la Riformata.
Durante le riunioni delle Commissioni, composte da rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, si cerca di far luce sugli aspetti relativi all’oggetto in questione e si definiscono le posizioni, rispettivamente le proposte di modifica. Il messaggio, con le considerazioni della Commissione, viene quindi discusso dalle frazioni (gruppi parlamentari) che si riuniscono per preparare la sessione. L’oggetto viene
poi presentato e discusso in Gran Consiglio. Spetta al presidente della Commissione presentare l’oggetto e difendere le posizioni della Commissione in Gran Consiglio.

In conclusione, cosa è stato detto sul futuro finanziamento delle due Chiese riconosciute dallo Stato?

La situazione finanziaria delle Chiese va tenuta sotto controllo, poiché le entrate potrebbero calare, ma la situazione non è drammatica. E comunque le Chiese sono autonome e spetta a loro amministrarsi e gestirsi. Il Governo ha valutato e presentato varie forme di finanziamento, ma in conclusione ritiene che quello applicato finora fornisca le maggiori garanzie per un periodo di almeno altri dieci anni. La Commissione strategica e di politica statale prima, e il Gran Consiglio poi, hanno preso atto del rapporto ed hanno espresso le proprie considerazioni in merito, ritenendo evaso l’incarico assegnato al Governo nel 2013.

Tu sei di nuovo anche presidente della Deputazione grigionitaliana, e in questa sessione avete avuto un tema importante, cioè la competenza linguistica del Tribunale cantonale.

Ci siamo incontrati il lunedì a fine sessione, e abbiamo discusso della revisione parziale della Legge giudiziaria, dove figura pure un articolo che definisce le competenze linguistiche del tribunale cantonale. Vista la complessità dell’argomento e le conseguenze ad esso legato abbiamo deciso di annunciare durante il dibattito che la Deputazione grigionitaliana rinunciava ad una proposta specifica di cambiamento dell’articolo in questione, ma che avremmo elaborato e presentato in seguito un incarico mirato, che sia in grado di ottenere il sostegno di tutto il Gran Consiglio.

Quindi non avete proposto modifiche della legge. Ma cosa significa, in pratica, occuparsi del dopo?

Si constata che a livello di Tribunale cantonale c’è un problema di competenza linguistica, e perciò prepareremo un atto parlamentare, affinché l’organo responsabile trovi e applichi delle soluzioni adeguate. L’intervento in Gran Consiglio è stato affidato a Ilario Bondolfi, che è un avvocato e conosce bene la materia.

Altre novità dal gruppo di lingua italiana?

Ci siamo posti una domanda di identità. Cioè come muoverci in futuro, come impostare le relazioni con chi ci sta intorno, che persegue obiettivi simili ai nostri, per esempio la Pgi. Cerchiamo insomma di elaborare delle strategie, dei metodi di azione che consentano di far sentire la voce della minoranza italofona e di far applicare i diritti dei cittadini grigioni di lingua italiana.

Il terzo importante punto all’ordine del giorno della scorsa sessione era la Legge sulle imposte. Cosa è emerso di interessante?

Due cose, direi. Inizio con quella più complessa e generale. Il Partito liberale aveva chiesto, attraverso un incarico al Governo, di ridurre il valore locativo proprio delle abitazioni (prime case) dal 70 al 60%. Questo avrebbe ridotto le imposte dei cittadini che vivono nella casa di loro proprietà. Ma questa proposta poi nella legge non è passata.

E l‘altra?

Le deduzioni per i pendolari. Nella dichiarazione d’imposta si possono dedurre le spese che si hanno per viaggiare dalla propria abitazione al posto di lavoro. Se ci sono mezzi pubblici, il tetto posto alla deduzione è dato dal costo dell’abbonamento, altrimenti, per chi viaggia con mezzo proprio, valgono le spese a chilometro. Recentemente la Confederazione ha limitato la deduzione a 3’000 fr. e il Cantone voleva a sua volta limitarlo a 9’000 franchi, perché dagli accertamenti fatti soltanto 3’000 persone sarebbero rimaste fuori (spendono di più). Ma guarda un po’, questi 3’000 vivono nelle zone periferiche del Cantone! Ho consultato le schede di alcuni bregagliotti (solo la parte che riguarda questo punto specifico) e sono diversi a superare la somma proposta. Alcuni deducono oltre 12’000 fr. e, come ben sappiamo, non potrebbero utilizzare l’autopostale!

Insomma, sarebbe stata una misura che avrebbe penalizzato chi abita nelle valli e fa molti chilometri per andare al lavoro.

Proposte di questo tipo favoriscono chi vive nei centri e inducono gli altri ad orientarsi maggiormente ad essi. Si tratta di un fenomeno di centralizzazione strisciante che spesso avviene nel nostro Cantone. La deduzione dei pendolari non è un contributo verso alcune fasce di popolazione, ma il riconoscimento delle spese effettive che, per necessità, hanno queste persone. Il Cantone dichiara di essere a favore di un insediamento decentrato e aperto. Assieme ad altri colleghi parlamentari ho difeso questa posizione in Gran Consiglio e siamo riusciti a far bocciare la proposta, mantenendo lo status quo.

Silvia Rutigliano

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