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Le vittime della frana di Bondo del 23 agosto 2017 e ciò che le autorità hanno celato

6 marzo 2024

//lettera aperta\\
Di Reto Müller.


Nella nuova perizia del 2023, di ben 60 pagine, spiccano due parole: «rischio inaccettabile.» La perizia è stata scritta dal geologo svizzero francofono Thierry Oppikofer per la procura pubblica dei Grigioni. Egli scrive: «La frana del 23 agosto 2017 si è annunciata ripetutamente con numerose cadute di massi e frane.»
La nuova perizia contraddice la valutazione iniziale della procura dei Grigioni, la quale aveva chiuso le indagini nel 2019, cioè due anni dopo la tragedia di Bondo, affermando che «la frana non era prevedibile.» La decisione d’archiviazione si basava su una perizia di esperti dell’Ufficio cantonale delle foreste e dei pericoli naturali (AWN), i quali potrebbero essere indagati per omicidio colposo (vedi inchiesta; Beobachter  9/2021 e 26/2024: testo giornalista Stefanie Hablüzel.)

Da cittadino bregagliotto, residente a Spino presso Bondo, posso attestare la mancanza d’informazione e trasparenza da parte delle autorità comunali e cantonali. Verso la metà di agosto del 2017 avevo letto, casualmente, una piccola informazione del NZZ (Neue Zürcher Zeitung), sulla situazione geologica del Pizzo Cengalo, dove si parlava di un “pericolo imminente di grandi dimensioni”.
Per correttezza devo dire che sul sito del Comune di Bregaglia si spiegava la situazione geologica del Pizzo Cengalo con la richiesta “di prestare massima attenzione alle zone di pericolo segnalate su un grande affisso posato in fondo alla Val Bondasca”. Le autorità hanno dunque espresso massima precauzione, ma non hanno vietato l’accesso alla Val Bondasca (vedi anche www.labregaglia 15 agosto 2017. Pizzo Cengalo: prevista un’ulteriore frana).
A confermare la mancata informazione da parte delle autorità responsabili sono le testimonianze rilasciate dalle cittadine e dai cittadini subito dopo la tragedia; si era soprattutto completamente impreparati, disorientati, spaventati se non terrorizzati.

Subito dopo la tragedia i responsabili del municipio di Bregaglia e del Cantone avrebbero dovuto, a mio parere, immediatamente scusarsi con i superstiti delle vittime e avviare un’indagine per chiarire le ragioni della tragedia. Invece di cogliere quest’ultima possibilità i responsabili delle autorità comunali e cantonali hanno pubblicamente affermato in ogni occasione, soprattutto tramite i mezzi televisivi, come un mantra, che la frana si era verificata senza preavviso. Era, per così dire, stato il destino e che chi vive in montagna sa di doversi assumere la responsabilità dei pericoli. E la maggioranza delle cittadine e dei cittadini non solo della Bregaglia ma di tutta la Svizzera, non essendo stati informati adeguatamente dei fatti, ci ha creduto.

Per sottolineare l’affermazione del “rischio inaccettabile”, a mio avviso punto cruciale, citato più volte nella nuova perizia del 2023 del geologo Thierry Oppikofer, vorrei ricordare che il municipio di Bregaglia, basandosi sulle raccomandazioni cantonali dell’Ufficio cantonale delle foreste e dei pericoli naturali AWN, avrebbe permesso una corsa campestre lungo la Val Bondasca fino su al Sasc Furà. La competizione era stata prevista per il 27 agosto 2017, esattamente 4 giorni dopo la tragedia.

Reto Müller Spino, Bregaglia

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