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Vita di Gran Consiglio

25 febbraio 2016

//tratto da Il Grigione Italiano\\
La sessione di febbraio del Parlamento retico nell’intervista a Maurizio Michael. La riprendiamo dall’ultimo numero del settimanale Il Grigione Italiano.

Una lunga discussione

Il programma quadriennale del Governo cantonale ha occupato gran parte del tempo dei lavori dell’ultima sessione del Parlamento retico. È stato il deputato bregagliotto Maurizio Michael, in qualità di presidente della Commissione strategica e di politica statale, a presentare, punto per punto, il documento.

Erano presenti tutti i Consiglieri di Stato durante il rapporto e la discussione sul programma di governo e sul relativo piano finanziario per il quadriennio 2017-2020. I lavori erano moderati dal presidente del Gran Consiglio, Vitus Dermont, ma la presentazione del programma era di competenza del presidente della Commissione strategica e di politica statale, la quale a suo tempo aveva elaborato le linee guida della politica cantonale.
Maurizio Michael è stato così in prima linea per tutta la durata del dibattito, che è iniziato il pomeriggio di lunedì 15 febbraio ed è terminato mercoledì 17, alle 15.30.

Maurizio Michael, ti aspettavi una discussione così lunga? Come l’hai affrontata?

Mi aspettavo una discussione di un giorno, come le altre volte, non di questa portata. Infatti inizialmente ho fatto un’introduzione generale al documento, pensando che bastasse. Ma poi gli interventi non solo erano numerosi, ma toccavano argomenti diversi. Bisognava rendere il dibattito più ordinato. Così, in accordo con il presidente dell’assemblea, Vitus Dermont, abbiamo deciso di dare un ordine alla discussione e io ho presentato man mano gli otto campi d’azione, nonché gli oltre trenta orientamenti strategici di cui è costituito il programma del Governo.

Che cosa, secondo te, ha scatenato tutti questi interventi?

Io ci vedo tre ragioni. Vi erano richieste di chiarimento, per capire cosa c’è dietro certe affermazioni del programma. Poiché si tratta di indicazioni ancora teoriche, un po’ astratte. In altri casi i granconsiglieri hanno voluto far sentire la propria voce su alcune tematiche assenti, e segnalarne l’importanza. Infine, ci sono stati interventi finalizzati a mettere le mani avanti in vista delle prospettive finanziarie, come a dire che certe manovre non saranno accettate.

Il programma del Governo, però, non è modificabile, così come il relativo piano finanziario. Serve a qualcosa fare una discussione così ampia in Gran Consiglio?

È vero che il testo non si può cambiare e che il Gran Consiglio può solo prenderne atto. Però è anche vero che il Governo non può far finta di non sentire: le dichiarazioni, le richieste, le domande vengono verbalizzate, e del verbale l’esecutivo terrà conto nell’attuare il suo programma.

Ma, in sostanza, cosa contiene questo documento?

Il programma di Governo per i prossimi quattro anni è concentrato soprattutto su problemi di tipo economico. Si parla, quindi, di definire misure per rendere attrattivo il Canton Grigioni e rimettere in moto il turismo; di occuparsi del settore idroelettrico, che patisce la concorrenza delle altre fonti energetiche rinnovabili e del prezzo basso causato dal nucleare; di sviluppo territoriale, ovvero di come potranno svilupparsi le regioni periferiche. Sono solo alcuni esempi, perché è davvero difficile riassumere un documento programmatico – un fascicolo di circa 100 pagine – in poche parole.

Prima parlavi di attuazione del programma.

Il programma quadriennale di cui abbiamo preso atto in questa sessione diventerà più concreto nei programmi annuali del Governo. E anno per anno c’è anche il controllo dell’anno precedente. Voglio ricordare che il punto di partenza erano le strategie elaborate dalla nostra Commissione, ancora più vaghe e astratte. Ma è così che va: dalle grandi linee teoriche a scendere verso il concreto.

Gli interventi in assemblea erano fatti a titolo personale o a nome della frazione politica di appartenenza?

Entrambi. A volte i granconsiglieri sono intervenuti su un tema che tocca il loro particolare ambito d’interesse (per esempio la sanità), altre volte sono intervenuti a nome della frazione. Però non sempre uscivano voci univoche dallo stesso partito. Questo è interessante.

