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Svuotato il lago dell’Albigna

5 marzo 2015

//articolo tratto da “Il Grigione Italiano”\\
I lavori di risanamento del bacino idroelettrico dell’Albigna sono giunti a un punto particolare: le paratoie di scarico di fondo sono state aperte e tutta l’acqua dell’invaso è scorsa via. Lo svuotamento era necessario per procedere a una nuova sigillatura delle fessure fra roccia e muro. Nostra intervista al direttore dell’ewz Bregaglia, Andres Fasciati.

Giovedì scorso un grosso elicottero, un Super Puma, è stato utilizzato per portare a valle due valvole a farfalla da sottoporre a revisione, mentre continua, a monte, la costruzione di impalcature sul lato interno del muraglione, necessarie ai lavori di sigillatura, a 2’100 metri di altitudine.

«Certo, svuotando l’invaso – racconta Andres Fasciati, direttore dell’ewz Bregaglia – ci siamo trovati davanti a un bel mucchio di fango. L’abbiamo dovuto spostare, per consentire a tutta l’acqua di defluire verso il tubo di scarico». Una volta eliminata l’acqua, ha cominciato a costruire le impalcature la ditta Luzi di Cazis. Nel frattempo, essendo emersa anche la camera di presa dell’acqua, si è potuto procedere ai controlli previsti. Anche in quella zona si è scavato nella sabbia, per migliorare il futuro ingresso dell’acqua. Subito dopo la camera di raccolta ci sono due valvole a farfalla, che sono state rimosse e trasportate all’officina specializzata Nugo Romano a Piedimulera (nella provincia piemontese di Verbano Cusio Ossola).

Una macchina al lavoro per spostare il fango e consentire all'acqua di fluire verso il tubo di svuotamento

I lavori continueranno con la chiusura delle impalcature e il riscaldamento al loro interno, necessario non al lavoro degli operai, ma al decongelamento dell’acqua presente nelle fessure. Si procederà poi alla rimozione del vecchio materiale impermeabilizzante, una sorta di catrame che, decine di anni fa, era stato immesso liquido. Esso verrà staccato dal muro e dalla roccia con un getto potentissimo d’acqua, sparata a 3’000 atmosfere, che lo manderà in frantumi. Poi verrà raccolto e adeguatamente smaltito. I lavori di sigillatura sono stati affidati alla ditta Isopermaproof di Thusis, la quale utilizzerà materiali sintetici nuovi, a due componenti, che hanno la proprietà di rimanere elastici anche a temperature sotto lo zero.

Mentre la pulitura inizia dall’alto, per la sigillatura si partirà dai punti più bassi del muro, anche perché poi comincerà il disgelo e arriverà nuova acqua dai monti circostanti. Acqua che per ora è solo un rivolo, che vien lasciato scorrer via; ma a metà maggio bisognerà aver finito il lavoro nell’area intorno alle paratoie di fondo. Poi le paratoie verranno nuovamente chiuse e il bacino pian piano si riempirà.

Ma allora l’ewz sta per un lungo periodo senza produrre.

È normale: la produzione inizia sempre in tardo autunno e termina in primavera, solitamente in aprile. Quest’anno abbiamo accelerato la produzione, realizzando la produzione massima, in modo che a metà febbraio l’invaso fosse vuoto.

La vostra energia elettrica non si può accumulare. Come avete potuto gestire una maggior produzione?

Naturalmente, per smaltire l’energia prodotta abbiamo frenato o bloccato la produzione in altre centrali ewz, che, in cambio, hanno continuato l’accumulo. Questa pianificazione è stata fatta non solo all’interno dell’ewz ma anche con i partner più lontani: ci si mette d’accordo un po’ in tutta la Svizzera, e non solo nei paraggi.

Questo significa che può capitare anche a voi di ricevere la richiesta di non produrre o produrre meno?

Esatto. A noi invece è successo che questi lavori di risanamento li volevamo già fare nel 2012, ma abbiamo rinviato perché quell’anno era vuoto il bacino della Valle di Lej.

L’ewz ha annunciato che dà molta importanza alla sicurezza dei lavoratori. In cosa consiste, in dettaglio?

Abbiamo numerose e diverse misure di sicurezza. I nostri dipendenti hanno tutti seguito un corso di soccorso in caso di valanghe. Anche i lavoratori di altre ditte devono dichiarare di aver ricevuto un’istruzione in merito. Perché non si deve dimenticare che gli operai lavorano ai piedi di montagne cariche di neve. Ogni mattina il forestale Marcello Negrini si informa presso l’ufficio di previsione valanghe di Davos e poi prepara lui stesso una valutazione per la nostra zona, stabilendo il grado di pericolo. Abbiamo quindi il verde per una situazione tranquilla e il rosso per un divieto di recarsi sul posto. In mezzo, l’arancione, per cui i lavoratori devono portare con sé il segnalatore per essere trovati (nel caso che finiscano sotto una valanga) e uno zainetto con l’attrezzatura (nel caso che debbano rintracciare e recuperare qualcuno). Alla stazione a valle della funivia c’è un tabellone su cui vengono segnati i nomi di tutte le persone che salgono e viene indicato quando rientrano. Così sappiamo sempre chi c’è su.

Davvero un momento storico per l’ewz, la diga dell’Albigna e la Bregaglia. Un momento cui verrà dato rilievo anche con una mostra dei disegni di Emil Zbinden riferiti alla costruzione della diga cinquant’anni fa, mostra organizzata insieme alla Pgi per la prossima estate.

Silvia Rutigliano

Guarda il filmato dell’elicottero Super Puma al lavoro.

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