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Spumante e cori per la vittoria del “no”

9 dicembre 2013

«I nostri cittadini hanno votato con raziocinio». Tempo di festeggiamenti ma non solo, visto che sono iniziate le riflessioni sul futuro per il fronte del “no”, uscito vincitore dal confronto del referendum consultivo sulla fusione dei comuni di Chiavenna, Gordona, Mese, Menarola e Prata Camportaccio di domenica 1° dicembre.

Dati pesanti quelli fatti registrare a Mese e Gordona, comuni dove il fronte contrario al progetto ha ottenuto una vittoria con un margine molto ampio.

In valle gira già la voce di richieste di dimissioni per i sindaci del fronte del “sì”, almeno per quelli di Gordona, Mese e per il presidente della Comunità montana Severino De Stefani, dall’inizio schierato con i “fusionisti”.

«Sono valutazioni ancora da fare – commenta Severino Gadola, ex presidente della Comunità montana e consigliere comunale di minoranza a Mese – ma credo che un passo del genere debba provenire dai diretti interessati. Siamo soddisfatti per il voto dei cittadini, che hanno dimostrato maturità nel dire no a un progetto dai contorni poco chiari e affrettato nei tempi».

Se a Mese si è accolta la vittoria con soddisfazione tutto sommato misurata, anche perché il dato definitivo è arrivato (domenica 1° dicembre) quando ormai era notte, a Gordona in tarda serata è scattata una vera e propria festa. Bottiglie di spumante e cori fino a tardi nei bar della zona. Se il consigliere del gruppo “Gordona nel Cuore” Mario Guglielmana preferisce non commentare, rimandando tutto a un comunicato ufficiale, l’altra minoranza guidata da Nada Mazzina non si tira indietro: «Non avevamo dubbi sull’esito del voto di Gordona perché, al di là della campagna elettorale, avevamo ben preciso il sentore dell’orientamento dei nostri cittadini. Si è tentato con un progetto affrettato, poco chiaro e maldestro nei modi di spossessare i comuni della loro identità. Un progetto che è fallito grazie alla nostra gente. Gordona ha delle peculiarità e delle risorse che, come già detto in queste settimane, non potevano essere messe in comune senza adeguate garanzie».

Sull’ipotesi dimissioni degli amministratori del fronte del “sì”, Mazzina va con i proverbiali piedi di piombo: «Si tratta di una voce che ho sentito anch’io. A maggio ci saranno le elezioni amministrative. Dimissioni, o richieste in questo senso, in questo momento mi sembrerebbero delle forzature. Si arrivi alla fine del mandato. Saranno i nuovi amministratori ad affrontare il problema del riordino istituzionale confrontandosi già in campagna elettorale sui diversi progetti. Credo che il discorso si dovrà riprendere o facendo un ragionamento che tocchi tutta la valle o attraverso aree che siano omogenee».

Quattro o cinque comuni, insomma, magari legando Gordona a Samolaco. “Taragna” gordonesi e “Casciavit” chiavennaschi, insomma, sembrano destinati a rimanere divisi.

Ben sapendo che la legge, salvo ulteriori rinvii, obbligherà i comuni sotto i 5000 abitanti ad associare le funzioni entro la metà del prossimo anno. Possibile che nei prossimi giorni arrivi dagli amministratori del fronte del “no” un documento congiunto da inviare in Regione Lombardia. Fronte del “no” che a Prata Camportaccio, dove peraltro i voti contrari alla fusione sono stati la maggioranza, Menarola e Chiavenna non ha esponenti in amministrazione visto che anche le minoranze consiliari erano schierate per il sì al progetto. Anche se sul pronunciamento da parte del consiglio regionale, visto l’esito del referendum abbastanza netto, pochi sembrano avere ormai dubbi.

Su gentile concessione de “La Provincia di Sondrio

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