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Discorso per il Digiuno federale 2018

16 settembre 2018

In nome del Governo iI Presidente Dr. Mario Cavigelli e il Cancelliere Daniel Spadin.

Care concittadine, cari concittadini

la Festa federale di ringraziamento, di penitenza e di preghiera è un’occasione per interrogarci sulle possibilità che noi tutti abbiamo di costruire e conservare la comunità, su quale sia il valore che attribuiamo alla comunità, su dove siano le radici di tale comunità e su dove e come essa riunisca i più forti e i più deboli.

I Grigioni vengono spesso definiti come il paese delle 150 valli. E sono proprio le sue valli, le loro peculiarità, la loro cultura, il loro stile edilizio, le loro lingue e la loro situazione confessionale a conferire al nostro Cantone una ricchezza che è raramente riscontrabile altrove in uno spazio di dimensioni relativamente ridotte. Proprio perché viviamo all’interno di una diversità molto ricca, troppo spesso ne siamo troppo poco consapevoli. Per fortuna ci sono sempre stati e ci sono ancora oggi visitatori che ci rendono attenti a questa situazione grazie alle loro descrizioni e ai loro racconti artistici.

La ricchezza rappresentata dalla diversità ha però anche un rovescio della stessa medaglia. Essa ci porta a chiedersi come gestire questa diversità. Lasciamo semplicemente vivere gli altri e siamo contenti se le nostre strade non si incrociano? Pensiamo per prima cosa a garantire il bene delle nostre valli e del nostro ambiente immediatamente circostante? O siamo interessati a quello che succede nelle altre valli e nelle altre regioni? Siamo consapevoli che il nostro Cantone esiste proprio nella sua diversità solo perché per secoli la convivenza, in parte cercata e trovata a fatica, a volte ottenuta combattendo e con la forza, ma in generale quale diversità condivisa, ha potuto diventare un grande entità unica? La Val Calanca è diversa dalla Val Lumnezia, la Prettigovia è diversa dalla Valposchiavo e la Valle di Schanfigg è diversa dalla Val Monastero.

L’esistenza delle 150 valli ci pone quindi anche di fronte alla questione fino a dove possa spingersi questa diversità, dove stia l’aspetto comune nonostante tutta questa diversità, come possa svilupparsi la comunità e quanto il nostro agire e la nostra vita siano caratterizzati dalla solidarietà.

Quanto avvenuto in Bregaglia ha permesso di toccare con mano questa solidarietà esistente nei Grigioni. Oltre agli aiuti materiali, per tutti gli abitanti del Cantone era chiaro che la protezione civile, i militari, ma anche tutti gli uffici cantonali interessati sarebbero stati occupati per settimane per dedicarsi a questa valle e alla situazione di emergenza che stava vivendo. Praticamente nessuno nel Cantone si sarà chiesto: cosa ne traggo io, il mio comune, la mia regione? Al contrario: il risultato è stato una grande dimostrazione di solidarietà vissuta e spontanea nei confronti di una valle periferica molto colpita, cosa che lì è stata percepita anche in questo senso.

Quando si verificano eventi naturali di questo tipo, la solidarietà reciproca è messa alla prova anche dove si tratta di gestire gli sviluppi diversi uno dall’altro di ciascuna valle. Vi sono luoghi e zone che non hanno più o hanno solo in parte le scuole, strutture di ristorazione, associazioni e il medico di valle e guardano al futuro con incertezza, e ve ne sono altre che devono costruire o ampliare edifici scolastici, dove la popolazione aumenta, come pure i posti di lavoro e quindi anche la domanda di spazi abitativi. Come possiamo superare questi sviluppi talmente diversi, senza che le 150 valli si allontanino gradualmente l’una dall’altra?

Fino a non molto tempo fa i comuni grigionesi, quando si verificava un incendio sui propri territori, erano costretti a chiedere aiuto a tutto il Cantone e in Svizzera per permettere una ricostruzione. L’assicurazione antincendio e l’assicurazione fabbricati nate in seguito quale segno di solidarietà risolsero la questione e con la stessa convinzione nacquero più tardi le assicurazioni sociali come l’AVS, l’AI, le casse malattia e l’AD. Una tale solidarietà vissuta è necessaria anche oggi, anche se magari in tutt’altri settori.

Questo si manifesta in questioni del tutto profane che prossimamente chiameranno il Cantone, i comuni e le valli in particolare ad essere solidali, ad esempio quando si dovrà adeguare la pianificazione del territorio allo sviluppo della popolazione. Anche nella struttura scolastica e nella politica energetica si evidenzia quanto i cosiddetti «più forti» prendano sul serio i cosiddetti «più deboli» e quanto i «più deboli» a loro volta non facciano semplicemente affidamento sui «più forti», ma intraprendano a loro volta degli sforzi. La solidarietà entra in gioco lì dove la diversità viene riconosciuta e compresa, dove non viene vista e vissuta come una debolezza, ma come una risorsa.

Uno dei messaggi principali del cristianesimo è che non è solo il singolo a doversi mettere al servizio della comunità, bensì che anche la comunità deve prendersi cura della singola persona che soffre, può starle accanto e gioire con lei. Vivere tutto ciò è la base non per considerare la comunità come una cosa scontata, ma per poter raggiungere questa sensazione di comunità ogni giorno. L’uomo quale essere che cammina in posizione eretta può chinarsi e aiutare ad alzarsi coloro che non conoscono questa andatura o non osano provare. Può e deve fare affidamento sul fatto che verrà anch’egli aiutato ad alzarsi nel caso in cui dovesse averne bisogno.

La consapevolezza e la fiducia di ognuna delle 150 valli riguardo al fatto di poter contare sulla solidarietà rappresentano qualcosa di prezioso. Nascono così un sentimento di fiducia e l’attitudine a essere a sua volta solidali. E ciò al di là dei confini della propria regione e dei propri interessi. È così che cresce una comunità che è più di una mera unione di interessi comuni e porta ad arrivare più lontano. La solidarietà vissuta genera fiducia e concede spazio per iniziative e sviluppi volti a superare processi dolorosi e a sopportare ciò che non può essere cambiato. Noi tutti ne abbiamo bisogno, lo Stato, la Chiesa, piccole e grandi comunità fino al vicinato e alle famiglie.

La solidarietà vissuta unisce andando oltre le divergenze politiche e oltre i confini religiosi e confessionali ed è indispensabile per la crescita e il consolidamento della comunità. Superare questi confini è particolarmente importante nell’arco alpino. Come si potrebbero gestire eventi come catastrofi naturali, problemi come le questioni generazionali e sviluppi come il calo della popolazione nelle valli alpine se non venissero gestiti insieme, affrontati insieme e se non venisse cercata una via risolutiva comune?

Care concittadine e cari concittadini,
la Festa federale di ringraziamento, di penitenza e di preghiera è un’occasione per interrogarci sulle possibilità che noi tutti abbiamo di costruire e conservare la comunità, su quale sia il valore che attribuiamo alla comunità, su dove siano le radici di tale comunità e su dove e come essa riunisca i più forti e i più deboli. Non dimentichiamoci che viviamo ogni giorno di questa comunità e ne traiamo benefici, in maniera molto diversa, ogni giorno. Tutte le 150 valli vivono grazie alla solidarietà delle altre ed è questa solidarietà a farci sentire solidali e a farci agire di conseguenza. Le generazioni che ci hanno preceduto hanno posto le basi sulle quali noi, in un clima di fiducia, possiamo continuare a costruire.

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