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Vita di Gran Consiglio

28 aprile 2016 Nessun commento

//tratto da Il Grigione Italiano\\
Un Cantone semitrasparente. La sessione di aprile del Parlamento retico nell’intervista a Maurizio Michael.

Da diversi anni ormai intervistiamo regolarmente il granconsigliere bregagliotto Maurizio Michael, che fa vivere ai nostri lettori un po’ dell’atmosfera che si respira a Coira. Attraverso le sue risposte, il mondo politico cantonale appare meno lontano e diventano più familiari le regole che vigono nel Gran Consiglio.

Inoltre, da quando Michael è presidente della Commissione strategica e di politica statale, abbiamo la rara opportunità di venire in contatto con il cuore della politica, con i luoghi dove vengono elaborate le strategie, in stretto contatto con il Governo.

Proprio da qui partiamo con la nostra consueta intervista.

Maurizio Michael, ancora una volta è toccato a te stare in prima fila, per presentare la legge sulla trasparenza.

Fa proprio parte del mio ruolo di presidente della Commissione strategica e di politica statale. È il Governo che elabora il testo di legge, ma è la mia commissione che lo esamina punto per punto e poi presenta al Gran Consiglio la legge e le nostre proposte alternative. Naturalmente anche le frazioni esaminano le leggi e fanno le loro proposte di emendamento, così come lo possono fare anche i singoli deputati.

Entrando nel merito, la legge che avete approvato «mira a promuovere la trasparenza sulle attività degli organi pubblici», come recita l’art. 1, rendendo accessibili al cittadino i verbali delle sedute e la corrispondenza, per esempio. In che cosa la Commissione si è trovata in disaccordo con il testo proposto dal Governo?

Il testo si basa su quello della legge federale, alla quale si sono conformati anche molti altri cantoni. Ma il Governo ha deciso di prevedere questa accessibilità dei documenti solo per quanto riguarda gli organi cantonali. Infatti molti comuni, in fase di consultazione avevano rivendicato la loro autonomia. Noi in Commissione ci siamo trovati divisi: la maggioranza (sei persone) era con la proposta del Governo e una minoranza (cinque persone) a favore dell’estensione della legge anche ai comuni e alle regioni.

Tu da che parte ti sei trovato?

Dalla parte della minoranza, e quindi, dopo aver presentato l’articolo di legge come formulato dal Governo, ho anche presentato la posizione della minoranza della Commissione.

Ma poi il Gran Consiglio ha votato la formulazione del Governo. Tu perché avresti voluto che la trasparenza fosse prevista anche per regioni e comuni?

Perché non è questione di autonomia comunale, ma di diritti democratici. Inoltre, succederà che se il cittadino chiede di leggere una corrispondenza, per esempio fra il Cantone e un comune, di fatto avrà l’accesso anche ai documenti comunali, anche se quel comune non lo prevede. E così ci sarebbero dei conflitti.

Ma adesso con questa legge si potrà sapere proprio tutto?

No, ci sono molte eccezioni. Innanzitutto rimane la protezione della sfera privata, e quindi dai documenti verranno cancellati i nomi delle persone o anche i dati che porterebbero a una loro identificazione. Poi sono esclusi (quindi non si potranno avere in visione) i verbali delle commissioni di gestione o delle commissioni d’inchiesta o la documentazione nel campo sanitario o gli atti giudiziari. In fondo non cambierà molto.

E allora perché farla?

L’obiettivo di questa legge è creare maggiore fiducia nell’ente pubblico, rafforzare la partecipazione e puntare a ottenere un’accettazione delle decisioni prese. Invece, prima il principio era la segretezza, e il cittadino aveva diritto di sapere solo se c’era qualcosa che lo riguardava direttamente.

Questa discussione e votazione nel Gran Consiglio grigione ha avuto una certa eco mediatica in Svizzera.

Sì. Non solo ne hanno parlato la Rsi, l’Engadiner Post e la Südostschweiz, ma perfino l’NZZ. È perché questa è una prassi consolidata in molti cantoni della Svizzera e anche in diversi comuni dei Grigioni. Ma il mondo dei mass media è rimasto un po’ deluso non solo perché questa trasparenza è rimasta a metà, ma anche perché non sarà retroattiva e quindi i giornalisti non potranno avere accesso ai documenti prodotti prima della sua entrata in vigore. Ne patisce un po’ il giornalismo di inchiesta.

Un altro tema importante è stato il rapporto del Governo sul programma dei lavori sulle strade. In cosa consiste?

Si tratta di un fascicolo di una cinquantina di pagine, dove vengono elencati i lavori sulle strade cantonali. Nella prima parte, è presentata la situazione di attuazione del programma precedente, quello dal 2013 al 2016, e poi il programma previsto per il prossimo quadriennio, cioè 2017-2020.

Ovviamente, ti domando cosa è previsto per il tratto di strada Maloja-Sils!

Per la sicurezza invernale, ma anche estiva, di quel tratto di strada, è per ora prevista la prosecuzione della fase di progettazione, con una spesa di 900’000 franchi.

Qualcuno sarà deluso che si parli ancora solo di progettazione.

È possibile… In qualsiasi caso quanto previsto rispecchia gli accordi presi dal Cantone con le autorità locali. Durante i prossimi quattro anni l’Ufficio tecnico cantonale prevede di effettuare tutti i chiarimenti necessari e di ottenere i permessi per poter procedere con i lavori di costruzione. La decisione definitiva sulla realizzazione degli interventi riguardo alla sicurezza stradale tra Maloja e Sils sarà presa ancora durante questo periodo di programmazione.

