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Vita di Gran Consiglio

18 dicembre 2020

//tratto da Il Grigione Italiano\\
La sessione di dicembre si è svolta a Davos, nel Palazzo dei congressi. Intervista al deputato bregagliotto Maurizio Michael.

Nella località famosa per il Forum economico mondiale, ma dove il Forum l’anno prossimo non si svolgerà, immersa nel silenzio tipico delle abbondanti nevicate, complice la chiusura totale degli esercizi di ristorazione imposta dal Governo cantonale, dal 7 al 9 dicembre si è svolta l’ultima sessione 2020 del Gran Consiglio grigione.
Un fatto ci sorprende: che a ottobre andava bene tenere i lavori parlamentari nella sala del Gran Consiglio a Coira, mentre per questa sessione è stato deciso di andare addirittura a Davos.

Maurizio Michael, perché non andava più bene la sala ufficiale? E perché non avete ripiegato, come già fatto, sulla Stadthalle di Coira?
La decisione è stata presa dalla Conferenza dei presidenti. Nell’ultima sessione a Coira, dove effettivamente eravamo tutti stretti, diversi deputati si erano lamentati della situazione. E ne avevano parlato ai giornali. La situazione della pandemia non è migliorata nel frattempo e la Conferenza dei presidenti si è consultata anche con il medico cantonale e ha ritenuto che il Palazzo dei congressi di Davos fosse un luogo migliore per darci maggiore spazio.
La Stadthalle di Coira non è adatta a un utilizzo invernale, a causa del riscaldamento insufficiente e anche del sistema di circolazione dell’aria. E alla fine la sede di Davos ci è costata anche di meno.

Quindi dal punto di vista dello svolgimento dei lavori vi siete trovati bene. Cosa puoi dire riguardo al viaggio e all’accoglienza?
Non era una sessione extra muros, quindi non ci sono stati contatti con l’esterno. E comunque non era neanche possibile andare in giro. Era tutto chiuso. E non ci sono stati eventi. Per raggiungere Davos ho dovuto passare dal Ticino perché i passi alpini erano chiusi per la neve. Qualche granconsigliere infatti è arrivato più tardi, sapendo della riapertura delle strade in mattinata, ma io dovevo essere presente dall’inizio, per presentare il programma annuale.

Compito tuo nelle funzioni di presidente della Commissione strategica e di politica statale.
Esatto. Il programma annuale è in fondo una formalità: dal programma di governo, quadriennale, vengono presentate delle priorità per l’anno che arriva. È comunque un momento interessante, in quanto permette ai membri del Gran Consiglio di intervenire su temi specifici, porre domande, rilasciare dichiarazioni. È insomma una delle occasioni in cui il Parlamento si ferma a riflettere sui temi cantonali. Nel programma vengono esposti gli obiettivi del Governo e i risultati attesi. E il Gran Consiglio ne prende atto.
Io ho presentato il testo, ma poi ho invitato i deputati a porre le domande direttamente al Governo, che era presente in toto, man mano che si andava avanti un paragrafo dopo l’altro.

Allo stesso punto dell’ordine del giorno figurano il programma annuale e il preventivo. Sono collegati?
Sì, perché il programma annuale costituisce parte del contenuto del preventivo: infatti la prima parte del librone, circa 50 pagine, è il programma annuale, poi c’è il preventivo. E all’interno del preventivo, ogni quattro anni, c’è anche da decidere la struttura dei prodotti e degli effetti che ne sono parte integrante. Il programma annuale viene presentato dalla Commissione strategica e di politica statale, il preventivo dalla Commissione di gestione e la struttura dei prodotti e degli effetti nuovamente dalla Commissione strategica. Quest’ultima è stata presentata dal vicepresidente della Commissione Paolo Papa.

Riguardo al preventivo, cosa c’è da notare?
Dalla proposta della Commissione di gestione sono stati ridotti dei fondi destinati all’ufficio per l’economia e il turismo ed è stato inserito un credito aggiuntivo di 2 milioni di franchi (1 milione era già preventivato) per la cultura, come deciso nella sessione di ottobre. Quindi è stata mantenuta la promessa. Complessivamente è preventivato un piccolo deficit sul bilancio annuale 2021.

Di nuovo avete dovuto approvare delle ordinanze di necessità legati al covid-19. Sono quelle del Governo, come già avevate fatto a fine primavera?
Le ordinanze si riferiscono al Governo e ai Comuni. Il Governo, tramite ordinanza, aveva stabilito che: ha la possibilità di prendere decisioni in situazioni straordinarie con delle circolari, in forma scritta, anche in casi non urgenti; i suoi membri possono partecipare alle sedute anche non in presenza; nel caso manchino più di tre membri, questi vengono sostituiti dal presidente del Gran Consiglio, dal vicepresidente e via di seguito dagli ultimi presidenti, purché essi siano ancora membri del Gran Consiglio.
Riguardo ai Comuni: l’ordinanza prevede che essi possano sostituire le assemblee con votazioni per urna; bisogna garantire la partecipazione pubblica, lo scambio di informazioni e di idee (come sta facendo per esempio il Comune di Bregaglia).
Ho presentato io queste ordinanze, perché è compito della Commissione strategica e di politica statale. Poi è intervenuto il presidente del Governo, Christian Rathgeb. E alla fine il Gran Consiglio le ha approvate senza voti contrari.

