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Quale futuro per la Bregaglia?

14 agosto 2017 2 commenti

ARTE ALBIGNA, la Bregaglia e il futuro delle regioni periferiche nelle Alpi. Come possono contribuire arte e cultura?

Su gentile concessione dell’Associazione Progetti d’arte in Val Bregaglia pubblichiamo la Conferenza d’apertura di Arte Albigna di sabato 1º luglio 2017 del Prof. emerito dr. Werner Bätzing, geografo e ricercatore delle Alpi, Università Erlangen-Nürnberg; coautore della pubblicazione «Arte Albigna 2017».

Scarica il documento della conferenza (PDF).

Leggi anche: Un progetto d’arte tra 1’200 e 2’565 metri.

Attualmente ci sono 2 commenti

  1. Thomas Zimmermann Roticcio scrive:

    Impressionante:

    Da Roticcio si gode il bel panorama nel fondovalle specialmente il parcheggio della funivia Pranzaira – Albigna in questi ultimi periodi risulta affollato di autovetture in modo sbalorditivo.
    Conversando poi con persone indigene risulta che questo affollamento di gente che visita l`Albigna provenga dalle istallazioni d`arte esposte in questa zona, e che pure la capanna CAS si puo` rallegrare di buone frequenze di clienti.
    Personalmente credo che di arte non capisco niente o ben poco, mi è difficile capire che un 3 ruote appeso al muro della diga sia un reparto artistico, probabilmente manca la fantasia o il fatto di vedere le cose da un lato da me sconosciuto, penso pero` che non sono solo. D’altronde c’è gente che in queste cose vede arte e altro e fa chilometri usando il proprio tempo libero per visitare e osservare queste cose artistiche.
    Non si puo` capire tutto a sto mondo ognuno ha poi il suo e questo va anche bene. Importante per la Nostra regione è che la cosa porta movimento guadagno e attività. Cosa importantissima, e speriamo che di Idee simili ce ne siano anche in futuro anche se non tutti noi capiremo di cosa in fondo si tratta. Importante che vengano ospiti e consumino a volontà e al rientro a casa loro si portano dei bei ricordi della nostra regione da raccontare avanti.
    Thomas, Roticcio.

  2. Ho letto con interesse le riflessioni e l’analisi del prof. Bätzing. Seguo i suoi lavori da quando ero assistente presso l’Istituto di Ecologia e biologia della fauna selvatica dell’Università di Vienna all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, dunque da oltre trent’anni. Da sempre apprezzo il suo approccio integrativo, strettamente legato agli avvenimenti storici che hanno plasmato il paesaggio alpino. E ha voglia di difendere le regioni periferiche optando per misure sostenibili e rispettando l’identità della gente di montagna.
    Ma nel suo contributo legato a “Arte Albigna” Bätzing non risponde neanche per accenni al quesito che si pone nel titolo del suo contributo e che ha attirato la mia attenzione: come possono contribuire arte e cultura al futuro delle regioni alpine? Le analisi che fa della situazione nella nostra valle sono apprezzabili, ma non ci portano avanti, non ci danno degli stimoli. Non abbiamo mai creduto che la Bregaglia possa e debba diventare uno spazio incolto alpino, e non abbiamo anche mai pensato di voler diventare un parco naturale o di altro tipo. E cosa c’è di male nel collaborare con l’Engadina? Ciò non significa che dobbiamo optare per le stesse strategie di sviluppo. Dobbiamo rafforzare moderatamente la situazione, ma cosa propone Bätzing per il reparto turistico-culturale? Mi sembra di capire che Bätzing sia contrario ai progetti che mettono in valore la storia dell’arte, la cultura museale, come la chiama lui. Ma non sono proprio anche istituzioni culturali come musei e giardini zoologici che portano grande vantaggio all’economia delle grandi città? Perché questo ramo dell’economia non dovrebbe poter essere un approccio da seguire anche per le valli di montagna come la Bregaglia con il suo patrimonio culturale nell’ambito dell’arte? Parlare di artisti scomparsi non significa affatto che non si possa parlare, grazie a loro, anche dei grandi temi del presente e del futuro.
    Peccato: lo sforzo, anche se ammirevole, del Prof. Bätzing andrà a scomparire, come già molti altri, nei cassetti di chissà quale scrivania. Non crediamo che il futuro della nostra valle possa essere il lavoro di abitanti delle città che usano uno spazio attrattivo come la Bregaglia per generare fondi da usare per progetti propri. Questo approccio non può essere né durevole né sostenibile, perché non coinvolge la nostra gente e tantomeno i giovani. Puntiamo piuttosto sulla vivacità culturale e sulla voglia di collaborare delle persone che vivono quotidianamente nelle valli alpine!

    Marco Giacometti, Stampa

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