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Il nuovo cambio

24 febbraio 2015 Nessun commento

//Articolo tratto da “La Provincia di Sondrio”\\
Per ora c’è soddisfazione fra i frontalieri e i commercianti sperano di fare ottimi affari dalla primavera in poi. Ma secondo i sindacati prevalgono le preoccupazioni.


È passato più di un mese dall’introduzione del nuovo cambio tra il franco e l’euro. Dopo la gioia dei frontalieri, che hanno visto crescere del 20% il proprio stipendio, in Valchiavenna si sono ascoltati tanti pareri contrastanti. Da un lato, infatti, si temono conseguenze negative sull’economia delle regioni svizzere di confine, determinate dall’aumento dei prezzi nel turismo e dalla possibile riduzione del numero di clienti provenienti dai Paesi della zona euro. Dall’altro, si confida in un aumento del volume d’affari per il settore turistico e del commercio in Valchiavenna, grazie alla maggiore convenienza per gli svizzeri.

La voce dei commercianti dà l’idea della situazione in modo chiario.
Bar, alberghi e ristoranti
È passato un mese dall’introduzione del nuovo cambio fra euro e franco svizzero e per il momento in Valchiavenna non si sono registrati aumenti rilevanti né sul piano della clientela di hotel, pizzerie e crotti. E intanto crescono i timori in vista dell’estate. Nelle strutture ricettive del centro storico, la clientela elvetica è fondamentale da alcuni anni. Ma al momento non si intravede un boom di presenze e per i prossimi mesi non mancano i timori. «Sicuramente la svalutazione dell’euro nei confronti del franco influirà positivamente – spiega Ferdinando Antonello Usai -. Ci saranno molti svizzeri a Chiavenna, saranno più numerosi di prima e avranno la possibilità di spendere senza troppe preoccupazioni grazie alla maggiore convenienza economica. Per ora, però, non si sono registrate grandi novità». Ma c’è anche la faccia negativa della medaglia. «I clienti che acquistano in Svizzera i pacchetti della Via Spluga provengono, in moltissimi casi, da Paesi dell’Unione Europea: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria e Italia. Per loro ci potranno essere degli svantaggi. Al momento, insomma, prevediamo pro e contro».
Fausto Moreschi, titolare del Centro bontà di Prata Camportaccio, accoglie tutti i giorni al ristorante e al negozio situato sulla statale 36 numerosi cittadini svizzeri e soprattutto italiani diretti a St. Moritz. «Prevediamo una maggiore affluenza di clienti svizzeri in Italia, perché c’è una notevole convenienza negli acquisti. Nelle prime settimane dall’introduzione del nuovo cambio, però, non ci siamo accorti di questo cambiamento. La clientela italiana che passa dalla Valchiavenna per andare in Engadina è molto importante. Non siamo ancora in grado di valutare eventuali conseguenze dovute a questa situazione. Anche gli italiani diretti nei Grigioni potrebbero privilegiare, in futuro, gli acquisti nel nostro Paese rispetto alla spesa in Svizzera».  «Appena siamo venuti a conoscenza di questa novità, abbiamo brindato con una buona Calanda: ci aspettiamo di vedere aumentare il numero di clienti», spiega dal Caffè Pestalozzi il titolare Cristian Pavioni.

I negozi e il mercato
Per ora al mercato di Chiavenna l’effetto franco forte non si sente. Ma a Pratogiano non ci sono dubbi: la clientela Svizzera è il valore aggiunto per i commercianti e nei prossimi mesi dallo Spluga e dal Maloja arriveranno altre buone notizie. Sono i due principali settori del mercato di Chiavenna. Da 45 anni la famiglia di Simone Panzeri vende dolciumi all’angolo della piazza. «Gli svizzeri sono una componente fondamentale della nostra clientela – spiega -. Secondo le nostre stime, un cliente su cinque arriva dalla Confederazione elvetica. Storicamente nel comparto alimentare, ad esempio per i formaggi e la frutta, la loro presenza è fondamentale. E non dobbiamo dimenticare i turisti milanesi. Finora non ci sono stati grossi aumenti, ma siamo fiduciosi. Il cambio “uno a uno” fra franco ed euro è una notizia di pochi giorni fa». Antonio Codera partecipa con la propria bancarella di cappelli e pelletteria ai due mercati di confine della provincia di Sondrio. «Di boom di acquisti da parte di svizzeri non ne ho visti, né qui a Chiavenna, né a Tirano – rileva -. Non abbiamo assistito a cambiamenti rilevanti: i nostri clienti sono fidelizzati. Sicuramente se il cambio rimarrà su questi livelli ci potranno essere dei risultati interessanti. Immagino che i turisti verranno a Chiavenna per visitare la città e passeranno anche dal mercato. Per quanto riguarda la clientela italiana, la crisi si fa sentire soprattutto per gli effetti delle notizie negative che si ascoltano tutti i giorni. I consumatori sono sempre molto attenti alle spese». Fra le bancarelle più apprezzate dagli stranieri ci sono sicuramente quelle dei formaggi nostrani della provincia di Sondrio. «Io lavoro più con gli stranieri che con clienti italiani, quindi seguiamo con attenzione queste dinamiche – sottolinea Marco Bartolini dell’azienda “Agostina Bernardi” -. Questo periodo dell’anno non favorisce lo spostamento di molte persone, sicuramente ci aspettiamo buone notizie dalla primavera». Un’aspettativa condivisa, a Pratogiano, dalla titolare dell’enoteca-fiaschetteria “La specola” Sara Guglielmana. «Gli svizzeri sono tornati da alcuni anni. Sicuramente ci sarà un aumento, abbiamo già notato una crescita, ma credo che si tratti di una dinamica strutturale e non legata esclusivamente a questo boom del franco svizzero. Chiavenna piace ai turisti svizzeri per i complesso dell’offerta: ristorazione, commercio e ambiente. Ogni anno, i nostri clienti che scendono dallo Spluga ci dicono “finalmente è stato riaperto il passo”. Ci auguriamo di ascoltare anche quest’anno lo stesso commento, magari da un numero ancora maggiore di persone». Si spera, quindi, di assistere in primavera a una rapida riapertura del valico.

