Cultura, Home

Un progetto per il futuro

4 maggio 2021

//tratto da Il Grigione Italiano\\
Il museo di valle, la Ciäsa Granda, si avvia verso un rinnovo generale. Intervista di Stefano Barbusca a Bruna Ruinelli.

Il progetto lanciato per dare nuova vita alla Ciäsa Granda piace ai soci della Società culturale. Si è svolta recentemente l’assemblea orientativa dell’associazione, inerente al percorso per il riposizionamento del museo etnografico della Bregaglia, alla presenza dei membri del gruppo di lavoro. La proposta include sia un rinnovo e ampliamento strutturale dell’edificio, sia dei cambiamenti a livello contenutistico e considera pure il distacco del museo, che comprende sezioni dedicate ad arte, storia e natura, dalla Società culturale.
Ne abbiamo parlato con Bruna Ruinelli, presidente della Società culturale.
In cosa consiste la vostra proposta?
È stato presentato uno studio a 360 gradi sulla Ciäsa Granda. Un gruppo di esperti ha fatto un’analisi della situazione attuale e poi ha sviluppato delle idee concrete per intervenire a tutti i livelli, dall’architettura alle collezioni.
Quali sono gli obiettivi di questo percorso?
Stiamo parlando di un museo abbastanza particolare, perché racchiude in sé esposizioni di natura scientifica, ad esempio i minerali e la fauna, una sezione dedicata all’etnologia e una sala con opere dei celebri artisti della famiglia Giacometti e di Varlin.
A livello architettonico è necessario in prima battuta intervenire sulle carenze attuali attraverso una sistemazione del tetto, impedire l’espandersi dell’umidità in risalita e la riqualificazione dei servizi. Poi c’è la proposta di raddoppiare la sala sotterranea Giacometti-Varlin, che darebbe la possibilità di esporre molte più opere e accogliere mostre temporanee di una certa entità: diventerebbe uno spazio di un certo decoro. Non possiamo dimenticare l’idea di inserire nell’edificio un ascensore.
Sono previste delle novità anche sul piano organizzativo?
Sì, perché la crescita della professionalizzazione è un obiettivo importante. Ci sarà una sorta di direzione museale che nel dettaglio bisogna ancora definire. Dall’assemblea è emerso che non dobbiamo temporeggiare e che è necessario intervenire dando priorità all’architettura. Questa premessa è fondamentale anche per potere continuare con gli altri ambiti del progetto.
Parliamo di risorse: quanti soldi serviranno?
Questo museo, che come premesso racchiude tutti questi elementi, ha un’importanza sovraregionale e per quanto riguarda la sala Giacometti Varlin addirittura internazionale. Chiederemo quindi supporto agli enti pubblici, a fondazioni private e ad altre realtà che sostengono le regioni di montagna. Sono ipotizzabili anche accordi di prestazione con il Comune di Bregaglia, il Cantone e la Regione Maloja. Il preventivo di massima prevede una spesa di circa sei milioni. Ai soci sarà chiesto un credito per potere organizzare un concorso di architettura e invitare i professionisti della valle a inviare un progetto e avviare gli accordi di prestazione. Poi si potrà iniziare con gli interventi. Probabilmente sarà necessario chiudere la Ciäsa Granda per un anno intero.
Quante visite si registrano nel corso dell’anno?
Il numero di visitatori è strettamente legato alle iniziative. Le mostre sono determinanti: ad esempio nel 2016 ci furono 11mila entrate con Alberto Giacometti a casa, 5mila con Giovanni Giacometti e Cuno Amiet e 4mila con Giovanni Segantini tra Soglio e Maloja . L’anno scorso forse anche a causa della pandemia siamo scesi a 3400. Indubbiamente molti vengono a Stampa per la sala Giacometti Varlin. Anche le altre sezioni però sono apprezzate. Ad esempio ai bambini piacciono quelle dedicate alla fauna e alla flora, ai geologi e agli appassionati di montagna la mineralogia. Si potrebbero aggiungere delle storie dedicate alla valle nella parte etnografica e illustrare la situazione climatica nelle Alpi sull’esempio di Bondo. Il potenziale può crescere ancora, soprattutto se potremo offrire uno spazio espositivo con dimensioni adeguate.
È possibile rafforzare la sinergia con gli altri musei e centri culturali della valle, ad esempio quello dedicato ai Giacometti?
Il concetto illustrato mira a riposizionare la Ciäsa Granda e a ritrovare il ruolo avuto in passato, considerato che era nata come centro culturale della valle e poi si è sviluppata come museo. Al Centro Giacometti non c’è l’intenzione di esporre opere, questo è il nostro punto forte perché noi ne abbiamo e a questi quadri e sculture dobbiamo garantire uno spazio adeguato. In più la Ciäsa Granda racchiude la storia della valle, mentre il Centro Giacometti concentra l’attenzione soprattutto sulla famiglia di artisti. Questi due progetti si stanno quindi differenziando e sicuramente saranno possibili delle sinergie.
Che reazione hanno avuto le persone che hanno preso parte all’assemblea?
Si è voluto tastare il polso e si è percepito un certo entusiasmo. Uno dei partecipanti ha sintetizzato lo spirito dell’iniziativa affermando che «il tutto è una cosa da fare» e mi permetto aggiungere «nel rispetto di chi a questo museo ha dedicato praticamente una vita, Remo Maurizio».

patrik

Allegati07:06 (10 ore fa)
a me

Ciao Silvia

Uno per lunedî, l’altro per martedì.


Grazie

P.

