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Il dopo Bondo non è l’unica preoccupazione degli abitanti

18 maggio 2018

In Bregaglia mancano bambini. La popolazione cala e invecchia e il lavoro non abbonda.


La popolazione che invecchia e a poco a poco diminuisce, i bambini che scarseggiano, il futuro incerto di infrastrutture importanti come l’ospedale, i posti di lavoro che non abbondano e, naturalmente, il grande evento degli ultimi mesi: la frana di Bondo che ha ucciso otto escursionisti, costretto tanta gente a lasciare le proprie case e frenato il turismo. Sono questi i principali problemi che emergono dai nostri incontri in Bregaglia.

Una valle di 1’555 abitanti, “periferica, di montagna, di transito e di confine”, come la definisce Elena Giacometti, giovane mamma di Vicosoprano. Una valle però non chiusa in sé stessa e isolata dal resto del mondo, anche se più aspra della vicina Valposchiavo, e che, rispetto ad essa, guarda maggiormente a nord e meno a sud. Il Comune dal 1° gennaio 2010 è unico: una fusione forse non perfetta ma inevitabile, per i nostri interlocutori, anche perché diventava difficile trovare abbastanza gente interessata alla cosa pubblica. Davide Gianotti è spedizioniere doganale (e la moglie lavora in Comune) ma intanto manda avanti l’Hotel Garni Post a Castasegna. Poche stanze riempite soprattutto durante la (breve) stagione estiva e un bar che è il ritrovo di clientela fissa locale, così come quello di Donato Salis, che a Bondo gestisce, accanto, anche il negozietto. La frana non è arrivata fin lì, ma per quasi due mesi è stato sfollato e non ha potuto lavorare.

Le difficoltà ci sono, ammette, ma ciononostante non si lamenta e non si aspetta cambiamenti drastici. “La gente di qui ha la testa dura”, dice. Ha fiducia nelle autorità e non pensa che Coira sia lontana. Dopo un evento eccezionale come quello di Bondo “siamo stati aiutati molto”, riconosce anche Gianotti, forse “nelle piccole cose un po’ meno”. E auspica la decentralizzazione di impieghi ora a Coira. Anche pochi, “sarebbero una manna”. Più attenzione non solo alla Bregaglia ma a tutte le zone periferiche la chiede anche Elena Giacometti, ma entrambi sono d’accordo sul fatto che valorizzare il territorio sia innanzitutto compito della popolazione. Le potenzialità ci sono, in una terra di artisti come i Giacometti, Segantini e Varlin, e anche se con margini di miglioramento a loro giudizio “ci sono molte iniziative private che meritano” e “si sta lavorando piuttosto bene”.

Fonte: RSI

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