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La Pgi richiama all’attenzione

28 luglio 2020

//comunicato stampa\\
Estate 2020: temi caldi per l’italiano.

L’estate 2020 ce la ricorderemo per tanti motivi o meglio per uno in particolare che condiziona le nostre giornate, le modalità di interazione e i nostri spostamenti oramai da marzo, ossia il coronavirus. Ci sono tuttavia alcuni temi “scottanti” di cui la Pgi non ha smesso di occuparsi e che affronta direttamente in queste settimane, indirizzando due lettere distinte concernenti due problematiche verosimilmente ancora risolvibili: una ai partiti politici grigionesi e l’altra al Consigliere federale Ignazio Cassis.

Lo fa con la speranza che vi sia un cambiamento di rotta in tempo utile.

La Pro Grigioni Italiano è un’associazione riconosciuta dalla Legge federale e dalla Legge del Cantone dei Grigioni e rappresenta la minoranza italofona grigionese in questioni linguistiche a tutti i livelli istituzionali nazionali. In questa veste, si batte affinché alla minoranza italofona siano
garantiti gli stessi diritti e la stessa qualità dei servizi pubblici forniti alle altre comunità linguistiche nazionali.
A breve si rinnoveranno le nomine dei giudici presso il Tribunale cantonale, pertanto la Pgi ha scritto una lettera destinata ai partiti politici rappresentati in Gran Consiglio e alla Commissione di giustizia e sicurezza, come aveva già fatto nel 2016. Quattro anni fa, di fatto, è stato nominato per la prima volta un giudice grigionitaliano che ha colmato una lacuna istituzionale presente da sempre, benché la legge prescrivesse di «tenere debitamente conto delle tre lingue ufficiali del Cantone» nella nomina dei giudici cantonali.

Le scelte e le proposte dei papabili candidati dipendono da vari fattori di cui il Sodalizio non può e non deve entrare nel merito, ma è fondamentale ricordare l’importanza della presenza nel collegio del Tribunale cantonale di un giudice di lingua madre italiana. La complessità delle questioni giuridiche e i casi in cui gli atti sono redatti in italiano, non permetterebbero compromessi o altre modalità di comunicazione: il cittadino di lingua madre italiana deve poter parlare personalmente con il Tribunale cantonale e deve poter esporre gli argomenti a propria difesa alla stregua degli altri cittadini, senza doversi riferire ad una terza persona che padroneggi il tedesco quale intermediario.

Il Consiglio direttivo della Pgi confida nelle proposte dei Partiti e nell’operato della Commissione di giustizia e sicurezza, affinché si dispongano e si valutino le candidature anche sotto l’aspetto di un’equa rappresentanza linguistica, in seno ai giudici del Tribunale cantonale.

L’altro tema “caldo” interessa il campo della formazione professionale e più specificatamente la riforma «Impiegati di commercio 2022» (IC22). Questa riforma, elaborata dalla Conferenza svizzera dei rami di formazione e degli esami commerciali in accordo con la SEFRI e oggi già in fase di sperimentazione presso la KV Business School di Zurigo, potrebbe sfociare in un indebolimento dell’insegnamento delle lingue nazionali.
La formazione quale impiegata/o di commercio riscuote da sempre un grande successo ed è conclusa ogni anno da oltre 14’000 studenti, in ragione dell’importanza di questa figura professionale sul mercato del lavoro (sia nel settore pubblico che in quello privato). Si tratta di una delle poche formazioni professionali che prevede l’insegnamento obbligatorio di due lingue (profilo E), ovvero di una lingua nazionale e dell’inglese. In caso di un’applicazione senza modifiche della prevista riforma «IC22» nel 2022 su tutto il territorio nazionale, tale situazione sarebbe destinata a cambiare, riducendo l’insegnamento obbligatorio a una sola seconda lingua; l’insegnamento di un’ulteriore lingua sarebbe invece offerto come materia opzionale.

Nell’ottica del rafforzamento del plurilinguismo svizzero che la Confederazione cerca di perseguire, la Pro Grigioni Italiano ha fondati timori che la direzione imboccata dalla riforma «IC22» – che porrebbe le lingue nazionali in un’insensata concorrenza con l’inglese e allo stesso tempo le lingue in concorrenza con altre materie di studio – sia dannosa sia per il francese sia per l’italiano.
Se nella Svizzera francese la frequenza d’uso dell’inglese e del tedesco nelle piccole e medie aziende si colloca in una situazione prossima alla parità, nella Svizzera italiana il tedesco è sicuramente ancora più usato rispetto all’inglese ed è una lingua abituale di lavoro. Sul mercato del lavoro del Cantone dei Grigioni il tedesco ha un’importanza incontestata, ma anche l’inglese ha il suo peso in tutto il territorio nazionale e si può dunque presupporre che i futuri impiegati di commercio francofoni e italofoni non potranno rinunciare né allo studio del tedesco né a quello dell’inglese e dovranno di conseguenza, secondo gli attuali piani della riforma «IC22», rinunciare invece allo studio di altre materie opzionali di non trascurabile rilevanza per la loro formazione professionale.

È pertanto probabile che i futuri studenti impiegati di commercio della Svizzera francese e della Svizzera italiana si possano trovare in una situazione di svantaggio rispetto ai loro colleghi della Svizzera tedesca. Questo il motivo che ha spinto la Pgi a rivolgersi al rappresentante della Svizzera italiana nel Consiglio federale, Ignazio Cassis, in modo che possa prestare la dovuta attenzione a un cambiamento che sarebbe un ostacolo alla crescita del plurilinguismo elvetico. Auspicando conferme e rassicurazioni, la Pgi è a disposizione per chi necessitasse delucidazioni in merito.

www.pgi.ch

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