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Via dalle valli dopo la scuola dell’obbligo

19 luglio 2017

La maggior parte dei giovani lascia le valli del Grigioni Italiano dopo la scuola dell’obbligo per proseguire gli studi o intraprendere un apprendistato. Il rischio, oltre allo spopolamento, è quello di un continuo invecchiamento della popolazione.

Tuttavia, la voglia di tornare in valle sembra spesso prevalere.

Poschiavo e Bregaglia: voglia di tornare

Nella Val Poschiavo, con oltre 4.500 abitanti, una certa quantità di aziende e una scuola professionale, le possibilità di restare a studiare o imparare un mestiere sono ovviamente maggiori che in altre valli.

“La scuola professionale offre la possibilità di intraprendere, per una decina di professioni, una formazione slegata dal tedesco – spiega all’ats Francesco Vassella, orientatore dell’Ufficio della formazione professionale della zona – per cui la formazione scolastica e pratica è solo in italiano”.

Le altre professioni, però, richiedono la conoscenza del tedesco, spiega Vassella, e quindi spesso è necessaria una formazione fuori valle. In Bregaglia, invece, dovendo per forza fare ricorso a scuole in Engadina o Coira, il tedesco è fondamentale e sempre richiesto dalle aziende.

“Capita spesso che alcuni ragazzi vadano per un anno a perfezionare il tedesco in Svizzera tedesca, ma tornino poi per frequentare la scuola di Samedan, nelle professioni che richiedono il tedesco, o quella di Coira”.

“La volontà dei giovani di ritornare in valle rimane elevata, -conclude Vassella – ma è chiaro che per studi in settori come astrofisica, matematica ci sono poche possibilità di impiego.

Capita, però, che si torni a vivere a Poschiavo lavorando magari in Engadina. In Bregaglia la situazione è poco diversa, ma certo le aziende sono meno numerose e quindi anche i ritorni”.

Mesolcina e Calanca: sbocco in Ticino

Il Grigioni Italiano, tuttavia, è un’entità territoriale molto eterogenea, in cui un confronto tra le valli sarebbe fuorviante, perché la geografia dapprima e altre questioni culturali in secondo luogo ne fanno realtà a sé stanti.

Quella del Moesano, che raccoglie oltre 8.000 abitanti tra Mesolcina e Calanca, è infatti una realtà diversa caratterizzata soprattutto dalla possibilità di sbocco in Ticino, con gli accordi intercantonali e la vicinanza a Bellinzona e Lugano, spiega Daniele Raveglia, orientatore dell’Ufficio della formazione professionale per la zona.

“In base ad un rilevamento personale, non ufficiale, del 2015, circa il 65-66% dei 16enni, cioè giovani alla fine degli studi dell’obbligo, va in Ticino (quasi 2 su 3), quota che negli ultimi anni si è mantenuta stabile, comunque oltre il 60%”.

“Tra il 17 ed il 20% continua invece gli studi nei Grigioni, la maggior parte a Coira ma anche nelle altre scuole medie superiori riconosciute dal Cantone, come ad esempio Schiers, Samaden, Disentis. Un 15%, infine, resta in valle a svolgere la formazione.

Il problema del tedesco viene risolto più in là nel tempo se ce n’è necessità e volontà, a seconda della motivazione personale”.

“Alla fine degli studi, la maggior parte torna in valle e riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro qui, dove la struttura del mercato è molto simile a quella ticinese: 70% impiegati nel settore terziario, 18% secondario/industria, 11-12% primario/agricoltura”.

Molti restano a lavorare nella Svizzera Italiana, spesso in Ticino, continuando a vivere in valle. Chi ha intrapreso studi particolari, carriere di responsabilità, da medicina a ingegneria, è costretto a studiare lontano ed a restarci poi anche per lavoro.

Agenzia telegrafica svizzera

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