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Le campane della Bregaglia

3 maggio 2022

Presso la stüa del Museo Ciäsa Granda, sabato 30 alle 17 si è svolta una conferenza sul patrimonio storico delle campane della Bregaglia. Tre esperti hanno erudito il pubblico presente.


Dopo i saluti e i ringraziamenti di rito, Marco Ambrosino, operatore Pgi, ha lasciato la parole a Romeo Dell’Era, vicepresidente della «Associazione italiana di Campanologia». Allo studioso Dell’Era è affidato il compito di parlare dell’argomento da un punto di vista storico. L’assemblea riunita ad ascoltare, la piccola sala è piena, viene così a scoprire che la Bregaglia ha un patrimonio ricco e vario, che grazie ad avvenimenti storici si è potuto mantenere pressoché invariato nel tempo. Alcuni numeri: in nove chiese evangeliche storiche sono state catalogate 1, 2 o 3 campane per chiesa (uno schema assai diffuso è quello con due campane principali più una campana da morto) per una totalità di circa 20 campane e relativi fonditori.  La campana più antica è presente nella chiesa di San Giovanni a Castasegna, fatta da un anonimo fonditore di area tedesca; la campana più bella è presente nella chiesa di San Martino a Bondo del 1523. La particolarità storica qui è che rispetto alle campane più antiche sono presenti per la prima volta delle cifre in numeri arabi, i numeri che si usano tutti i giorni. Da segnalare anche i decori delle campane che possono essere delle immagini sacre per i cattolici, come per esempio S. Michele che uccide il drago. Nelle iscrizioni spesso si trovano preghiere. Anche sulla campana di «Nossa Donna» si trova una particolarità e cioè una figura di una santa, S. Emerita, tipicamente grigionese.

Presenti alla conferenza anche Simone Margnelli, presidente della «Associazione italiana di Campanologia», che ha raccontato degli aspetti sociologici legati alle campane e alla loro funzione. Un tuffo nel quotidiano di svariati secoli fa. Racconta anche come le valli fino al ‘700, ma anche l’800 erano luoghi di scambi commerciali e molto aperte verso l’Italia, tanto che i fonditori delle campane bregagliotte fra la Riforma e l’età napoleonica sono tutti italiani.  La campana più grande la troviamo sempre a Vicosoprano, pesa 13 quintali e fu fusa direttamente a Vicosoprano da un fonditore di Crema, Giacomo Crespi, nel 1754. Una particolarità storica è che la campana a Vicosoprano è stata fusa ben 4 volte. Nei pressi della chiesa di San Cassiano è presente un graffito scolpito nella pietra dove troviamo scritto «QVI O BVTO LA CAMPA(NA)» (qui ho gettato la campana). Simone Margnelli fa riferimento anche ad un articolo del «compianto» Remo Maurizio pubblicato nel 2007 in «Almanacco del Grigione Italiano».

In conclusione la parola è passata a Paolo Bordoni che ha illustrato da un punto di vista tecnico come funziona la campana. Ha spiegato come si propaga il suono. Le campane sono dei veri e propri strumenti musicali a percussione. Il sistema sonoro è a «slancio», cioè la campana viene mossa dalla forza degli uomini, un tempo, ora c’è un sistema computerizzato che le muove, e il battaglio al loro interno le percuote e da lì nasce il suono. Ha paragonato il suono delle campane alla voce delle persone. «Anche ad occhi chiusi possiamo riconoscere la voce delle persone che conosciamo e questo vale anche per le campane», dice. Bordoni ha infine presentato le particolarità delle tradizioni di suono delle campane tipiche della Bregaglia.

Tanto e ancora molto si potrebbe scrivere. La conferenza è stata densa di contenuti e i relatori molto preparati anche nel rispondere alle numerose domande che sono state fatte dal pubblico presente dalle più tecniche alle più semplici.

Paolo Pollio

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