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Dalla peste al covid, oltre la malattia

5 dicembre 2023

Florio vive. Nell’ambito delle giornate dedicate a Michelagnolo e John Florio, si è tenuta mercoledì 29 novembre, presso il Centro Sanitario Bregaglia, una chiacchierata guidata da Maria Magnini.



Foto: Centro Sanitario Bregaglia

La relatrice e il responsabile di Florio vive hanno approfondito alcuni aspetti di un male che ha attanagliato il pianeta per quasi millecinquecento anni: la peste. L’incontro con il morbo è stato fatale per padre e figlio, morti il primo a Soglio nel 1566 e il secondo a Londra nel 1625.

Grazie ad un excursus storico, le tante persone presenti si sono fatte un’idea del raggio d’azione e dell’endemicità di questo male rimasto incompreso e imbattuto fino a quando nel 1894 il medico svizzero Yersin non ne ha isolato il batterio. C’è da sperare che i posteri possano fare le stesse considerazioni sulle tante malattie che non conoscono ancora cura.

È interessante pensare che le novelle del “Decamerone”, “I promessi sposi” e “Il trionfo della morte” di Bruegel senza la peste non sarebbero potuti esistere; e quanti modi di dire usati ancor oggi contengono al loro interno la peste!

La dottoressa, dopo averne illustrato le cause, le tre manifestazioni principali e l’influenza enorme che la peste ha avuto sull’economia, la demografia e la cultura di chi ha vissuto i picchi pandemici intorno al 500, al 1300 e al 1600, ha poi proposto un parallelismo con il covid, ancora ben presente nella memoria del pubblico, per portare la riflessione sul modo in cui le due malattie sono state affrontate: ci sono degli impressionanti punti in comune. In entrambi i casi allo sbigottimento e allo smarrimento di fronte a qualcosa tanto più grande del comprensibile si è reagito pensando si trattasse di una punizione divina (ebbene sì, anche nelle prime fasi del covid c’è stato chi ha scomodato l’immoralità dei costumi); durante la peste come durante il covid si sono credute le teorie più svariate sulle cause (miasmi, inquinamento) e sulle cure (pomi odorosi, candeggina); così come al tempo della peste si arrivò a bandire dai centri abitati categorie sociali, come sempre gli ebrei o gli stranieri (considerati untori), pure durante il covid si è attivata la macchina dei delatori e la società ha finito per spaccarsi in fazioni; la dolorosa questione dell’isolamento ha impedito allora come ieri alle persone care di prendersi cura dell’ammalato, arrivando al paradosso di una morte senza veglia, senza commiato.

Tanti gli spunti di riflessione che gli organizzatori invitano a considerare: il diverso peso dato alla spiritualità degli individui, sempre minore; quanto si è preferito tutelare la salute a scapito della socialità, della produttività e nel caso del covid di una istruzione in presenza.

A seconda del posto e del modo in cui si è vissuto nel 2020-2021, ciascuno ha sperimentato diversi spazi a disposizione, diverso tempo da condividere forzatamente in casa e, come nei secoli passati, la malattia è stata, nonostante tutto, un’occasione per il genere umano per riflettere su cosa conta davvero, sul controllo della propria vita e sull’ importanza della comunicazione vis-a-vis, per fare un piccolo esempio.

Quanto alle ripercussioni sull’equilibrio psichico, il tempo ci dirà i danni che l’igienizzazione impossibile di tutto ciò che ci circonda avrà causato o quanto in fondo rimanere in una bolla sia diventato per molte persone un confortevole nido, dove nulla e nessuno possono mettere a nudo le nostre insicurezze, mancano le percosse dei compagni più prepotenti e la necessità di mostrarsi performanti.

Riprendere a lavorare con i colleghi piuttosto che in video con la camicia e i pantaloni del pigiama o rientrare in contatto con odori e espressioni facciali piuttosto che dietro ad una mascherina non è forse successo con la stessa gioia che si poteva immaginare, non per tutti. Il quarto appuntamento dedicato ai Florio è stata senz’altro un’ottima occasione di riflessione anche su quanto la costruzione della nostra persona si forma all’interno di una comunità.

Foto: Centro Sanitario Bregaglia

Donatella Rivoir

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