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Riaperto il museo a Stampa

8 giugno 2018

//tratto da Il Grigione Italiano\\
L’esposizione per il 150° della nascita di Giovanni Giacometti e Cuno Amiet, che raccoglie importanti opere provenienti da musei e collezioni private, consente il confronto diretto fra le due œuvres ed evidenzia tanto le affinità stilistiche quanto le divergenze tra i due artisti.

Sabato scorso, 2 giugno, si è svolta la cerimonia di riapertura stagionale del museo di valle, la Ciäsa Granda. Esso è principalmente un museo etnografico, ma ospita regolarmente esposizioni temporanee, che la Società culturale di Bregaglia realizza con l’aiuto di esperti. Quest’anno la scelta è caduta su Giovanni Giacometti, il padre di Alberto, ma non preso individualmente, bensì in relazione con un suo grande amico, compagno di percorso artistico, Cuno Amiet. E alla mostra è stato dato il titolo Giovanni Giacometti e Cuno Amiet. Un’amicizia.

Il quadro scelto quale «copertina» della mostra si intitola La posta ed è stato realizzato da Giovanni Giacometti intorno al 1907. In esso sono racchiusi tanti elementi che caratterizzano l’esposizione 2018 alla Ciäsa Granda. È stato dipinto dall’interno dell’atelier, guardando fuori verso la strada. La carrozza rappresenta il suo viaggiare – arrivare e ripartire – ma anche l’arrivare e il ripartire del suo amico Cuno Amiet. Nella mostra, a questo quadro ne è accostato uno di Amiet, Atelier in autunno, dipinto quindi dall’esterno dell’atelier del suo amico Giovanni. Ecco, questo è solo un esempio di come l’esposizione è stata concepita.

Giovanni Giacometti e Cuno Amiet nacquero entrambi nel mese di marzo del 1868, l’uno nel Canton Grigioni, l’altro nel Canton Soletta e fecero tante esperienze insieme, a Monaco, a Parigi, e anche sui monti della Bregaglia. «La sincera amicizia artistica, che intrecciarono per tutta la vita – scrivono i realizzatori della mostra – fu straordinaria, perché nonostante la reciproca critica, le dispute e la rivalità fra due pittori attenti alla carriera, non fu mai seriamente compromessa. Il loro rapporto fu tanto unico quanto significativo, poiché i due coetanei contribuirono con pari e fondamentale importanza alla pittura moderna in Svizzera».

Al microfono, Beat Stutzer

Il curatore della mostra, Beat Stutzer, già direttore del Museo d’arte a Coira e del Museo Segantini a St. Moritz, ha dichiarato che non è stato difficile reperire i quadri da esporre: «A parte pochissime eccezioni, abbiamo ottenuto tutte le opere d’arte che desideravamo, perché il tema non era mai stato trattato finora, e perché la mostra si tiene in un luogo, in Bregaglia, a Stampa, dove i due si sono incontrati e dove in parte è nata la loro arte».

Accanto a lui, ha preso parte alla realizzazione dell’esposizione David Wille, che si occupa in particolare dell’atelier dei Giacometti. «In relazione a questa mostra – ha raccontato Wille – c’è il quadro dipinto da Giovanni Giacometti al Lägh da Cam, perché quella è un’escursione che fecero i due amici insieme, per sei settimane, nei mesi di luglio e agosto del 1896. Piovve ogni giorno. Alla fine Cuno Amiet se ne andò dichiarando che non avrebbe mai dipinto montagne».

Oltre ai quadri degli artisti, la mostra propone una serie di fotografie che ritraggono i due in diversi ambienti: negli atelier, all’aperto, con le famiglie, con gli amici, insieme o individualmente… Fotografie che trasmettono l’atmosfera che circondava i due pittori.

Nell’atelier, poi, ci sono anche i piani disegnati dall’architetto Ottavio Ganzoni, che aveva fatto un progetto per un atelier. Ma Giacometti non aveva diecimila franchi per far costruire un nuovo edificio, e alla fine furono messe delle tavole di legno nella stalla e quello divenne l’atelier definitivamente.

«Sulla scia di Alberto Giacometti. A Casa dell’estate 2016 – scrivono ancora i realizzatori della mostra – l’esposizione attuale si posiziona di nuovo in uno stretto, significativo dialogo tra la Bregaglia e il ”mondo”. Nonostante l’amicizia tra Giacometti e Amiet sia spesso citata nella letteratura, lo stretto rapporto tra l’artista solettese e quello bregagliotto non è finora mai stato messo in evidenza in modo tanto esplicito in una mostra».

Silvia Rutigliano

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