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Laboratorio di traduzione

4 novembre 2015

Si è concluso la settimana scorsa il Laboratorio italiano che si è svolto presso la Villa Garbald a Castasegna. Dodici traduttori e traduttrici hanno lavorato in modo intensivo sulle loro traduzioni di libri gialli. Una breve valutazione con una delle coordinatrici, Anna Rusconi.

Si dichiarano piuttosto stanchi ma molto soddisfatti della loro maratona lavorativa, i dodici partecipanti al «Laboratorio italiano traduce il giallo», tenuto presso il complesso Garbald a Castasegna dal 20 al 27 ottobre, organizzato dalla Casa dei traduttori Looren. Quest’ultima ha fatto la precisa scelta di intensificare il suo impegno a favore della terza lingua nazionale svizzera, e quindi propone ogni anno, dal 2015 al 2017, due laboratori per traduttori e traduttrici editoriali che traducono verso l’italiano. Di questi sei laboratori, tre sono tematici e tre «vice-versa». I temi sono: il giallo (seminario appena concluso), l’infanzia e la poesia. I «vice-versa» sono laboratori in cui si approfondisce la traduzione di una lingua verso l’italiano e viceversa. Nel primo, quello che si era svolto nel marzo scorso, la lingua affrontata era stata il tedesco. Nel laboratorio del marzo prossimo, sarà il francese (sempre abbinato all’italiano). Insieme alla Fondazione Garbald e alla Pro Grigioni Italiano, vengono organizzati anche eventi pubblici nella regione.

Le persone che hanno avuto un ruolo di coordinamento in questa settimana intensiva sono Anna Rusconi ed Eva Kampmann. Ma Anna Rusconi precisa subito che preferisce parlare di ruolo di «facilitatrici». «La caratteristica distintiva – afferma – è che non c’è un rapporto gerarchico fra di noi, ma molto alla pari, con il contributo fattivo di tutti. Questo colpisce chi partecipa per la prima volta, e stupisce, perché non è frequente».

Anna Rusconi, che cosa avete fatto in questa settimana di lavoro?

Abbiamo lavorato sui testi gialli che ciascuno ha portato, che sta traducendo. Oggi il giallo è ricco di sottogeneri, quindi avevamo testi molto diversi tra loro. Inoltre avevamo una grande varietà di lingue di partenza: inglese, francese, olandese, tedesco, svedese e norvegese. Questo è stato un elemento di novità: un laboratorio multilingue. E tutti siamo rimasti colpiti della riuscita.

Non siete però rimasti chiusi nella «torre d’avorio». Nel vostro calendario c’erano ben tre attività aperte alla popolazione. Com’è andata?

Il primo evento pubblico si è svolto alla biblioteca di Chiavenna, con la presenza di Gian Franco Orsi, autore e storico direttore editoriale della collana I Gialli Mondadori, e Margherita Botto, esperta e traduttrice fra gli altri di Fred Vargas. Molto interessante! In tutto c’erano una quarantina di persone.
La seconda attività era il «laboratorio aperto»: una serata in cui noi facciamo il nostro consueto lavoro su un testo, e chi vuole può entrare e partecipare. Qui c’è stata davvero poca affluenza, solo cinque persone. Forse perché la lingua di partenza era l’inglese?
Infine, il pomeriggio della domenica nel museo di valle, abbiamo avuto una serata letteraria su Dürrenmatt e il giallo, con la traduttrice Donata Berra e lo scrittore Paolo Maurensig. E i loro due libri sono giunti insieme, freschi di stampa! Il nome di Dürrenmatt deve aver attirato il pubblico, che era piuttosto numeroso.
E poi abbiamo fatto anche una bellissima gita a Sils.

Con quale spirito lasci la Bregaglia?

Non sono triste solo perché so che tornerò! È molto bello stare qui: è bello lo spirito con cui lavoriamo insieme, gli spazi che abbiamo a disposizione, ma anche l’esterno, il contesto, l’ambiente, la gente che incontriamo. Questa si conferma una buona iniziativa. E la formula, ai fini del nostro lavoro, è vincente.

Silvia Rutigliano

Satira di Bregaglia

La vignetta del giorno

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Per sorridere un po’.