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Vita di Gran Consiglio

24 giugno 2019

//tratto da Il Grigione Italiano\\
La sessione di giugno del Parlamento retico è stata caratterizzata, come ogni anno, dalla discussione del rapporto annuale e dalle elezioni della prossima presidenza del Governo. I lavori si sono svolti a Pontresina.

Il centro per i congressi Rondo di Pontresina ha accolto la scorsa settimana i 120 deputati grigioni per la sessione di Gran Consiglio che chiude l’anno di lavori parlamentari. All’ordine del giorno c’erano i consueti argomenti della sessione di giugno, cioè il rapporto annuale del Governo e le elezioni della nuova presidenza.

Maurizio Michael, cominciamo dalle elezioni.
Secondo la prassi, chi è attualmente vicepresidente del Governo viene proposto e, di regola, viene eletto presidente per l’anno successivo. E così nel 2020 sarà Christian Rathgeb. Il Governo stesso ha poi proposto quale vicepresidente Mario Cavigelli che pure è stato eletto senza discussioni.

E che quindi dovrebbe diventare presidente nel 2021. Ma lui lo è stato recentemente.
Sì, è vero. Però gli altri tre Consiglieri di Stato sono nel Governo solo da quest’anno e quindi il Governo stesso ha preferito proporre una vicepresidenza già rodata.

L’altro argomento che sempre si presenta davanti al Gran Consiglio a giugno è il rapporto annuale del Governo.
È l’oggetto principale, l’appuntamento fisso, il «librone», per così dire.

E di questo «librone» che cosa si può dire qui?
Il rapporto annuale, che si riferisce all’anno precedente, in questo caso il 2018, contiene il rendiconto economico del Cantone e il controllo degli obiettivi. Questi vengono verificati in precedenza dalla Commissione di gestione, per quanto riguarda i conti, e dalla Commissione strategica e di politica statale, per quanto riguarda gli obiettivi. Durante la sessione i membri del Gran Consiglio hanno la possibilità di porre delle domande e rilasciare delle dichiarazioni. Negli ultimi anni, e questo vale anche per quest’anno, la discussione in Gran Consiglio sul rapporto annuale non è durata più di una giornata. Io mi sono permesso soltanto una breve osservazione nell’ambito della discussione sul controllo degli obiettivi riguardo alla sicurezza pubblica, dove il Governo dichiara che la collaborazione con il corpo delle Guardie di confine e le polizie di paesi confinanti funziona molto bene, ma, di fatto, proprio nelle zone di confine, chiude gli uffici della Polizia cantonale. Ho osservato che quantomeno esiste un problema di coerenza tra le dichiarazioni «politiche» e le azioni «operative».

Ti riferisci alla tua interpellanza sulla riorganizzazione della Polizia cantonale?
In quella interpellanza avevo posto delle domande in relazione alla chiusura del posto di Polizia a Castasegna. A mio avviso significa sguarnire una zona di confine e allontanare la polizia dal territorio.

A proposito, l’interpellanza era all’ordine del giorno. È stata discussa?
Purtroppo non c’è stato tempo, ed è stata rinviata alla prossima sessione, ad agosto. Il Consigliere di Stato, Peter Peyer, ha comunque anticipato che mi risponderà in modo preciso. Questo tema della Polizia cantonale è stato sollevato anche nell’ora delle domande da altri miei colleghi. Il che significa che la riorganizzazione della Polizia è un tema sentito in diverse parti del Cantone, non solo in Bregaglia.

Come ha funzionato lo svolgimento dei lavori a Pontresina?
Il centro dei congressi Rondo si è dimostrato uno spazio validissimo. Avevamo la stessa disposizione che abbiamo nella sala del Gran Consiglio a Coira. Il sindaco di Pontresina, Martin Aebli, è membro del Gran Consiglio ed è persona esperta, essendo già stato anche presidente del Gran Consiglio. Era perciò evidente che l’organizzazione ruotasse un po’ intorno a lui.

Però non abbiamo avuto la diretta streaming.
E noi in aula non abbiamo avuto il voto elettronico. Ci siamo alzati in piedi, per votare, come del resto si faceva anche a Coira prima dell’introduzione dell’elettronica.

