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Pasqua, la pienezza del vuoto

31 marzo 2013

Iniziamo oggi, domenica di Pasqua, la pubblicazione di meditazioni legate alle grandi feste cristiane.
Nelle immagini: “Il mattino della risurrezione” dipinto di Augusto Giacometti, eseguito nel 1915 nella chiesa S. Pietro a Stampa.



Vuoto! La mattina di Pasqua, quando le donne arrivano per ungere il corpo di Gesù, il sepolcro è vuoto. Proprio il vuoto è ciò a cui esse vanno incontro quella mattina senza saperlo. Si aspettano di trovare il corpo del loro maestro. Si aspettano di trovare il sepolcro chiuso da una grossa pietra. Si chiedono se qualcuno le aiuterà a rotolare la pietra e se potranno entrare. Ma quando arrivano sul posto la tomba è aperta e il sepolcro vuoto. E allora la paura ha il sopravvento.

Vuoto e paura costituiscono un binomio che conosciamo bene. Di fronte al vuoto la prima reazione è spesso proprio la paura. E’ naturale, è umano. La maggior parte di noi ha paura del vuoto. Non solo del vuoto fisico, ma anche del vuoto esistenziale: del vuoto di parole, del vuoto di gesti, del vuoto di idee, di significati, di autenticità, del vuoto di sentimenti, di relazioni, di affetti. Per questo noi cerchiamo di non lasciare vuoti nella nostra vita, cerchiamo di riempire immediatamente ogni spazio, ogni tempo, ogni istante vuoto o anche solo apparentemente vuoto. Perché temiamo il vuoto, perché il vuoto ci destabilizza, ci interroga, ci costringe a confrontarci con noi stessi, con quello che siamo e quello che non siamo. Meglio perciò non lasciare troppi vuoti!

La mattina di Pasqua le donne si trovano di fronte a un sepolcro vuoto. Possiamo capire facilmente il loro spavento, possiamo intuire la paura che le paralizza. Si ritrovano da sole con se stesse, con la loro storia, con gli avvenimenti tragici di quegli ultimi giorni. Di fronte alla tomba “piena” avrebbero saputo come comportarsi, di fronte alla tomba vuota invece non sanno cosa fare. Ma il vuoto che incontrano è un vuoto nuovo, è un vuoto diverso da qualsiasi vuoto abbiano mai incontrato prima nella loro vita. E’ un vuoto diverso dal vuoto della morte. Perché il vuoto a cui vanno incontro non è il vuoto lasciato dagli uomini, ma il vuoto lasciato da Dio.

Ma che cosa ha di tanto diverso il vuoto lasciato da Dio? Il vuoto lasciato da Dio è il segno di una novità, di un cambiamento, di una trasformazione radicale, è il segno di una possibilità nuova e inaudita. Il vuoto lasciato da Dio non è il segno della morte ma è il segno della vita. Della vita che riprende, che rinasce, che risuscita. E’ il vuoto in cui muoiono le possibilità umane e si aprono le possibilità di Dio. Il vuoto lasciato da Dio è il segno di un miracolo.

Perché la prima esperienza della risurrezione è proprio il vuoto? Cosa ha a che fare la risurrezione con il vuoto? Risurrezione è lo spazio nuovo che si apre dove finiscono le possibilità umane. E’ uno spazio vuoto perché non dipende da noi, ma unicamente da Dio. E’ uno spazio che Dio ci offre, che Dio apre davanti a noi. E’ uno spazio in cui possiamo entrare, anche se non sappiamo ancora come abitarlo. La risurrezione non è nient’altro che questo: cambiamento, trasformazione. Lo stesso cambiamento, la stessa trasformazione stanno oggi davanti a noi.

Pastora Simona Rauch


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