Via dalle valli dopo la scuola dell’obbligo
Nelle valli del Grigioni Italiano le possibilità di proseguire gli studi oltre la scuola dell’obbligo o intraprendere un apprendistato sono, in linea di massima, ristrette. Ci sono tuttavia modi per evitare lo spopolamento delle aree interne.
Tra il 90 ed il 95% dei giovani lascia la Bregaglia dopo la scuola dell’obbligo: questa la stima del sindaco Anna Giacometti. La situazione non è molto diversa nella altre valli del Grigioni Italiano.
“È ovvio che i ragazzi conservano il domicilio qui – commenta Giacometti – ma effettivamente tornano solo nei weekend”. Tuttavia, quella di fare esperienze fuori è secondo il sindaco un’opportunità per imparare il tedesco e tornare poi più preparati e qualificati.
In quanti tornano? Un 50%, azzarda Giacometti, “in genere chi ha imparato professioni manuali-artigianali, come falegname, elettricista, spendibili qui nella valle”.
“Per combattere lo spopolamento – conclude – bisogna lavorare su strategie per portare nuove famiglie in valle, non si può certo pensare di bloccare i giovani qui”.
Anche secondo Alessandro Della Vedova, podestà di Poschiavo, l’esperienza fuori valle è positiva come modo per ampliare i propri orizzonti, ma “è altrettanto importante creare condizioni quadro per rendere possibile ai giovani restare o tornare”.
“È chiaro – conclude Della Vedova – che per studi accademici particolari le valli non sono in grado di offrire sbocchi professionali. Ci sono però eccezioni, rare, ma che dimostrano che non è una battaglia persa”.
La Mesolcina in controtendenza
Secondo statistiche recenti ufficiali la regione Moesa subisce un trend particolare rispetto alle altre regioni periferiche, spiega all’ats il presidente Samuele Censi: “È in corso un aumento della popolazione già dal 2000 ed è previsto che continui nei prossimi anni”.
Alla base di questa controtendenza due ragioni fondamentali: “innanzitutto l’apertura verso il bacino bellinzonese, che essendo piuttosto saturo tende a riversarsi verso le valli ticinesi o verso il Moesano, la bassa Mesolcina in particolare, mentre la Calanca interna e l’alta Mesolcina seguono probabilmente il trend delle altre valli”.
Inoltre, “l’apertura della nuova galleria di San Fedele, rappresenta una ricucitura del paese che porterà un aumento della popolazione anche a Roveredo”.
Anche Censi vede nell’esperienza fuori valle un’opportunità positiva per i giovani e per le valli stesse: “una buona parte torna e porta con sé un nuovo bagaglio culturale, un know-how che arricchisce e diventa un valore aggiunto per la zona”.
Secondo il presidente, inoltre, strategie per combattere lo spopolamento delle aree interne esistono: “da una parte, appare fondamentale una riqualificazione degli edifici, con una conversione di case secondarie o abbandonate in case primarie per attirare nuove famiglie”.
“Si può, inoltre, migliorare la tecnologia informatica, e quindi la fibra ottica nelle zone periferiche, attraverso accordi con aziende del settore, per rendere possibile lavorare a distanza e quindi non necessario vivere per forza nello stesso luogo del posto di lavoro”.
Agenzia telegrafica svizzera
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