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Una questione di responsabilità

9 novembre 2022

Florio vive 2022. Profughi e rifugiati: di chi è la responsabilità?

Il filosofo e storico Matteo Saudino è tornato all’interno delle giornate di Florio vive 2022 per spiegare la condizione del profugo e del rifugiato in relazione alla vita di Michelagnolo Florio con uno sguardo sulla contemporaneità.

Prima di iniziare la sua conferenza Saudino ha spiegato il ruolo della filosofia e di conseguenza del filosofo e cioè fare domande e provare a rispondere a quelle domande.

La conferenza che sabato 5 novembre ha avuto luogo presso lo studio fotografico di Soglio è stata davvero ricca di spunti e densa di concetti.

Matteo Saudino ha voluto mettere l’accento sulla responsabilità delle azioni che si compiono e sulla conseguenza di tali azioni. Per portare un esempio se scoppia una guerra in una parte del mondo non civilizzata e questa guerra viene finanziata e magari gestita dalla parte civilizzata allora sarà naturale che le persone comuni, come possono essere coloro che leggono e colui che scrive, scapperanno, perché nessuno vuole morire sotto le bombe, o di fame – che è una diretta conseguenza della guerra. L’azione dello scappare produrrà profughi e spesso i profughi sono anche poveri, un’aggravante nella loro condizione e i profughi dovranno essere accolti dalla parte civilizzata che ha la responsabilità di aver finanziato la guerra e aver creato di fatto la condizione di profugo in persone comuni.

Tuttavia la parte di mondo civilizzata e magari anche ricca non ha voglia di prendere in carico, di prendersi cura di persone che ne hanno bisogno perché hanno perso tutto ciò che avevano ed è un loro diritto umano inseguire una nuova speranza di vita. Saudino ha proprio usato l’espressione “prendersi cura delle persone”. E i motivi per i quali sarebbe utile accogliere i profughi sono svariati e uno fra tutti è: “nella diversità c’è la vera ricchezza dell’umanità”. Ovviamente non si parla di ricchezza materiale, ma di ricchezza umana intesa anche come varietà di specie, come sana evoluzione dell’essere umano.

Ora magari sorge la domanda: ma cosa c’entra una guerra moderna con Michelagnolo Florio? Cosa c’entrano i profughi con il pastore Florio? Ebbene le persone scappano o dalla guerra, dalla fame o da altre disgrazie, oppure scappano per motivi ideologici, perché sono perseguitate per il loro credo, per il loro colore della pelle, o per altro, ma nulla di piacevole, e in questo caso ci troviamo di fronte a dei rifugiati e non a caso spesso la parola rifugiato porta con sé un altro termine che la specifica come: politico, religioso…

Michelagnolo Florio era un rifugiato religioso che a causa del suo credo e della sua ideologia è stato perseguitato prima in Italia, poi in Inghilterra e le sue peregrinazioni si sono fermate a Soglio dove, come ci dice Patrik Giovanoli, membro del progetto Florio-Soglio, per una decina di anni anni ha potuto vivere tranquillo, almeno questo è l’augurio di Patrik.

Certo le domande possono essere scomode per le risposte che portano dentro. Per le risposte che non si vogliono pronunciare, o ascoltare. L’auspicio alla condizione di profugo, oppure di rifugiato, era ai tempi di Florio di essere accolto come lo è oggi di trovare un porto sicuro.

Paolo Pollio

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