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Pizzo Badile, parte prima

14 dicembre 2012

Cassin, Esposito, Ratti, Molteni e Valsecchi, 14-16 luglio 1937: per la prima volta il Pizzo Badile viene scalato lungo la parete nord est. A distanza di 75 anni, esperienze e considerazioni di Renata Rossi e di Arturo Giovanoli.

«Quando mi sono trovata davanti a lui, il giorno del suo centesimo compleanno – racconta Renata Rossi – mi sembrava come  la montagna, vedevo in lui tutto il Badile». Riccardo Cassin compié 100 anni il 2 gennaio del 2009 e morì alcuni mesi dopo. Aveva raggiunto la vetta del Pizzo Badile scalando per primo la parete nord est, in tre giorni di avverse condizioni meteorologiche, che portarono alla morte di Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi. I due comaschi si erano uniti alla cordata dei lecchesi, che comprendeva, oltre allo stesso Cassin, Ginetto Esposito e Vittorio Ratti. Aveva 28 anni, Riccardo Cassin, e 50 anni dopo, all’età di 78 anni, ripetè l’impresa.

Renata Rossi è una guida alpina, la prima guida alpina donna italiana. È di Villa di Chiavenna, a un passo dal confine con la Svizzera, e afferma che Bondo è il più bel villaggio del mondo. Bondo è all’imbocco della Val Bondasca, sulla quale troneggia il Pizzo Badile, il gigante di granito. Di questa montagna, Renata ha scritto anni fa una guida alpinistica, e non sarà un caso che sia introdotta da alcune note di Riccardo Cassin… «In Renata Rossi ho ammirato subito la seria preparazione alpinistica, l’intelligenza e la misura nell’esprimersi e nel presentarsi». E ancora, a proposito della montagna descritta nel libro, dichiara: «Mi rivedo anch’io lassù con i compagni nel 1937 e con i giovani amici che si sono uniti a me nella ripetizione per il cinquantesimo della nord-est». E infine:«Il fascino che sprigiona sempre questa parete è ben espresso dalla Rossi, una donna dall’apparenza esile ma dotata invece di un carattere tenace e volitivo e che ha fatto della sua passione per la montagna una seria ragione di vita: quella di una brava guida alpina».

Arturo Giovanoli è bregagliotto dal versante svizzero e vive a Nosa Dona. Anche lui guida alpina, racconta di aver scalato la parete nord est, lungo la via Cassin, ben 19 volte. Le prime sei o sette con gli scarponi, solo dopo con le scarpette moderne da alpinismo. Un paio di volte ci ha rischiato la vita. Racconta di aver fatto, con Marcello, l’attacco originale dei due comaschi, e commenta: «È difficile! Erano forti quei due!». Arturo ricorda che Riccardo Cassin era membro della sezione Bregaglia del Cas (Club alpino svizzero) e negli anni della vecchiaia membro onorario.
Dopo il 1937 furono aperte altre vie sulla parete nord-est, ma la via Cassin per lunghi periodi rimase la più ambita, mentre poi ci fu un periodo in cui non la facevano più, così descrive Arturo le alterne vicende di questi 75 anni.

Poiché Cassin era membro del Cas Bregaglia e per i legami di questa con le sezioni confinanti, nell’estate del 2007, per celebrare i 70 anni dell’impresa, fu esposta nei locali del museo di valle una mostra allestita dalla Fondazione Cassin. E nel mese di ottobre fu organizzato a Bondo un grande raduno internazionale di alpinisti, legati a vario titolo al Pizzo Badile.














(continua)

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