Avete anche approvato l’aggregazione dei Comuni Casti-Wergenstein, Donat, Lohn e Mathon nel Comune di Muntogna da Schons. Tu avevi voluto entrare nella Commissione perché sei originario di lì.
Sì, ho partecipato volentieri ai lavori della commissione in quanto conosco molto bene la Val Schons, terra d’origine di ambedue i miei genitori e località nelle quali ho passato molto tempo durante la mia infanzia. Oggi un po’ meno, ma ho mantenuto molti contatti e, quando posso vi passo qualche giorno di vacanza.
Il presidente della Commissione di aggregazione, Thomas Rüegg di Thusis, ha presentato il progetto. Io fatto un breve intervento in italiano (non in romancio questa volta) nel quale ho sostenuto l’aggregazione e mi sono congratulato con i suoi promotori augurando alle autorità e agli abitanti un futuro prospero. Il nuovo Comune ha già emanato la sua Costituzione ed eletto i suoi rappresentanti e ora il Gran Consiglio ha fatto l’ultimo passo.
E adesso, cioè dal 1° gennaio ’21, il Cantone ha 101 comuni, quindi ha anche praticamente raggiunto l’obiettivo che si era posto: circa 100 Comuni alla fine del 2020. Siamo partiti da oltre 200.

La Commissione strategica e di politica statale risulta di nuovo in primo piano riguardo a una certa «iniziativa parlamentare Vetsch». Ne avevamo già parlato, ma vorresti riassumere di che cosa si tratta?
Con la sua iniziativa parlamentare, il granconsigliere Vetsch di Pragg-Jenaz, oggi non più in Parlamento, chiedeva l’introduzione di un diritto di veto contro le ordinanze. Spiego.
Il potere legislativo è articolato così: alla base c’è la Costituzione, che viene decisa dal popolo; poi ci sono le leggi, che vengono emanate dal Parlamento (sulle quali poi è anche possibile l’intervento popolare tramite referendum); infine ci sono le ordinanze (esecutive), formulate dal Governo, che specificano i contenuti delle leggi e ne regolano l’attuazione.
È successo talvolta che le ordinanze del Governo non corrispondessero allo spirito della relativa legge e perciò è stata promossa l’iniziativa parlamentare che chiedeva che il Gran Consiglio potesse porre il veto su tali ordinanze.
In tutta la Svizzera c’è un solo Cantone con diritto di veto, che permette al Gran Consiglio di non accettare un’ordinanza che arriva dal Governo. Ma questo è molto discutibile e infatti altri Cantoni ci hanno provato e l’hanno bocciato. La Commissione strategica e di politica statale si è fatta accompagnare da un importante professore di diritto, il professor Andreas Kley, che ci ha aiutato a capire e ad approfondire l’argomento. Abbiamo fatto diverse riunioni, poi in accordo col Governo siamo arrivati a una soluzione diversa.

Si tratta quindi di un’importante decisione che in fondo concerne la democrazia: si vuole fare in modo che il potere esecutivo – il Governo – non manipoli le decisioni del legislativo. Come è stata trattata la materia in Gran Consiglio?
In sessione la Commissione strategica e di politica statale ha presentato il suo rapporto e una proposta: lo ha fatto il collega Bruno Claus, che è stato presidente prima di me e aveva seguito lui la tematica anche negli incontri con il Governo. La nostra richiesta è che il Governo, quando presenta un messaggio con una proposta di revisione di legge, dovrà parallelamente presentare anche la relativa ordinanza attuativa. Così rende trasparente come intende attuare praticamente la legge, e la Commissione sa cosa intende il Governo. La Commissione non va a discutere l’ordinanza in sé, ma può portare al livello della legge degli articoli dell’ordinanza, cioè può trasformare degli articoli dell’ordinanza in articoli di legge. Questo aiuta il processo politico.

Quindi avete in pratica trovato una soluzione originale, che non esiste altrove?
È qualcosa di nuovo in Svizzera, un modello partecipativo fra esecutivo e legislativo sul funzionamento dello Stato. Le competenze sono chiare e rimangono distinte, ma ci si informa a vicenda. Questo rapporto, di una trentina di pagine, è scritto e firmato dalla Commissione, rispettivamente dal suo presidente. Dopo la presentazione da parte di Claus, sono intervenuti quasi tutti i membri della Commissione, tutti molto positivi, e il Gran Consiglio lo ha approvato all’unanimità.

L’ordine del giorno di questa sessione era molto ricco. Hai altro da segnalare?
Non abbiamo terminato i lavori. Alcune cose sono rimaste fuori e verranno riprese nella prossima sessione. Anche perché il mercoledì pomeriggio è stato introdotto nel programma del Gran Consiglio un momento informativo relativo alla pandemia ed è stato dato spazio a un’ora delle domande dedicata unicamente al covid.
In questo ambito, è stato presentato, da parte della frazione Pdc, un incarico urgente sul sostegno al turismo nella situazione attuale.

Qualcosa da segnalare a margine dei lavori?
È stato predisposto il test per il coronavirus gratuito per tutti. La gran parte l’ha fatto e un granconsigliere è risultato positivo ed è dovuto tornare a casa anzitempo.
Abbiamo fatto il consueto incontro della Deputazione di lingua italiana.
Inoltre noi membri della Commissione strategica e di politica statale siamo rimasti un giorno in più: giovedì ci siamo riuniti per la terza volta sull’importante argomento del sistema di voto.

Silvia Rutigliano

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