E il passo del Maloja?

Anche qui il Cantone sta procedendo con i necessari approfondimenti e quindi si prevede un ulteriore periodo da dedicare alla progettazione. Pure lo stato di avanzamento di questo progetto corrisponde con quanto concordato con le autorità locali. Poi, sempre riguardo alla Bregaglia, fra il ’17 e il ’18 saranno completati i lavori di correzione della strada fra il ponte di Spino e Castasegna e sarà realizzata un’opera di protezione dalle frane a Vicosoprano in zona Val Torta/Frachic.

E uscendo dai nostri confini comunali?

Il rapporto del Governo contiene tutti i progetti di una certa importanza previsti per i prossimi quattro anni. A questo elenco non si può aggiungere altro. In Gran Consiglio sui progetti stessi c’è stata poca discussione, proprio perché non è qui che si agisce, ma prima. Quindi abbiamo preso atto del programma delle strade che presenta ciò che è stato previsto, e nel quale anche i tempi sono stati rispettati.

Nel pomeriggio di mercoledì sono stati presentati gli incarichi e le interpellanze.

Ha sollevato una certa discussione l’incarico Caluori, che chiedeva una formazione per tutti coloro che gestiscono bar o ristoranti. Caluori, oltre ad essere un deputato PDC, è anche il presidente di Gastro Grigioni. Un tempo, nel nostro Cantone c’era la patente per gli esercenti, che poi, per una serie di motivi, è stata abolita. In qualsiasi caso, dopo quella decisione, la qualità del settore non è diminuita.

Ma non è importante che i gestori conoscano le norme, per esempio quelle igieniche? Tu come ti sei schierato?

Gastro Grigioni voleva un corso obbligatorio di 14 giorni per tutti i gestori. Io sono dell’opinione che bisogna smettere di regolare tutti gli ambiti della vita e delle persone. Trovo perciò che se uno vuole fare un corso per migliorare le proprie competenze lo possa fare senza che questo debba essere definito obbligatorio. E poi le regioni periferiche sono ricche di piccoli locali, che reinvestono più o meno tutto quello che guadagnano, locali aperti solo per il piacere di accogliere gli ospiti. Molti chiuderebbero, se i gestori fossero obbligati a seguire un corso, fuori sede, e a spese proprie. Inoltre, sono i comuni a dare le licenze: quindi, visto che era stata appena invocata l’autonomia dei comuni… che la facciano valere. Poi ho appoggiato l’intervento di Jon Pult, che ha detto con fermezza che se lo scopo di questa proposta era eliminare dalle strade cittadine di Coira i piccoli ambulanti stranieri, come quelli che cucinano e vendono i kebab, allora si sarebbe anche potuto dire in modo aperto, e che in quel caso ci sarebbero stati altri metodi e strumenti da applicare. E a proposito di igiene, esistono i controlli cantonali.

Altri incarichi che vuoi segnalare?

L’incarico Crameri ha sollevato la questione della possibilità di trasformare gli edifici rurali che si trovano fuori zona edificabile. Crameri ha chiesto che si faccia un’iniziativa cantonale, cioè una richiesta del Cantone al Parlamento federale, per l’adattamento della legge sulle case secondarie.

Che ne pensi?

È opinione condivisa che non si otterrà nulla. Il tentativo sarà quello di raccogliere le voci dei cantoni di montagna per tematizzare la questione.

Interpellanze?

Il granconsigliere Tomaschett ha chiesto se gli agenti della Polizia cantonale hanno obiettivi nella riscossione delle multe. E la risposta è stata affermativa: ci sono obiettivi quantitativi. In pratica ogni agente della polizia cantonale deve dare un certo numero di multe, effettuare un dato numero di denunce ecc. Il Gran Consiglio ha ribadito in modo praticamente unanime che non condivide il modo di procedere messo in atto dalla Polizia cantonale, e ritiene che i responsabili della polizia debbano trovare altre modalità per motivare il proprio personale. Inoltre, la polizia deve occuparsi della sicurezza della popolazione e non mirare a castigarla.

Durante lo stesso giorno c’è stata anche l’ora delle domande, nella quale anche tu hai posto un quesito al Governo.

Avevo parlato con l’architetto Renato Maurizio di Maloja che mi aveva segnalato che il Cantone non aveva invitato nessun ufficio d’architettura del Grigioni meridionale al concorso per la realizzazione di un centro d’appoggio dell’Ufficio tecnico cantonale sul passo del Bernina. Trattandosi di un progetto facente parte del programma d’impulso per l’economia regionale mi sono permesso di chiedere ragguagli al Governo.

Hanno usato una procedura scorretta?

No, però, come ho detto nella mia domanda, la «decisione risulta alquanto strana e incomprensibile». Infatti nel programma di Governo 2017-2020 è previsto un programma d’impulso dal titolo «dalle regioni per le regioni». E invece, alla prima occasione, tutti gli studi locali che avevano presentato la loro candidatura sono stati esclusi.

Cosa ha risposto il Governo? Ne sei soddisfatto?

Il Governo ha confermato che è andata così e ha spiegato quali erano stati i criteri di selezione. Penso comunque che questo mio intervento abbia contribuito a fare in modo che la prossima volta ci sia più attenzione nei confronti delle imprese locali. Ora, in base alle risposte ottenute, vedrò se approfondire la questione e proporre ulteriori atti parlamentari relativi a questo tema.

Silvia Rutigliano

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