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“Amici” in che senso?

27 febbraio 2017 Nessun commento

Conti da pagare, video imbarazzanti, truffe e bullismo via Internet. L’esperto Paolo Attivissimo ha portato numerosi esempi di problematiche connesse al web, nella sua conferenza a Vicosoprano.

Il web, l’Internet, ci dà molte possibilità. I social network (le “reti sociali”) in particolare sono pensati per creare e mantenere contatti. La comunicazione che un tempo era affidata a carta e penna, e ai più o meno lunghi viaggi delle lettere chiuse nelle buste, oggi parte dalle nostre dita e, dopo un “clic” (che sugli schermi tattili non fa più nemmeno “clic”), in pochi secondi raggiunge il destinatario.

Non solo. Attraverso questi servizi si può comunicare anche all’interno di piccoli gruppi, siano sportivi o di amici o di classe. Per prendere un appuntamento, per darsi notizie, per scambiarsi opinioni. O semplicemente per stare in contatto.

Se le Scuole di Bregaglia hanno deciso di proporre questo tema al pubblico, e in particolare ai genitori, è perché il web (la rete) nasconde anche delle insidie. Finanziarie, educative e legali. Ne ha sciorinate una serie il relatore della serata di venerdì 24 febbraio a Vicosoprano, il giornalista informatico Paolo Attivissimo.

“Come smontare un bullo digitale”, dice il titolo dell’immagine proiettata. “Registra, segnala, blocca, racconta, esci” è la serie di azioni da intraprendere quando qualcuno continua a dar fastidio, insulta, dice falsità contro l’altro, lo perseguita con battutine eccetera. Il bullismo, ha raccontato Attivissimo, viene esercitato anche dalle ragazze ed è così pericoloso che ha portato qualche vittima al suicidio.

La protezione dei dati
Le reti sociali, per esempio Facebook, Instagram o WhatsApp, dichiarano che le informazioni scambiate nel gruppo rimangono riservate, ma non dicono che il gestore acquisisce tutti i dati, la rubrica telefonica, l’elenco degli amici, si tiene le copie delle fotografie che vengono inviate, memorizza ogni accesso e ogni transazione. Chi più chi meno, chi in un modo chi nell’altro.

Perfino il telefono smart (che vorrebbe dire intelligente, ma che bisogna tradurre, secondo Attivissimo, con “attaccabile” e “infettabile”), specialmente se con la geolocalizzazione attivata (segnale GPS), ma anche attraverso la ricerca delle reti wi-fi, rende ogni possessore tracciabile, come ognuno può vedere nel sito www.google.com/maps/timeline.

All’obiezione ricorrente “ma io non ho niente da nascondere”, Attivissimo risponde: “Non si tratta di avere qualcosa da ‘nascondere’. Nascondere implica colpa. Semmai si tratta di avere qualcosa da ‘proteggere’. Facciamo fatica a immaginare come i nostri dati, apparentemente innocui, possano essere usati per entrare nella nostra vita privata, e invece… Un braccialetto di fitness, registrando i battiti del cuore permette di tracciare l’attività sessuale nostra e dei figli (che hanno curve cardiache ben precise); i nostri ‘mi piace’ in Facebook rivelano i nostri gusti e i nostri orientamenti politici o religiosi… Ci ha sempre dato fastidio la portinaia pettegola: i social network sono la portinaia globale. Cerchiamo di non essere noi i primi a darle informazioni sulle quali spettegolare”.

Spese impreviste e inganni
Che dire poi dei videogiochi, che possono essere scaricati gratuitamente, ma con i quali poi non si va avanti se non si comprano le “gemme” o le “pokemonete” o i giocatori di calcio? Se il ragazzo non è informato, e se al gioco è abbinata la carta di credito di un genitore, questi può trovarsi un conto di 1’600 franchi da pagare (è successo), senza sconti.

“Gli amici – ha affermato Paolo Attivissimo – sono quelle persone a cui daresti le chiavi di casa. Riprendiamoci questa parola. Quelli su Facebook tante volte nemmeno si conoscono”. E racconta di quel ragazzo che ha compiuto atti sessuali davanti alla telecamera del suo computer, convinto di essere in dialogo con una ragazza, per poi essere ricattato da un uomo che aveva semplicemente proiettato un video registrato. O di quella ragazza che stava per salire sull’auto di uno sconosciuto che l’aveva adescata, corteggiandola, via rete.

“Non date mai il vero nome e cognome, mai la vostra foto” ha esortato Attivissimo. E ha concluso la serata – molto apprezzata dal pubblico che ha anche posto numerose domande – mettendo in guardia anche dai videogiochi, e sottolineando l’importanza dell’indicazione (detta “pegi“) dell’età minima consentita ai giocatori e dei contenuti problematici.

Silvia Rutigliano

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