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Bregagliotti fanno la spesa in Italia

21 novembre 2012

Basilea, Ticino, Zurigo e Argovia. Ma soprattutto Grigioni. Sono le targhe delle auto svizzere parcheggiate davanti ai supermercati di Chiavenna e dintorni.

Sabato mattina, ad esempio, una vettura su cinque nel piazzale dell’Iperal di Prata Camportaccio proveniva dalla Svizzera. Per i commercianti italiani si tratta di un’opportunità importante, soprattutto in un periodo caratterizzato da una drammatica contrazione dei consumi, e come ben sanno i titolari dei negozi di Chiavenna l’abitudine degli svizzeri ad acquistare prodotti in Italia è una fenomeno noto da decenni. Ma ora, in Bregaglia, per i negozianti svizzeri la concorrenza del Belpaese comincia a essere davvero pesante.

Spesa a metà prezzo
Un rapido confronto fra i prezzi che si osservano in Svizzera e in Italia, senza tenere conto di offerte e tipologie di negozi, dimostra che la differenza è rilevante. A volte sugli stessi prodotti il prezzo elvetico raggiunge il doppio di quello italiano e la varietà di beni esposte sugli scaffali dei supermercati della Valchiavenna rende difficile una competizione alla pari. Un pacco di pasta di rigatoni da mezzo chilo, poco al di là dal confine di Castasegna in un punto vendita dedicato ai viaggiatori, arriva fino a 3 franchi (circa 2,5 euro). Così alcuni clienti  non hanno dubbi: rispetto ai negozi del Canton Grigioni, si può ottenere un risparmio del 50%. La conferma arriva dai carrelli che i consumatori svizzeri svuotano per riempire il bagagliaio della propria auto. E oltre a esprimere soddisfazione per il risparmio, aggiungono che con la trasferta in Italia c’è anche la possibilità di fare una bella gita tra la città del Mera e il lago di Como.

Cambio più crisi
Cambio (1,2 franchi per un euro) più crisi. Ecco il mix che riduce il volume d’affari dei negozi di confine del Canton Grigioni. Un punto di osservazione privilegiato è il negozio Salis di Castasegna, situato a poche centinaia di metri dalla dogana. «La crisi si sente anche in Svizzera e le zone di confine sono le più svantaggiate per quanto riguarda il commercio – spiegano i titolari della bottega e pasticceria nota per la produzione di originali dolci alla castagna -. La popolazione si sposta verso i Paesi confinanti, non soltanto in Italia, ma anche in Svizzera e Germania». Per i prodotti industriali, il confronto fra i prezzi porta a un evidente vantaggio per coloro che fanno la spesa in Italia. Ma c’è un altro aspetto da non dimenticare. «Dipende dai prodotti, ad esempio il prezzo del pane è simile. La qualità di alcune produzioni locali è nota e non è confrontabile con i prodotti dell’industria. L’analisi, quindi, non può essere basata esclusivamente su una variabile, quella del prezzo. E attenzione: a volte gli ingredienti dei prodotti della stessa marca sono differenti, nei due Paesi». Il cioccolato svizzero, insomma, in Svizzera è un’altra cosa.




«Per le zone di confine ci vorrebbe la “carta sconto alimentari”»
Ecco l’idea dei commercianti svizzeri decisi a fermare il pendolarismo dei carrelli dalla Bregaglia alla Valchiavenna. La proposta arriva da Gian Andrea Scartazzini, titolare del mulino e del negozio di alimentari situato sull’antica via che attraversa Promontogno. Borgo di circa cento abitanti, Promontogno si trova a un paio di chilometri dalla frontiera, all’altezza di Bondo e all’imbocco della strada per Soglio. Fino agli anni Novanta la cantonale del Maloja passava in mezzo alle case, poi con la costruzione della galleria il traffico si è spostato.  Dal mulino c’è una splendida vista del Badile e proprio di fronte alla bottega c’è l’Hotel Bregaglia, edificio di stampo tardo classicista che ogni anno accoglie un festival dell’arte. Ma i problemi nel settore del commercio non mancano.

Gli svizzeri fanno la spesa a Chiavenna. Quali sono le cause di questa situazione?
«Sicuramente la differenza di prezzo che si registra nei negozi italiani e in quelli dei Grigioni.  Il cambio attuale rende più rilevante questa differenza. Non so se alla base di questo fenomeno c’è soltanto questa spiegazione, ma gli effetti sono chiarissimi. I clienti dalla Bregaglia vanno sempre più spesso a Chiavenna o a Samaden, dove ci sono alcuni grandi supermercati». Ci sono aspetti che vanno al di là dei bilanci delle aziende del settore? «In passato in ogni paese c’erano diversi negozi. Ora sono molti di meno. Se quelli rimasti chiuderanno, verrà a mancare un punto d’incontro per tutta la popolazione locale e i turisti. I nostri borghi sono un luogo frequentato da escursionisti e alpinisti diretti in Val Bondasca, sulle vie del Badile e di tanti altri giganti di granito. Le tipicità gastronomiche che si possono acquistare nei negozi di paese sono un elemento importante dell’offerta turistica del territorio».

Quali possono essere le soluzioni?
«Ci vuole una riflessione. Bisogna sensibilizzare la popolazione. È un circolo vizioso: più si va via per la spesa, più si riduce l’offerta. La nostra categoria deve reagire puntando sulla qualità. Alcuni prodotti – penso ai formaggi, allo yogurt e ai dolci della Bregaglia – sono ottimi e si trovano solo qui. Ma non possiamo negare che anche in Valchiavenna ci sono specialità come il prosciutto di Parma e il Grana».

Avete delle proposte concrete?
«In Italia nelle zone di confine avete la carta sconto per la benzina. Ecco, da noi ci vorrebbe uno strumento simile per i prodotti alimentari. Forse è un’utopia, ma dobbiamo pensare a una soluzione». Intanto anche in Val Bregaglia la presenza della pubblicità di supermercati italiani sull’Autopostale ha fatto storcere il naso ai commercianti. «Beh, lo spot di un negozio di Chiavenna che si è visto sulla corriera per Soglio è un po’ il colmo. Forse l’anno prossimo si riuscirà a evitare questa situazione».

di Stefano Barbusca
Leggi: www.laprovinciadisondrio.it

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