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Chiavenna, un parco per Aldo Vitale

29 gennaio 2014 Nessun commento

In occasione della Giornata della memoria, la città ha intitolato i giardini di via Picchi al bimbo ebreo arrestato con i propri familiari mentre cercava di fuggire in Svizzera. Venne deportato ad Auschwitz e non fece ritorno in Italia.

Stava fuggendo in Svizzera con la propria famiglia, ma venne catturato e deportato ad Auschwitz. Chiavenna ha celebrato lunedì la “Giornata della memoria” con l’intitolazione di un parco giochi ad Aldo Vitale, un ragazzino di religione ebraica che nel 1943 aveva dodici anni. Venne arrestato a Chiavenna dalla milizia confinaria fascista nella giornata del 12 dicembre, insieme al resto della propria famiglia, dopo la delazione di un valchiavennasco. Finì ad Auschwitz e dopo l’arrivo al campo in Polonia fu subito inviato nelle camere a gas.

L’intitolazione

Lunedì, a settant’anni di distanza, Chiavenna lo ha ricordato nella celebrazione della “Giornata della memoria”. Il parco giochi di via Picchi è stato dedicato a lui.

A Renato Cipriani, lo storico che nel libro Antifascismo e Resistenza in Valchiavenna ha riportato alla luce la vicenda della famiglia Vitale, è toccato il compito di raccontare l’accaduto. Ha ricordato che sessanta persone di religione ebraica vennero arrestate in provincia di Sondrio e finirono nei campi di sterminio, poi ha concentrato la propria attenzione sulla storia dei Vitale, una famiglia benestante originaria di Genova. «I Vitale vennero arrestati a Chiavenna in due diversi momenti. Furono incarcerati a Chiavenna, Varese, Chiavari e San Vittore. Il 30 gennaio del 1944 gli aguzzini d’Italia riempirono un treno per la Polonia. Partirono in 605, tornarono in venti. Papà Eugenio, mamma Ada e il diciassettenne Sergio superarono la selezione al campo di Auschwitz-Birkenau. Vennero uccisi in seguito, non si conoscono né la data, né il luogo. Nonna Celestina, nonna Elvira e Aldo andarono direttamente alla camera a gas, per poi essere bruciati. I numeri di una piccola provincia come quella di Sondrio ci testimoniano la rilevanza di questo tristissimo fenomeno».

La frontiera della salvezza

Superare la frontiera di Castasegna, proprio come il confine italo-svizzero lungo i crinali della Val San Giacomo, voleva dire salvarsi dai nazisti. «La Milizia confinaria di Chiavenna accusava la brigata della Guardia di finanza di Villa di Chiavenna di favorire gli espatri clandestini degli ebrei», ha precisato Cipriani. «Considerata la gran quantità di espatri clandestini verso la Svizzera, la Questura di Sondrio istituì il 16 dicembre l’ufficio per la repressione dell’espatrio clandestino degli ebrei».

Le parole del sindaco

«Nel nostro piccolo, come amministrazione comunale, su richiesta di alcuni cittadini e dell’Arci “Mille papaveri rossi”, abbiamo pensato di ricordare perennemente questa vicenda anche nella nostra città intitolando questo spazio di gioco, di divertimento e di serenità, ma anche di memoria, a un bambino vittima del nazismo», ha spiegato il sindaco Maurizio De Pedrini. Nel corso della celebrazione, gli studenti della sezione musicale della Garibaldi e il musicista valtellinese Alex De Simoni del Circo abusivo hanno suonato alcuni pezzi della tradizione ebraica. «La memoria è importantissima, soprattutto per gli studenti – ha aggiunto Cipriani -. Ce lo ricordano anche i molti casi di giovani e meno giovani che, su internet, diffondono simboli e messaggi legati al nazismo», ha ammonito.

Stefano Barbusca

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