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Lavorare rispettando le regole

25 marzo 2014

Gli artigiani italiani vogliono rispettare le regole svizzere. Confartigianato ha incontrato Gregor Deflorin dell’Ufficio svizzero per la sorveglianza del mercato del lavoro.

Come facciamo a lavorare in Svizzera rispettando le regole? Sulla base di questa domanda, gli artigiani della provincia di Sondrio hanno invitato a Chiavenna Gregor Deflorin, ex sindacalista del Syna e attuale responsabile dell’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro, l’organismo svizzero che corrisponde, in Italia, all’Ispettorato del lavoro e si occupa di effettuare i controlli alle imprese.

C’era il tutto esaurito nella sala della sezione di Chiavenna, ma l’incontro non ha coinvolto solo gli artigiani e gli studi di commercialisti valchiavennaschi e della Bassa Valtellina. Dalle sedi di Sondrio e Livigno erano collegati in streaming numerosi colleghi valtellinesi. L’appuntamento, dedicato alle normative, è stato caratterizzato da discussioni e analisi di molti argomenti, resi importantissimi dal voto svizzero del 9 febbraio sull’immigrazione di massa e dal timore di ripercussioni negative. Al centro dell’attenzione ci sono stati soprattutto i controlli relativi ai salari, all’inquadramento del personale, agli orari, agli annunci e alle dogane. In caso di pesanti irregolarità, le imprese italiane devono fare i conti con l’annullamento della commessa e per cinque anni hanno il divieto di lavorare in tutti i Cantoni della Confederazione. «Il nostro obiettivo è promuovere il pieno rispetto della legalità, per evitare di ricorrere alle sanzioni: le multe non sono piacevoli né per noi, né per le imprese – ha premesso Deflorin, noto a Chiavenna anche per il proprio impegno come sindacalista dei frontalieri – meno del 10% delle aziende italiane, nel Canton Grigioni, sono costrette a sospendere il proprio lavoro in Svizzera e a rinunciare per cinque anni a lavorare nella Confederazione per le sanzioni dovute al mancato rispetto delle regole. Per altri stati dell’Est Europa – Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – la percentuale si avvicina al 100. Ci sono molti finti autonomi: persone che nel proprio paese non hanno un’azienda e in Svizzera arrivano come autonomi. Questa è una fonte di dumping e di irregolarità. La collaborazione con Confartigianato è molto preziosa. Credo che sia sempre necessario dialogare: le multe fanno male a tutti».

Post-referendum
Intanto proseguono le preoccupazioni per il risultato dell’iniziativa popolare del mese scorso sull’immigrazione di massa, il quale potrebbe determinare delle restrizioni all’ingresso di manodopera e imprese dall’Italia. «Il voto del 9 febbraio non ha ancora fatto sentire effetti, ma secondo me il risultato non è confortante – sottolinea con preoccupazione il funzionario dell’ispettorato dei Grigioni – vedremo cosa farà la politica nei prossimi due o tre anni per regolamentare questa situazione». Anche il sindacato ha seguito con attenzione l’incontro, perché le preoccupazioni dei datori di lavoro riguardano anche i dipendenti delle piccole e medie imprese (Pmi). «Per le ditte italiane è fondamentale questo percorso di informazione – ha sottolineato Ivan Cameroni, presidente del Consiglio sindacale interregionale Lombardia-Sondrio-Grigioni – il percorso è prezioso sia per le imprese e il mondo del lavoro in generale, sia per i rapporti fra i due stati di quest’area transfrontaliera».

Obiettivo: rispetto delle regole
Roberta Zironi, responsabile dell’ufficio sindacale di Confartigianato Sondrio, sottolinea che le imprese valtellinesi e valchiavennasche sono abituate a lavorare in Svizzera da molti anni. «La qualità del lavoro svolto dalle Pmi piace ai committenti elvetici. La crisi ha reso ancora più importante questo mercato per le nostre aziende. I settori principali sono il legno, la carpenteria metallica, l’edilizia – soprattutto specializzata – e tutti i comparti affini, a cominciare dagli idraulici e dagli elettricisti. Ci sono anche degli esperimenti di imprenditori sondriesi che hanno costituito delle piccole filiali in Svizzera, mantenendo la sede principale in Italia. Ma al momento non conosco casi di delocalizzazione totale. Confartigianato lotta da anni contro l’abusivismo, anche perché coloro che non rispettano le regole creano disagi per tutti, sia al committente sia ai cittadini e alle imprese che pagano le tasse. Per rendere ancora più chiare le regole stiamo preparando un vademecum che entro due settimane sarà disponibile per gli imprenditori interessati». Anche secondo Stefano Coldagelli, presidente della sezione di Chiavenna di Confartigianato, non è il caso di parlare di concorrenza sleale. «I dati di Deflorin confermano che quasi il 95% delle aziende non crea dumping. Dalla Valchiavenna vanno in Svizzera aziende edili, metalmeccaniche, idraulici e soprattutto ebanisti. Quando varcano il confine, le imprese italiane devono affrontare degli adempimenti che non conosciamo, sia a livello legislativo, sia organizzativo. Per andare incontro alle esigenze dei propri associati, Confartigianato propone incontri mirati, con addetti ai lavori molto preparati». Tra le questioni emerse lunedì sera c’è anche la scarsa conoscenza della lingua tedesca da parte degli imprenditori italiani e dei loro dipendenti. «Confartigianato imprese è consapevole di questa problematica. Siamo pronti a organizzare dei corsi dedicati agli associati. Per essere competitivi è necessario potere contare anche su questa conoscenza».

“No alla guerra dei poveri”
«Da tanti anni le nostre imprese sono attive nella Confederazione – premette Andrea Lorenzini, titolare con il padre Lucio di un’azienda specializzata nelle tecnologie e nei materiali speciali per l’edilizia – c’è meno burocrazia, le tasse sono più basse e ci sono ottime opportunità, anche se in Ticino si sta sviluppando una “guerra dei poveri” con prezzi sempre più al ribasso. In Engadina c’è una clientela elitaria che continua a offrire ottimi sbocchi. Purtroppo stiamo perdendo la nostra migliore manodopera, che viene attratta dagli stipendi ticinesi e grigioni. Noi siamo i primi a rispettare le regole. Siamo abituati alle normative italiane e non ci facciamo trovare impreparati in Svizzera. L’artigiano della nostra provincia è un modello di rispetto».

Stefano Barbusca
La Provincia di Sondrio

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