Siete andati avanti con questo punto fino al mercoledì pomeriggio, mentre già dal martedì mattina era previsto altro. Come ha fatto il presidente a gestire l’ordine del giorno?

Innanzitutto va detto che l’ordine del giorno delle sessioni del Gran Consiglio è «costruito» in modo tale da permettere degli slittamenti dei singoli punti all’ordine del giorno, dato che non è sempre possibile calcolare la reale durata delle discussioni. Il presidente ha perciò convocato il vicepresidente e i presidenti delle frazioni per decidere come fare: nella pausa del mercoledì mattina li ha fermati e hanno fatto una veloce riunione della Conferenza dei presidenti (è questo l’organismo che decide l’ordine dei lavori). Al più tardi entro le 18 bisognava chiudere la sessione e, succede ogni tanto, che, a causa di vari altri impegni, alcuni colleghi debbano assentarsi prima. Perciò la Conferenza dei presidenti ha deciso di rinviare l’approvazione della legge sulla trasparenza, che merita una certa attenzione e quindi avrebbe occupato del tempo (e che pure avrei dovuto presentare io), e di trattare i primi atti parlamentari in elenco come da ordine del giorno.

È saltata anche l’«ora delle domande»?

No. Alcuni momenti rimangono fissi, anche quando c’è la continuazione di un tema. Così è stato per la prima parte del mercoledì mattina, che prevedeva l’ora delle domande e la «Proposta di decreto diretto concernente l’accesso facilitato ai dibattiti del Gran Consiglio grazie a mezzi di trasmissione moderni». Su questo punto si è deciso un primo passo, che la Conferenza dei presidenti presenterà un progetto dettagliato, completo anche del preventivo di spesa. Su quello deciderà poi il Gran Consiglio.

Oltre alla legge sulla trasparenza avete rinviato molti incarichi e interpellanze. Non è la prima volta. Non state accumulando troppa roba? Riuscirete a recuperare o si dovrà aumentare il numero di sessioni di Gran Consiglio?

Non è un problema. La pianificazione di una sessione è sempre collegata a delle incognite. Succede così che ogni tanto finiamo prima del previsto e terminiamo con un certo anticipo, e succede che ogni tanto non riusciamo a rispettare il programma e a trattare tutti gli oggetti previsti. In casi urgenti (per esempio quando l’approvazione di una legge deve rispettare dei tempi precisi) la Conferenza dei presidenti ha la possibilità di indire delle sedute serali. Più volte negli anni scorsi, se gli oggetti da trattare erano molti, le sessioni sono state allungate di una giornata. In un’unica occasione da quando io sono in Gran Consiglio, quando si è trattato di approvare la legge scolastica, si è svolta una sessione straordinaria. Al contrario, in assenza di oggetti urgenti, è pure possibile che delle sessioni vengano cancellate. Anche questo è avvenuto una volta negli ultimi cinque anni.

La Deputazione grigionitaliana che ha fatto?

La Deputazione grigionitaliana non si è riunita, perché la sera di lunedì siamo stati invitati dal Dipartimento dell’educazione che ha presentato il nuovo programma «Piano di insegnamento 21». E finalmente ho capito che il numero 21 si riferisce al numero dei cantoni che lo sottoscrivono. Il piano prevede degli accorpamenti di materie affini e l’introduzione di nuove, quali informatica e media (mezzi di comunicazione moderni). Inoltre, anche se questo non è stato oggetto della presentazione, si proporranno nuovi metodi e nuove forme di insegnamento.

Che cos’altro avete fatto in quei giorni a Coira?

Il martedì sera abbiamo avuto la possibilità di visitare in anteprima il nuovo edificio del Museo d’arte dei Grigioni. I lavori di cantiere sono terminati. Ci hanno accompagnati dapprima il direttore del Dipartimento costruzioni Mario Cavigelli, poi il responsabile dell’Ufficio costruzioni Markus Dünner, e infine il direttore del museo Stephan Kunz. Abbiamo visto gli spazi, ancora vuoti. È spettacolare. Anche la Villa Planta, sede attuale del museo, è stata restaurata. I due edifici sono strettamente connessi e l’apertura al pubblico, con le mostre allestite, è prevista per fine giugno.

Silvia Rutigliano

Satira di Bregaglia

La vignetta del giorno

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Per sorridere un po’.