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Ermanno Olmi in controluce

4 novembre 2016

//comunicato stampa\\
Riparte «Cinema un giorno al mese», la rassegna cinematografica targata Pgi e Fondazione Garbald. Quest’anno la serie di film sarà dedicata al grande regista bergamasco Ermanno Olmi.

Dopo un’estate e un autunno intensi e dedicati in gran parte alla commemorazione dei cinquant’anni della scomparsa di Alberto Giacometti, la programmazione culturale della Pro Grigioni Italiano riparte in collaborazione con la Fondazione Garbald e la rassegna «Cinema un giorno al mese».

Per la prima volta, dopo numerose rassegne incentrate su temi specifici (tra gli ultimi Alberto Giacometti, il ballo e il cibo) la scelta è caduta su una retrospettiva monografica, che si intitolerà infatti «Ermanno Olmi in controluce».

A partire da novembre e via via sino a marzo saranno proposti quattro film, alcuni brevissimi cortometraggi e un appuntamento con i documentari. La formula, collaudata, prevede una serata a Castasegna, presso il Roccolo della Villa Garbald (il primo lunedì di ogni mese) e una il mercoledì successivo a Casaccia, presso la casa Gadina, sempre alle ore 20.15 e al costo di 5.- CHF a serata.

Il primo appuntamento sarà lunedì 7 novembre a Villa Garbald e mercoledì 9 novembre a Casa Gadina (alle ore 20.15) con Il tempo si è fermato, del 1958, primo film di finzione di Ermanno Olmi. Seguirà, il 5 e il 7 dicembre, Il Posto, secondo film di Olmi, realizzato nel 1961. Nella pellicola Roberto Seveso, un giovane studente universitario, trova lavoro come guardiano invernale di una diga nei pressi del monte Adamello, in sostituzione di Pedranzini, un operaio rimasto a casa perché la moglie ha partorito. Nella baracca, il giovane dovrà convivere col suo collega, un taciturno padre di famiglia di nome Natale. L’ iniziale diffidenza si trasformerà col tempo in simpatia reciproca.

Il 9 e l’11 gennaio sarà la volta di due titoli: Il villaggio di cartone, del 2011 e il corto Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere, del 1954, tratto dall’omonima operetta di Giacomo Leopardi.

Ultimo appuntamento con la finzione il 6 e l’8 febbraio con I recuperanti, film del 1969; mentre il 5 marzo, alle ore 15.00, chiuderà la rassegna un pomeriggio dedicato ai documentari grazie anche alla collaborazione e alla guida del critico cinematografico valchiavennasco Nicola Falcinella.

Ermanno Olmi, nato nel 1931, ha esordito nel mondo del cinema in modo atipico. Ventenne, infatti, si trasferì a Milano da Bergamo per frequentare i corsi dell’Accademia di Arte Drammatica. Per riuscire a mantenersi agli studi, ottenne un lavoro presso la Edison, nella quale era impiegata anche la madre dove, occupandosi di attività ricreative per i dipendenti, gli venne chiesto dal servizio cinematografico aziendale di realizzare dei documentari, data l’abilità dimostrata (nonostante una certa inesperienza) con la macchina da presa. Inizia così una collaborazione di otto anni durante la quale Olmi realizza decine di documentari sulle dighe e l’energia, ma anche sulla montagna, sulla sua gente e sul complesso rapporto tra questa e la città.

Il debutto di Ermanno Olmi con un vero e proprio lungometraggio, nel 1958 con Il tempo si è fermato è assolutamente nel solco della sua precedente produzione, toccando temi quali la gente semplice, la solitudine dell’alta montagna e il rapporto con la natura. Già in questa primissima fase si definiscono alcuni degli stilemi tipici del lavoro di Ermanno Olmi: la tendenza a lavorare con attori non professionisti, le linee tematiche e la grande attenzione alla quotidianità.

Dopo i titoli dei primi decenni, il successo arride a Ermanno Olmi con L’albero degli zoccoli. E’ il 1979 ed Ermanno Olmi vince con il film, dedicato ai poveri contadini della pianura lombarda di fine ‘800, la Palma d’Oro a Cannes e il premio César per il miglior film straniero.

Dopo altri titoli, documentari e un periodo di assenza dalle scene, Olmi torna al grande successo nel 1988 con La leggenda del santo bevitore, tratto dall’omonimo racconto di Joseph Roth, che gli vale il Leone d’oro e fa incetta di tutti i maggiori premi cinematografici italiani. Un altro titolo di Olmi acclamato a livello nazionale e internazionale, nel 2001, è Il mestiere delle armi dedicato al condottiero rinascimentale Giovanni delle Bande Nere.

Nel 2007 ha annunciato che Centochiodi sarebbe stato il suo ultimo film di finzione e che si sarebbe occupato da allora in avanti solo di documentari, ma, successivamente, ha cambiato opinione tornando al lungometraggio con Il villaggio di cartone, nel 2011, incentrato su due temi particolarmente attuali quali le chiese sempre più vuote e la gestione dei migranti.

La sua ultima pellicola portata a termine è stata, al momento, Torneranno i prati, del 2014, dedicata alla prima guerra mondiale, accolta con favore da critica e pubblico. Pur privilegiando da sempre gli attori non professionisti, nel corso della sua carriera Ermanno Olmi ha talvolta lavorato con volti estremamente noti del cinema italiano, utilizzandoli però in ruoli diversi da quelli a cui erano abituati: basti pensare al colonnello arido e cinico interpretato da Paolo Villaggio ne Il segreto del Bosco vecchio o al pirata del Mar Cinese Bud Spencer in Cantando dietro i paraventi.

La lunghissima attività di Ermanno Olmi non si è limitata alla regia, ma ha toccato anche la fotografia e la sceneggiatura di numerosi film.

www.pgi.ch

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