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La caccia è anche delle donne

4 settembre 2023

//Contributo realizzato in collaborazione con Il Grigione Italiano\\
Per indagare su come viene vissuta la caccia da una donna abbiamo incontrato Patrizia Crüzer nata e cresciuta in Bregaglia. Ha 30 anni e nel 2018 ha fatto la patente di caccia e questo vuol dire che per lei questa sarà la sesta stagione di caccia.

Patrizia una donna cacciatrice, è un guanto di sfida gettato ad un mondo prettamente maschile? Da dove nasce questa passione così forte da far abbattere muri avvolte insormontabili?
La caccia, purtroppo anche in Bregaglia, è ancora vista come una cosa prettamente maschile, soprattutto dalle generazioni più anziane. Io ho avuto la fortuna di avere dei compagni che non hanno mai osato mettere in dubbio le mie capacità sulla base del mio genere e che mi hanno sostenuta, e continuano a sostenermi, in tutto e per tutto.
L’idea di una “donna cacciatrice” purtroppo, come mi è stato detto ripetutamente, è ancora un concetto strano per molti (e non solo per gli uomini). Durante l’esame ho dovuto continuamente dimostrare di essere all’altezza, di avere la stoffa, e ho dovuto ingoiare qualche boccone amaro. Fortunatamente, grazie alla mia esperienza ora so che noi cacciatrici non abbiamo niente da invidiare e da dimostrare a nessuno, quello che davvero conta, più del genere, sono la passione e la forza di volontà. Nel mio caso tutto l’impegno è stato certamente ripagato. Mi auguro che le ragazze che faranno la patente saranno sempre più numerose e che i commenti sessisti che ho sentito appartengano presto al passato!

Per entrare in questo mondo quali sono state le tue guide o maestri?
Per me la caccia è sempre stata una “questione di famiglia”, una tradizione che si tramanda di padre in figlio o, in questo caso, in figlia. I miei mentori sono stati i miei tre zii che mi hanno sostenuta e seguita durante l’esame e che mi hanno accolta a braccia aperte nel loro gruppo e ovviamente mio padre che mi ha tramandato questa passione e che mi ha semplicemente insegnato tutto quello che so.

Quali sono le emozioni e le soddisfazioni che ricordi con più piacere?
I ricordi più nitidi sono sicuramente quelli legati all’abbattimento di un animale: le emozioni che si provano mentre si preme il grilletto sono uniche e indescrivibili. La soddisfazione maggiore per me è quando all’interno del gruppo tutto funziona alla perfezione, tutti si trovano nel posto giusto al momento giusto e la battuta riesce. Sono momenti rari: il successo di una battuta dipende da una miriade di fattori, per questo motivo ogni animale abbattuto in gruppo è la maggiore delle soddisfazioni, indipendentemente da chi ha sparato.

Qual è il momento o la cosa che ti piace di più della caccia?
Ovviamente ogni cacciatore si augura di poter abbattere almeno un animale, ma per me la caccia è molto più di questo. Non si tratta sempre e solo dell’uccidere, il tutto ha un aspetto molto più profondo: per me settembre è l’occasione giusta per disconnettermi dalla tecnologia, dai problemi quotidiani e riconnettermi con la natura. Sin da bambina mio padre mi ripeteva sempre: “La caccia è terapia”. E ora capisco che aveva ragione. Stare all’aria aperta, ammirare paesaggi mozzafiato, starsene per ore e ore soli in mezzo al bosco per poi concludere la giornata in cascina in compagnia sono un vero e proprio toccasana. Se in più si ha la fortuna di abbattere un animale, tanto meglio.

Ci puoi parlare di come vivi questi giorni prima dell’apertura della caccia. Hai dei riti o delle tradizioni portafortuna che non devono assolutamente mancare?
Come tanti altri cacciatori anche io aspetto tutto l’anno che arrivi finalmente settembre e più si avvicina l’apertura della caccia più si può percepire un certo nervosismo. Non ho dei riti o delle tradizioni particolari, ovviamente ogni anno mi auguro di avere un colpo di fortuna e di poter abbattere o almeno avvistare un animale. Ma alla fine la cosa più importante è non farsi male e divertirsi, e il divertimento nel nostro gruppo di certo non manca.

Renato Tomassini

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