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Nel castagneto di Brentan il mal dell’inchiostro desta preoccupazione

28 luglio 2023

//Contributo realizzato in collaborazione con Il Grigione Italiano\\
Dal 2012 nella selva castanile di Brentan è presente il mal dell’inchiostro.
Il mal dell’inchiostro, è una malattia causata dal fungo oomicete, Phytophthora cambivora e  Phytophthora cinnamomi, pericolosa perché determina la morte della pianta.


Il fungo, attacca l’apparato radicale e, dalla comparsa dei primi sintomi (chioma diradata, foglie piccole ed ingiallite, ricci che rimangono attaccati nella parte alta della pianta), la pianta muore nel giro di pochi anni.

La presenza del fungo è confermata da un classico imbrunimento a fiamma al di sotto della corteccia che testimonia l’avvenuta colonizzazione, spesso compare anche l’emissione di un essudato nerastro che ha dato il nome alla malattia. La malattia si diffonde per mezzo dell’acqua, indispensabile per la diffusione delle zoospore responsabili delle infezioni di radici fine. Periodi siccitosi, che indeboliscono le piante e riducono la vitalità della microflora edafica, alternati a precipitazioni abbondanti e temperature invernali elevate favoriscono la sopravvivenza del patogeno.

Per conoscere meglio la situazione bregagliotta, abbiamo incontrato Andrea Giovanoli, forestale del Comune di Bregaglia.

Signor Giovanoli in questo periodo passeggiando per Brentan- castagneto nei pressi del paese di Castasegna- si notano diversi castani che hanno la chioma secca. Qual’è la causa di questo fenomeno?
La causa del fenomeno è il mal dell’inchiostro che in Bregaglia è causata dal ceppo Phytophtora cambivora, questo ceppo insieme al P. cinnamomi sono una delle malattie piú pericolose del castagno. In Svizzera è stato osservato per la prima volta in Ticino nel 1943, mentre la prima identificazione del patogeno in Bregaglia è nel 1990 conclamata poi nel 2012 a Stoll, quando in un anno ci furono diversi alberi morti.

Come si è evoluta la malattia in questi dieci anni?
La malattia si diffonde principalmente attraverso l’acqua e nei primi anni la propagazione si è verificata nelle zone dove c’erano dei ristagni d’acqua e avvallamenti, dal 2020 in poi abbiamo casi un po’ dappertutto nella selva di Brentan soprattutto in questo ultimo anno c’è stato un netto aumento dei casi e nel castagneto iniziano ad essere evidenti i danni provocati dal patogeno.

Quali misure avete adottato come ufficio forestale per contrastare l’avanzata della malattia e cosa si dovrà fare in futuro?
Gli esperti del WSL (Istituto federale di ricerca per la foresta la neve e il paesaggio) ci hanno consigliato di eliminare le zone con ristagni d’acqua, e questo è stato fatto grazie al ripristino di vecchi canali d’acqua che erano semiabbandonati, questi lavori sono stati possibili grazie alle risorse economiche del fondo Nature Made Star messo a nostra disposizione da ewz. Oltre a queste misure strutturali attualmente non ci sono a disposizione delle cure ufficiali per eliminare il fungo, noi abbiamo fatto alcuni esperimenti, ad esempio abbiamo praticato una capitozzatura (potatura radicale della chioma) di una pianta malata e questa ha avuto una reazione positiva tornando vitale.
Abbiamo anche notato che le giovani piante trapiantate negli ultimi anni non sono state soggette alla malattia e da qui nasce la speranza per il futuro della seva castanile. Nel presente c’è bisogno di una maggiore presa di coscienza da parte dei castanicoltori della gravità della situazione e della necessità di un ringiovanimento delle selve, probabilmente fra venti anni il castagneto di Brentan sarà molto diverso da come lo conosciamo oggi.

Il cambiamento climatico è uno dei fattori determinanti nella propagazione della malattia?
Sì,soprattutto l’aumento delle temperature invernali con ridotti o nulli periodi di gelo del terreno favoriscono la propagazione della malattia che non sopporta periodi di gelate. Gli altri castagneti della Valle per ora non sono soggetti alla malattia e questo penso sia dovuto anche alla differenza di clima, che risulta essere leggermente meno mite.

Renato Tomassini

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