Cultura, Home, Recensioni

Ricordi di vita di un’insegnante “per vocazione”

5 giugno 2012

“Non una comune autobiografia”.
La recensione di Massimo Lardi sul libro di Elda Giovanoli Simonett.



Mi sono accinto con gioia a leggere il libro di Elda Giovanoli Simonett Ricordi di vita di un insegnante “per vocazione”, sapendo che non si sarebbe trattato di una comune autobiografia imperniata su episodi edificanti e magari lacrimogeni, ma di qualcosa di originale, scoppiettante, di ironico e di umoristico. Infatti non sono rimasto deluso, anzi sono stato gratificato della lettura di un libro bello come può scrivere solo chi, oltre ad essere dotato di un estro e di doti eccezionali, è vissuto a lungo, ha conosciuto la gioia e il dolore e ogni lato dell’esistenza umana, senza mai lasciarsi sopraffare dalle avversità.

Il libro si articola in tre sezioni che corrispondono a tre momenti fondamentali: lo sbocciare progressivo alla vita all’estero, il nuovo inizio in patria e la coraggiosa accettazione di ogni sfida portata dalla sorte, la maturità riflessiva. Su questo ordito di ordine temporale l’autrice si riserva di sviluppare con ogni libertà quei ricordi di fatti, aneddoti e personaggi che in determinati momenti hanno avuto particolare importanza, e di lasciare nella penna quelli che le par giusto di tacere.

Per lei la vita sboccia in un paese che, per quanto straniero e reso insopportabile dalla soffocante temperie del regime fascista, ama profondamente, interiorizza insieme alla sua cultura, non dimenticherà mai. Vi frequenta l’asilo infantile, la scuola dell’obbligo, la scuola magistrale con i successi, le amicizie, le simpatie tipiche dell’età, i primi amori, le pulsioni dell’anima di una scolaretta che diventa signorinetta scoprendo e coltivando fin dai primi anni la sua irresistibile vocazione all’insegnameno. Ricordi semplici, elementari, ma sempre resi particolarmente divertenti dall’estro sempre pronto a cogliere gli aspetti più caratteristici e avvincenti di ogni situazione e di ogni personanggio, nonché al gusto spassoso del paradosso. E paradossale è la situazione politica, il regime fascista. Elda lo descrive con sprezzante umorismo, lo ridicolizza (“Quando parlava il Duce … felici di andare in piazza ad applaudire u ganasciò, come dicevano i napoletani”) contrapponendogli il suo incoercibile bisogno di libertà e il suo limpido patriottismo. Stigmatizza nel contempo l’assurda atrocità della guerra, che unitamente alla precoce perdita del padre, costringe la famiglia a rimpatriare.

Soprattutto in questo frangente – qui comincia la seconda parte – emerge la capacità di adattamento della signorinetta, che a 18 anni è maestra diplomata in Italia. Ma il suo diploma in patria non serve. Per aiutare la famiglia, spogliata dal regime di tutte le sue risorse, far studiare il fratello e la sorella, Elda studia forsennatamente il tedesco, per quanto ostico, e nel giro di un solo anno consegue anche la patente di insegnante dei Grigioni e assume il posto di insegnante a Bivio. Vive così la sua vocazione di insegnante in una delle realtà culturali più difficili e sacrificate che si possano immaginare. Difficile specialmente ai tempi in cui la scuola durava sei mesi, il salario era proporzionalmente esiguo e oltre all’insegnamento la maestra doveva adattarsi a fare tutt’altri lavori durante l’estate. Ma ben lontana dal lamentarsi o atteggiarsi a eroina, racconta quell’esperienza nel modo più scanzonato. La simpatia per l’autrice aumenta nella misura in cui il lettore scoprirà il modo come fin dall’inizio Elda saprà integrarsi nella cultura ibrida e montanara del luogo e, lungi dal disprezzarla, la farà propria e cercherà di valorizzarla e promuoverla. Il lettore leggerà con il fiato sospeso i momenti pieni di tensione drammatica in cui la maestra corre persino il rischio di morire.

Nella terza sezione, l’età matura, Elda sorvola sui fatti personali per ricordare alcuni dei temi più importanti della storia e della leggenda del suo paese, ai quali ha dedicato la sua attenzione.

I personaggi che si incontrano nelle tre parti del libro sono un’intera galleria, spesso i più umili che si possano immaginare – «uriginäl e un po’ narr (originali e un po’ matti)… »– come lei stessa si ritrova qualche volta a caratterizzarli. Ve ne sono tuttavia anche di grandi, ai quali Elda, sempre a modo suo, ha eretto un vero monumento, come Varlin, Garbald o Rodolfo Salis. Li tratta tutti con grande amore e rispetto, confermandosi anche in questo insegnante, operatrice culturale, educatrice di inconcussa onestà intellettuale e di non comune successo. E proprio questo lo testimonia nella bella introduzione fra Mauro Joehri, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, uno dei suoi allievi.

*Elda Giovanoli Simonett, Ricordi di vita di un’insegnante “per vocazione”, Graphic, Milano 2012, Fr. 35.00 (in vendita presso Ciäsa Granda, 7605 Stampa; Ufficio Turistico, 7457 Bivio)


Di Massimo Lardi

Satira di Bregaglia

La vignetta della settimana

8mzkwu

Per sorridere un po’.