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Pandemia, vattene via!

25 novembre 2020

Capitolo quarto. I numeri della pandemia. Considerazioni di Silvia Rutigliano sulla covid-19.

Farsi un’opinione
L’aggiornamento costante, quotidiano, incessante e ripetuto dei numeri della pandemia da coronavirus da parte dei mezzi di comunicazione di massa (i cosiddetti media) ci accompagna ormai da quasi nove mesi.
Sinceramente non so se tutti questi numeri siano necessari. Naturalmente, essendo io giornalista, tengo in grande considerazione l’informazione! Ogni persona infatti costruisce le proprie opinioni in base alle conoscenze che ha, quindi maggiore conoscenza produce maggiore consapevolezza. Un’altra fonte della conoscenza, accanto all’informazione, è l’esperienza. Un esempio potrebbe essere il guidare una bicicletta: dopo i primi rudimenti da parte di un genitore o di un fratello o sorella maggiore, impariamo ad andare in bici con la pratica. Quindi, semplificando, nella vita si sviluppano le proprie opinioni in base all’informazione e all’esperienza.

La comunicazione di massa
Nel mondo succedono ogni giorno, ogni momento, tantissime cose. Come si sceglie quali fatti meritano di essere raccontati alla popolazione? Questo è compito del giornalismo. Ed è una responsabilità enorme. Un’altra grande responsabilità del giornalismo è quella di verificare le notizie, ossia essere sicuri che quanto si sta per diffondere sia un fatto vero.
E allora io mi domando – come qualsiasi cittadina o cittadino può domandarsi – se davvero ogni giorno, in ogni tele- o radiogiornale e sulla carta stampata, sia necessario o utile od opportuno trasmettere il numero esatto di nuovi contagi, di nuove ospedalizzazioni, di nuove morti. Queste cifre sono assolutamente necessarie agli addetti ai lavori, per esempio i responsabili della sanità o coloro che elaborano le statistiche, ma a noi «comuni mortali» servono davvero? Lascio aperta la domanda, perché non ho una risposta.
Diciamo che forse preferirei conoscere l’andamento settimanale, per esempio, ed essere informata nel dettaglio solo quando vi sono cambiamenti eclatanti. Spesso infatti ci è stato detto che le variazioni giornaliere non sono molto significative, mentre lo sono maggiormente i dati su più giorni. E aggiungo che a me interesserebbe pure sapere non solo quanti muoiono, ma anche quanti guariscono.

Altre fonti di informazione
Ovviamente le informazioni non possono essere tutte esposte in un notiziario o in un articolo di giornale, ma esistono siti web che possono essere consultati. Uno è questo: corona-data.ch. Qui si trovano i grafici con tutti i dati in tutte le salse, elaborati da persone esperte di statistica. Alcuni grafici sono un po’ complicati, è vero, ma altri si capiscono a colpo d’occhio!
Un altro sito è quello della Confederazione: covid19.admin.ch.
Quello che invece mi permetto di sconsigliarvi vivamente è di credere ingenuamente a tutto quanto circola sui social. Porto qui di seguito un esempio. A fine primavera si è visto su Facebook un post che sosteneva: «2020 – La pandemia più grossa della storia dell’umanità. Attori morti: zero. Politici morti: zero. Cantanti morti: zero. Atleti morti: zero. Scienziati morti: zero. Calciatori morti: zero. [...]. O il virus è intelligente o qualcosa non quadra…». A metà ottobre la «notizia» ha ripreso a circolare. Succede così con i social: una volta messa in giro, un’informazione (una foto, un «mi piace», ecc.) non se ne va più. Anche nel caso che venga corretta o ritirata. E quindi recentemente ho trovato una chiara smentita, qui: facta.news. Perfino Wikipedia, affidabile enciclopedia online, ha creato una categoria che raccoglie voci relative a persone morte a causa della pandemia di covid-19: la trovi qui. Insomma, la notizia era clamorosamente falsa: sono morti anche attori, sportivi, politici, scrittori eccetera.

I numeri sono persone
Volevo scrivere tante cose sotto questo titolo. Pensavo che ne avrei fatto un capitolo intero. Ma cosa c’è da dire, in fondo? Lo sappiamo tutti che ogni ammalato è una persona e che ogni persona ha una rete di relazioni. Se non per esperienza diretta, lo sappiamo per conoscenza indiretta (vedi il discorso all’inizio di questo capitolo) che non si va volentieri all’ospedale, come sappiamo che per una persona che deve essere ricoverata ce ne sono altre che si preoccupano. Ogni persona che ha contribuito ad aggiungere un’unità al totale dei pazienti di covid-19 ha, o aveva, un nome. Ogni numero è una persona. Quando martedì della scorsa settimana ho visto al telegiornale il numero dei decessi in Ticino, ho pensato: «Ecco, uno di quei nove è Otto Rauch. Io lo conoscevo».

(continua)

Leggi anche:
Capitolo primo. «È tutta una montatura!»
Capitolo secondo. Le istruzioni sono valide
Capitolo terzo. Si sta male davvero, ma ci sono anche lati positivi

Silvia Rutigliano

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