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Addio RSI?

12 settembre 2017 Nessun commento

//riceviamo e pubblichiamo\\
Iniziativa popolare “No Billag”. La raccomandazione di voto di Silva Semadeni, consigliera nazionale PSGR.

Il mondo dei massmedia è in profonda trasformazione. La popolazione, in particolare la generazione giovane, si informa vieppiù online e più volentieri gratuitamente. Le case editrici si vedono costrette a ridurre le tirature o a cercare di espandere in altri campi, alcune spariscono. Crescono invece le iniziative commerciali nel settore radiofonico, televisivo e online. Grande è la rivalità nel campo della pubblicità. In questo contesto la SSR, e quindi anche la “nostra” RSI, è confrontata con una forte pressione politica. Nella Svizzera latina cresce il timore che le regioni linguistiche minoritarie vengano marginalizzate e che lo spirito comunitario svizzero venga meno.

Questo sarebbe sicuramente il caso se venisse accettata l’iniziativa popolare ‘No Billag’, che mira all’abolizione del canone radiotelevisivo. Dev’essere rifiutata, come ha fatto già il Consiglio degli stati e farà con tutta probabilità il prossimo 14 settembre anche il Consiglio nazionale. Solo l’UDC la sostiene o propone un controprogetto altrettanto dannoso.

Abolire il canone radiotelevisivo significa abolire la SSR e così anche la RSI. Togliendole tre quarti delle entrate, la SSR non sopravvivrà. Considerando il numero degli utenti, né la Suisse romande, né la Svizzera italiana e meno che meno la Svizra rumantscha potrebbero permettersi un’offerta radiotelevisiva di alta qualità giornalistica. Oltre il 25% dei canoni televisivi della Svizzera tedesca vengono investiti nelle tre regioni linguistiche minoritarie. Una parte del canone è destinato alle radio e televisioni private. Affermare che la SSR deve finanziarsi senza il canone, come fanno i promotori di ‘No Billag’, significa prenderci per il naso. Solo una SSR forte, con un finanziamento garantito e un conguaglio finanziario al suo interno, può produrre servizi di alta qualità nelle quattro lingue nazionali. La maggior parte delle prestazioni della SSR non sono finanziabili in modo privato o commerciale. L’alternativa sarebbe un deserto mediatico per buona parte della Svizzera e un vero e proprio impoverimento culturale del Paese.

La SSR – e anche la RSI – non è perfetta e dev’essere criticata e migliorata dove ne fa bisogno. Perfino per quanto riguarda la coesione nazionale la SSR può fare di più, come aveva preteso già nel 2010 il consigliere agli stati grigionese Theo Maissen. Il Parlamento l’ha sostenuto pienamente. E con il rinnovo della concessione il Consiglio federale intende integrare meglio questi intenti nei compiti della SSR.

Informazioni di alta qualità, programmi formativi e educativi, documentazione, divertimento e sport in tutte le lingue nazionali, promozione della cultura, del cinema e della musica svizzeri: questo offre la SSR a tutti noi. Con i suoi programmi rafforza la cultura e l’identità del nostro Paese. Coinvolge nei dibattiti importanti per il nostro Paese anche le regioni periferiche e di montagna. Le sue prestazioni meritano qua e là dei miglioramenti, ma la SSR resta indispensabile e insostituibile. La Svizzera plurilingue, con la sua democrazia diretta e le sue minoranze linguistiche ha bisogno di una SSR forte, uno dei pilastri della coesione nazionale. Per questo non dimentichiamo: A chi vuole smantellare la SSR rispondiamo no, no a ‘No Billag’.

Silva Semadeni, consigliera nazionale PSGR

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