Benzinai, cosa succede?
Basta pieno in Svizzera. Il franco fortissimo ha interrotto anche una tradizione che proseguiva da decenni, visto che fino a un mese fa nella Bregaglia svizzera la benzina senza piombo veniva venduta a 1,292 euro al litro e il gasolio 1,375. Ma adesso per gli italiani tutti gli acquisti nei Grigioni diventano molto più cari, compreso il carburante. In pratica in poche ore c’è stato un aumento di quasi trenta centesimi sia per la benzina, sia per il gasolio. Tutto lascia pensare che, almeno per un po’ di tempo, il pieno in Svizzera resterà un ricordo del passato. E non solo: adesso c’è addirittura il pendolarismo del pieno dai Grigioni all’Italia. Negli ultimi fine settimana ai distributori di Chiavenna c’era la coda di auto con targa italiana e non sono mancate le vetture con “GR”. “C’è già stato qualche svizzero in più – ha spiegato dopo l’introduzione del nuovo cambio Salvatore Rappazzo dal distributore Eni di Chiavenna -. Prevedere il futuro è impossibile, però se la situazione rimarrà quella attuale, si invertirà la tendenza storica. Gli svizzeri, che vengono già da noi nei supermercati per fare la spesa, verranno qui anche a fare benzina. A conti fatti sono i numeri che parlano. 1,38 euro al litro il gasolio alpino, 1,45 la benzina. Con questi prezzi, non c’è paragone fra i nostri impianti e quelli situati nei Grigioni”.

Sindacati in allarme
Secondo le organizzazioni sindacali il bicchiere è solo mezzo pieno e la parte vuota preoccupa moltissimo. Il sindacalista engadinese Arno Russi, presidente del Consiglio sindacale interregionale Lombardia Sondrio-Grigioni, osserva la situazione sulla base della propria esperienza nel sindacato elvetico. “Secondo le organizzazioni sindacali ci saranno ripercussioni rilevanti: questa gioia momentanea rischia di essere spazzata via dai problemi. Speriamo che non accada, ma dobbiamo cercare subito delle soluzioni. Prevediamo grossi problemi per l’edilizia e per le piccole e medie imprese del manifatturiero che non riusciranno più a esportare i quantitativi di prodotti che finora hanno venduto all’estero nella zona Euro“. Ma al tempo stesso si temono anche delle ricadute negative a livello di presenze turistiche nella Confederazione. Bastano alcune percentuali per motivare queste preoccupazioni. Secondo le tabelle dell’Ufficio federale di statistica, ad esempio, nel 2013 il 13% dei pernottamenti nella Confederazione era legato ai tedeschi, il 4 ai francesi, il 3 agli italiani e il 2 agli olandesi, senza dimenticare gli altri Paesi dell’Area euro. I dubbi sono rilevanti, insomma, anche perché non si può trascurare il valore molto ridotto del rublo e il pericolo di un calo di presenze dalla Russia. Dopo i guai determinati dai problemi dei russi, ora si unisce un’altra fetta d’Europa. “In Engadina la percentuale dei turisti provenienti dai Paesi dell’Unione europea è molto più elevata – prosegue il sindacalista di Unia -. D’inverno siamo all’80% di clienti che pagano in euro. Speriamo che ci sia una crescita delle presenze interne, ma non sarà facile recuperare tutto lo spazio perso. Gli albergatori dovranno cercare di conquistare clienti su altri mercati, altrimenti ci sarà un calo nell’occupazione per il comparto alberghiero e in generale nel turismo”. I timori, insomma, sono inevitabili. “Tutti i giorni ascoltiamo le preoccupazioni dei frontalieri. La certezza del lavoro è un aspetto centrale e purtroppo ora si registrano degli interrogativi molto pesanti. C’è il rischio, in futuro, di doversi spostare dall’Engadina alla Svizzera interna”.

Timori in Bregaglia
Timori confermati da Stampa, in Val Bregaglia. «All’inizio siamo rimasti sorpresi – spiega la titolare della Pensione Val d’Arca Jolanda Giovanoli -. Per il momento da queste parti si lavora poco, le preoccupazioni riguardano soprattutto la prossima stagione estiva. Noi ospitiamo tedeschi e italiani e anche gli svizzeri potrebbero, in molti casi, lasciare il nostro Paese per andare in Italia dove si paga il 20% in meno rispetto all’inizio di gennaio. Già stiamo attraversando un momento complicato, ora questo cambiamento potrebbe determinare delle ulteriori criticità per l’economia della nostra regione».

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