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Due no il 9 giugno

29 maggio 2013

//riceviamo e pubblichiamo\\
Non cambiare un sistema ben collaudato.
L’iniziativa UDC per l’elezione del Consiglio federale da parte del popolo è nata a causa dei torbidi intorno a Christoph Blocher. Soprattutto l’elezione di Eveline Widmer-Schlumpf ha dato forza a questa causa.

Dopo l’esclusione della nostra ministra delle finanze dall’UDC, il partito può contare su un solo consigliere federale. In futuro comunque anche per l’UDC si può prevedere una rappresentanza proporzionale alla propria forza elettorale. Anche se la discussione sul miglior modo di elezione del nostro esecutivo è legittima – l’elezione da parte del popolo è già stata proposta anni fa anche dai socialisti -, la proposta in votazione il 9 giugno non è accettabile.

  • Svantaggio per le minoranze: Ai latini viene garantita una quota di almeno due seggi. Le minoranze latine però sono geograficamente lontane e hanno interessi diversi, non si possono ridurre a una sola minoranza. La quota minima di due seggi toccherebbe alla minoranza francofona, molto più numerosa, e che non può accontentarsi di un solo seggio. Quindi la presenza in Consiglio federale della minoranza di lingua italiana sarebbe ancora più rara che con il sistema attuale. Nella sua iniziativa l’UDC si è poi letteralmente dimenticata dei romanci, che non vengono considerati latini, ma inglobati come niente fosse nella grande maggioranza tedesca. La Svizzera è un paese basato sulla volontà di stare insieme nella diversità. Iniziative che non tengono conto sufficientemente di questa realtà, non si possono sostenere.
  • Svantaggio per la stabilità politica: Nel nostro sistema collegiale non sono rappresentate solo le varie regioni e culture, ma anche le varie forze politiche. Si tiene conto pure della presenza femminile. Questo sistema ben collaudato corre pericolo di venir smontato in una votazione popolare e potrebbe compromettere seriamente quell’equilibrio politico che contraddistingue e rende attrattiva la Svizzera.
  • Campagne elettorali e milioni per finanziarle: I consiglieri federali dovrebbero occuparsi continuamente della loro rielezione e non potrebbero dedicarsi senza fini elettorali al loro lavoro politico. Questo rappresenta una sfida per la collegialità e per la concordanza. Inoltre le campagne elettorali costano e solo i candidati che dispongono di più mezzi riescono a garantire la loro presenza a livello nazionale. L’influsso delle lobbies sarebbe ancora più grande. L’iniziativa UDC non prevede nessuna regola per fissare i limiti e garantire la trasparenza sul finanziamento.

La grande maggioranza delle forze politiche, come il PS svizzero e grigione, raccomandano di votare no.

No all’ennesima revisione della Legge sull’asilo

Si tratta della decima revisione in 32 anni e di nuovo propone inasprimenti, anche se negli ultimi cinque anni l’asilo è stato concesso in media solo a un richiedente su tre. Con l’ennesima revisione si vuole abolire la procedura presso le ambasciate, che ha già salvato 2’572 vite umane. I profughi dovranno affidarsi più spesso ai passatori e questa regola toccherà soprattutto donne e bambini. Inoltre la diserzione non costituirà più un motivo d’asilo, anche se gli obiettori di coscienza e i disertori resteranno in Svizzera se nel loro Paese rischiano una pena sproporzionatamente elevata o la persecuzione (p.es. gli eritrei o i siriani), dunque una restrizione inutile. Questi inasprimenti sono il frutto della diffidenza nei confronti dei rifugiati fomentata dall’UDC per motivi elettorali e la politica d’asilo è diventata ostaggio del dibattito sugli abusi. I continui inasprimenti però non hanno portato i risultati previsti. Finché nel mondo ci saranno guerre, dittature crudeli e grandi ingiustizie, fino ad allora ci saranno persone che cercano rifugio in paesi sicuri e democratici. Tocca a questi paesi regolare in modo dignitoso e rispettoso dei princìpi umanitari le questioni legati all’asilo. Il PS raccomanda di votare no ai nuovi peggioramenti.

Silva Semadeni, PS Grigioni

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