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La catastrofe (seconda parte)

8 dicembre 2017

Seconda e ultima parte dell’intervista alla sindaca di Bregaglia, Anna Giacometti. Ulteriori sue considerazioni sui primi 100 giorni di gestione del disastro.

Uno degli aspetti di questa situazione è il rapporto con i media. Come è stata gestita l’informazione verso l’esterno?
Di colpo la Bregaglia è stata al centro dell’attenzione dei media. Subito sono arrivati i primi giornalisti e lo stesso 23 agosto c’è stata la prima conferenza stampa. Abbiamo anche dovuto un po’ difenderci: abbiamo chiuso il municipio per evitare che i giornalisti girassero e andassero a intervistare e a disturbare la gente e a raccogliere informazioni confidenziali. Ed è stata anche questa una situazione nuova. Anche qui non ci si può preparare prima a un assalto del genere. Abbiamo però trovato sostegno, nella persona di Christian Gartmann, che è un esperto di comunicazione, e che tuttora ci sta seguendo e che interviene quando è necessario. E direi che è andato tutto molto bene: i comunicati stampa, pubblicati anche sul sito del Comune (in italiano e in tedesco), hanno fatto sì che le informazioni pubblicate dai media fossero sempre corrette (salvo rari casi).

Hai detto e ribadito che non ci si può preparare prima a simili eventi. Adesso però che sei preparata, c’è qualcosa che faresti diversamente? Nella prevenzione, nella gestione dell’emergenza…
Per quanto concerne la prevenzione – l’informazione data prima della catastrofe, gli avvertimenti – è in corso un’indagine da parte della polizia e della procura pubblica, che stanno indagando se è stato fatto tutto quanto bisognava fare. Quindi io rimango un po’ sorpresa quando vedo trasmissioni come Falò o Rundschau dove alcune persone osano cercare il colpevole, come se si trattasse di un romanzo giallo, prima ancora di avere il risultato di queste indagini. Lasciamo lavorare le persone che sono formate e preparate per questo compito! Poi, se c’è qualcuno che ha sbagliato, si saprà. A me ha disturbato questo atteggiamento da parte di – poche, devo dire – persone che cercavano il colpevole. Non si tratta di cercare un colpevole quando la forza della natura ti travolge.

E riguardo a quanto successo dopo, c’è qualcosa che faresti diversamente?
C’è stata una rete, una grande collaborazione, tra il Comune e le forze d’intervento, c’è stato un buon clima di lavoro. E lì non so cosa cambierei, perché quando succede una cosa grande come quella che abbiamo vissuto, arriva la Polizia cantonale, che si assume la conduzione della prima fase, cioè quando c’è veramente il pericolo, e per dare al Comune il tempo di organizzarsi. La polizia aveva anche un responsabile per la stampa, Roman Rüegg: era lui che nei primi giorni teneva i rapporti con i giornalisti, era sempre al mio fianco e mi proteggeva anche. Questo mi faceva star bene, mi sentivo al sicuro. (Per quanto riguarda la comunicazione, partito lui è arrivato Gartmann.) E dopo alcuni giorni loro se ne vanno e, nel nostro caso, quando se ne sono andati è subentrato, al comando dello stato maggiore comunale, il responsabile cantonale dell’Ufficio militare e protezione civile, Martin Bühler. Fino alla metà di settembre ha diretto lui le riunioni, e io ero seduta vicino. Poi ho preso io questo compito: ormai avevo imparato.

A proposito di imparare, tu e i tuoi collaboratori vi siete fatti una gran bella esperienza…
Infatti, avevano detto che da parte del Cantone sarebbero venuti a istruirci, affinché in futuro saremmo stati capaci di assumerci questo compito da subito. E ultimamente ho chiesto: «Ma… non sono mai venuti quelli del Cantone». E mi hanno risposto: «Ormai non vengono mica più, adesso avete imparato!» Learning by doing. Anzi, adesso ci prendono come esempio, siamo diventati un esempio di come siamo riusciti… Devo dire che effettivamente ho sentito raramente qualcuno alzare la voce, perdere la pazienza… l’atmosfera era veramente ottimale. Ho notato anche che molti venivano volentieri qui in Bregaglia a lavorare, quindi si sapeva che il clima di lavoro era buono, che noi bregagliotti eravamo riconoscenti per questo aiuto che veniva da fuori. Anche se era un aiuto che parlava tedesco, nel senso che tutte le riunioni si svolgono tuttora in tedesco. Non possiamo pretendere ancora che chi viene da fuori – adesso abbiamo una squadra della protezione civile dal Turgovia – impari l’italiano prima di venire a togliere il fango dalle case. Insomma una certa flessibilità anche da parte nostra è stata necessaria ed è giusto che sia così.

Riguardo alla protezione civile, quali gruppi si sono susseguiti?
Prima abbiamo avuto le squadre dal Cantone dei Grigioni, poi sono venuti dal Canton Glarona e adesso dal Turgovia. Questi sono gli unici tre cantoni dove la protezione civile è organizzata a livello cantonale e non regionale. E quindi il Grigioni collabora soprattutto con Glarona e Turgovia. Infatti sono stati qui anche un consigliere di stato del Canton Glarona ed era prevista una consigliera del Canton Turgovia. Che poi però non è venuta causa il maltempo. Vengono a visitare le loro «truppe». E anche in questi casi ci sono scambi e si conoscono nuove persone.

La protezione civile si è anche occupata del vitto per tutti coloro che lavoravano, sia negli uffici sia nei cantieri.
Sì, all’inizio era la protezione civile che cucinava: avevano una cucina mobile al Centro sanitario e ci portavano il cibo qui in municipio. Poi hanno montato nel campetto una grande tenda, e si mangiava tutti insieme lì. A un certo punto è stato il Comune a dover occuparsi del vitto e abbiamo trovato un accordo con l’Hotel Bregaglia a Promontogno. Dal 24 novembre abbiamo invece l’accordo con l’Albergo Fanconi a Spino. Anche se arriva l’inverno, tutti i lavori che si possono ancora fare si fanno, come ad esempio svuotare dai detriti la sala multiuso.

Cosa vorresti ancora dire, in conclusione?
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno messo del loro tempo e delle loro energie per aiutare il Comune in questa difficile situazione, chiunque si sia messo a disposizione, per cose piccole o per cose grandi. Ho visto molte persone dedicarsi con impegno al lavoro, giorno dopo giorno. Sono davvero riconoscente per questa collaborazione che ha fatto di tutti noi una grande squadra. E vorrei augurare a tutti buone feste e un 2018 più sereno e gioioso.

(Fine. La prima parte dell’intervista si trova qui)

Silvia Rutigliano

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