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Animali selvatici e caccia: un binomio naturale

14 maggio 2021 Nessun commento

//riceviamo e pubblichiamo\\
Un articolo di Dante Peduzzi sull’iniziativa “Per una caccia rispettosa della natura ed etica”, in votazione il prossimo 13 giugno nel cantone dei Grigioni.

Ho conseguito la patente di caccia nel 1976 con tanto entusiasmo, soprattutto perché mi ha permesso di avvicinarmi con più attenzione e conoscenza verso la natura e gli animali che popolano le nostre regioni. La preparazione agli esami mi ha permesso di vedere la caccia da altre angolazioni, soprattutto mi ha invogliato a osservare gli animali e la natura in generale con profonda ammirazione, di riflettere sulla relazione dell’uomo con l’ambiente naturale e i suoi comportamenti. A casa, con gli amici, al bar si parlava spesso di caccia, soffermandosi soprattutto sulle avventure ed esperienze personali vissute. Ho trascorso poi gli anni successivi da cacciatore con grandi emozioni, ma sempre con un certo rispetto frammisto a dispiacere per l’animale cacciato. Passando gli anni, questo senso di rispetto e di meraviglia nei confronti degli animali si è fatto ancora più forte, arrivando al punto di non sentirsi più afflitto se ritornavo a cascina senza avere esploso un colpo, pur avendone avuta l’occasione.

Ho vissuto le diverse iniziative riguardanti la caccia che si sono succedute negli anni con un senso di disagio, quasi di colpa come se, da cacciatore, avessi commesso un crimine contro la natura o contro lo Stato. Gli autori di queste iniziative fanno spesso leva sulle emozioni dei votanti, ben sapendo che gli argomenti che regolano la nostra caccia attuale nel nostro Cantone sono assai complessi, così che tanta gente non ha né tempo né voglia di occuparsene. Invece l’odierno sistema di caccia nei Grigioni è il risultato di una serie di riflessioni maturate su un lungo periodo ed è in linea con le aspettative degli ambiti di ecologia, biologia della selvaggina e protezione degli animali e tiene pure conto degli aspetti socioeconomici.

Certo che l’abbattimento di animali giovani e di femmine gravide rappresenta, da un punto di vista etico, un intervento discutibile, ma inevitabile ai fini di una regolazione degli effettivi, soprattutto dei cervi. Con questa pratica si tenta nel momento giusto (migrazioni stagionali) di portare a termine questo intervento nel modo possibilmente più breve ed efficace regolando il numero di animali così da migliorare la gestione dei boschi, dei terreni coltivati ed evitando il più possibile l’avvicinarsi agli abitati degli animali selvatici che non devono assolutamente essere foraggiati.

Girano in queste settimane sul Web dei filmati di mandrie di cervi che attraversano la strada bloccando il traffico, di cinghiali che, con tutta tranquillità bloccano una corsia dell’autostrada e non si spostano nemmeno al suono del clacson di un autotreno. Una signora che andava a spasso con il proprio cane ha dovuto rifugiarsi in una cabina dell’autopostale, perché una scrofa di cinghiale se l’era presa col cane. In una valle dei Grigioni i cervi hanno rovesciato i containers della spazzatura per procacciarsi del cibo e sono stati ripresi con tanto di commento in romancio da un vicino.

Nei Grigioni, la caccia non è solamente una lotta contro gli animali che procurano danni, ma antepone una gestione sostenibile per garantire la conservazione lungimirante delle specie di animali selvatici.

Ciò che mi ha infastidito, proprio le cerchie che predicano il “meno stato” postulano con questa iniziativa di creare un corpo statale di guardiacaccia che sostituisca i cacciatori. Ma si è pensato a che cosa vuol dire un sistema del genere in un Cantone come il nostro? Potrebbe andare bene in un territorio ristretto, poco montagnoso, gestibile senza difficoltà. Nelle nostre montagne, impervie, pericolose, lontane dalle vie di percorrenza motorizzata, ci andrebbero i previsti Rangers statali senza conoscenza del territorio? Già oggi la maggior parte della popolazione non conosce più, o poco, tutto ciò che sta al di sopra delle zone abitate. Il cacciatore, il boscaiolo, i guardiacaccia e pochi escursionisti conoscono le zone e sono un po’ i guardiani di ciò che sta sopra le nostre case. Non credo sia intelligente abbandonare la selvaggina, il territorio e la natura a sé stessi. Già oggi, lo vediamo, appena si abbandonano i terreni coltivati ai limiti dei villaggi, il bosco avanza fino alla soglia dei nostri giardini e con esso gli animali selvatici. È questo che vogliamo?

Dante Peduzzi
Ispettore scolastico del Grigioni italiano in pensione


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