Da: Il Grigione Italiano redazione Bregaglia <bregaglia@ilgrigioneitaliano.ch>
Data: giovedì, 29 aprile 2021 23:24
A: Patrick Giovanoli <patrik.giovanoli@bluewin.ch>
Oggetto: testo ciaesa granda/Csb

Ciao Patrik, scusami per il ritardo! Ecco i testi e le foto sulla Ciaesa Granda e sul CSB, cambia e sistema come preferisci.

Per le interviste, potremmo unire Marco Ambrosino e Werner Ruinelli che presenterebbe l’attività di Pro Natura, che ne dici?

Ciao e grazie

Stefano

Il progetto lanciato per dare nuova vita alla Ciäsa Granda piace ai soci della Società culturale. Si è svolta sabato l’assemblea orientativa dell’associazione, inerente al percorso per il riposizionamento del museo etnografico della Bregaglia, alla presenza dei membri del gruppo di lavoro. La proposta include sia un rinnovo e ampliamento strutturale dell’edificio, sia dei cambiamenti a livello contenutistico e considera pure il distacco del museo, che comprende sezioni dedicate ad arte, storia e natura, dalla Società culturale.

Ne abbiamo parlato con Bruna Ruinelli, presidente della Società culturale.

In cosa consiste la vostra proposta?

È stato presentato uno studio a 360 gradi sulla Ciäsa Granda. Un gruppo di esperti ha fatto un’analisi della situazione attuale e poi ha sviluppato delle idee concrete per intervenire a tutti i livelli, dall’architettura e alle collezioni.

Quali sono gli obiettivi di questo percorso?

Stiamo parlando di un museo abbastanza particolare, perché racchiude in sé esposizioni di natura scientifica, ad esempio i minerali e la fauna, una sezione dedicata all’etnologia e una sala con opere dei celebri artisti della famiglia Giacometti e di Varlin.

A livello architettonico è necessario in prima battuta intervenire sulle carenze attuali attraverso una sistemazione del tetto, impedire l’espandersi dell’umidità in risalita e la riqualificazione dei servizi. Poi c’è la proposta di raddoppiare la sala sotterranea Giacometti-Varlin, che darebbe la possibilità di esporre molte più opere e accogliere mostre temporanee di una certa entità: diventerebbe uno spazio di un certo decoro. Non possiamo dimenticare l’idea di inserire nell’edificio un ascensore.

Sono previste delle novità anche sul piano organizzativo?

Sì, perché la crescita della professionalizzazione è un obiettivo importante. Ci sarà una sorta di direzione museale che nel dettaglio bisogna ancora definire. Dall’assemblea è emerso che non dobbiamo temporeggiare e che è necessario intervenire dando priorità all’architettura. Questa premessa è fondamentale anche per potere continuare con gli altri ambiti del progetto.

Parliamo di risorse: quanti soldi serviranno?

Questo museo, che come premesso racchiude tutti questi elementi, ha un’importanza sovraregionale e per quanto riguarda la sala Giacometti Varlin addirittura internazionale. Chiederemo quindi supporto agli enti pubblici, a fondazioni private e ad altre realtà che sostengono le regioni di montagna. Sono ipotizzabili anche accordi di prestazione con il Comune di Bregaglia, il Cantone e la Regione Maloja. Il preventivo di massima prevede una spesa di circa sei milioni. Ai soci sarà chiesto un credito per potere organizzare un concorso di architettura e invitare i professionisti della valle a inviare un progetto e avviare gli accordi di prestazione. Poi si potrà iniziare con gli interventi. Probabilmente sarà necessario chiudere la Ciäsa Granda per un anno intero

Quante visite si registrano nel corso dell’anno?

Il numero di visitatori è strettamente legato alle iniziative. Le mostre sono determinanti: ad esempio nel 2016 ci furono 11mila entrate con Alberto Giacometti a casa, 5mila con Giovanni Giacometti e Cuno Amiet e 4mila con Giovanni Segantini tra Soglio e Maloja . L’anno scorso forse anche a causa della pandemia siamo scesi a 3400. Indubbiamente molti vengono a Stampa per la sala Giacometti Varlin. Anche le altre sezioni però sono apprezzate. Ad esempio ai bambini piacciono quelle dedicate alla fauna e alla flora, ai geologi e agli appassionati di montagna la mineralogia. Si potrebbero aggiungere delle storie dedicate alla valle nella parte etnografica e illustrare la situazione climatica nelle Alpi sull’esempio di Bondo. Il potenziale può crescere ancora, soprattutto se potremo offrire uno spazio espositivo con dimensioni adeguate.

È possibile rafforzare la sinergia con gli altri musei e centri culturali della valle, ad esempio quello dedicato ai Giacometti?

Il concetto illustrato mira a riposizionare la Ciäsa Granda e a ritrovare il ruolo avuto in passato, considerato che era nata come centro culturale della valle e poi si è sviluppata come museo. Al Centro Giacometti non c’è l’intenzione di esporre opere, questo è il nostro punto forte perché noi ne abbiamo e a questi quadri e sculture dobbiamo garantire uno spazio adeguato. In più la Ciäsa Granda racchiude la storia della valle, mentre il Centro Giacometti concentra l’attenzione soprattutto sulla famiglia di artisti. Questi due progetti si stanno quindi differenziando e sicuramente saranno possibili delle sinergie.

Che reazione hanno avuto le persone che hanno preso parte all’assemblea?

Si voluto tastare il polso e si è percepito un certo entusiasmo. Uno dei partecipanti ha sintetizzato lo spirito dell’iniziativa affermando che «il tutto è una cosa da fare» e mi permetto aggiungere «nel rispetto di chi a questo museo ha dedicato praticamente una vita, Remo Maurizio». 

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