Di solito viene organizzato qualcosa per far conoscere il luogo ai deputati. A Pontresina cosa vi hanno proposto?
Il mercoledì c’è stata una presentazione di Pontresina, con tre postazioni. Nella prima, una signora ha presentato alcuni cenni storici della località. Nella seconda il tema era un turismo più di carattere gastronomico, con degustazione di vino e dolci. E nella terza c’era una presentazione virtuale delle attrazioni del luogo: potevamo indossare gli «occhialoni» e viaggiare da ciclista o da escursionista… C’è stato poi un aperitivo conclusivo, al quale era invitata anche la popolazione. Sono venuti vari sindaci dei comuni vicini e qualche abitante di Pontresina, non moltissimi, a dire il vero.

Le sessioni extra muros si svolgono ormai ogni quattro anni. E si direbbe che effettivamente per i granconsiglieri non è lo stesso che stare a Coira.
Giovedì sera, c’è stato un evento a Muottas Muragl, con il focus sul turismo. Hanno partecipato all’evento diverse organizzazioni turistiche cantonali: Grigioni vacanze, Engadin – St. Moritz, la Ferrovia retica, Grigioni viva (alimentare), l’organizzazione cantonale degli impianti di risalita, Gastro Grigioni… Ognuna di queste organizzazioni ha presentato la propria attività e le proprie sfide in una postazione. Molto interessante. E poi, da lassù c’era una vista spettacolare! L’evento è poi terminato con una cena in comune.

Tornando ai lavori in aula, quale altro argomento importante avete trattato?
Se e come mettere insieme i due tribunali cantonali, cioè quello cantonale e quello amministrativo. Il Governo ha presentato un messaggio con un rapporto, nel quale è descritto come funziona oggi, come funziona da altre parti, come si potrebbe organizzare. Poi ha posto domande chiave: siete d’accordo con l’unificazione dei tribunali? Bisognerà poi creare un tribunale speciale per le questioni specifiche? Si dovrà cambiare il sistema di elezione dei giudici (che attualmente vengono proposti dai partiti)? Insomma, è stata presentata un’ipotesi, sono state poste domande di fondo e il Gran Consiglio ha dato risposte di orientamento. Su questa base il Governo potrà preparare una nuova proposta di legge.

Nell’ordine dei lavori figuravano numerosi incarichi e interpellanze. Fra quelli che avete trattato, quali vorresti segnalare?
Fra quelli che hanno creato maggiore discussione c’è l’incarico Hohl concernente l’introduzione di una limitazione della durata della carica per i membri del Gran Consiglio. Voleva un maggiore ricambio e dare più possibilità per le nuove generazioni. L’incarico alla fine è stato respinto.

Perché? Sembra una cosa sensata: esiste in molte istituzioni una limitazione dei mandati.
La limitazione esiste ed è diffusa negli organi esecutivi. Negli organi legislativi spesso non vi è limitazione. Anche se non avrebbe dovuto, in quanto l’argomento è di competenza del Parlamento, il Governo ha preso posizione sostenendo che il problema non esiste, perché il rinnovamento del Parlamento avviene in modo più o meno spontaneo. Infatti, di solito, più di un terzo dei deputati è nuovo a ogni votazione; durante una delle ultime tornate elettorali i nuovi eletti sono stati addirittura più di 50. È vero che alcuni sono in Gran Consiglio da 12, 16 o anche più anni, però si ritiene che questo mix di memoria a lungo termine (storica) e di innovazione sia positivo. In conclusione, si ritiene perciò che il tema sollevato dal collega Hohl sia un non-problema e i non-problemi non vanno risolti. In più, l’approvazione dell’incarico avrebbe comportato un cambiamento della Costituzione e sarebbe stato necessario portarlo in votazione popolare. Un’operazione impegnativa e costosa per un non-problema.
Nella discussione in Gran Consiglio si è però visto che è poco «simpatico» difendere lo status quo, in quanto i favorevoli, in modo anche un po’ populistico, accusavano gli altri di essere attaccati alla poltrona. A mio avviso, nel Governo la limitazione dei mandati ha senso, mentre in Parlamento non è male la compresenza di giovani e di colleghi più esperti. Non dobbiamo comunque dimenticarci che alla fin fine è l’elettorato che ha in mano la possibilità di decidere se un deputato merita di rimanere o no.

Un altro incarico che è stato trattato?
L’incarico Wilhelm, che chiede un piano d’azione sul clima. È stato appoggiato dal Governo, che però ha proposto delle modifiche affinché quanto richiesto sia realistico e realizzabile. Il collega Wilhelm e i firmatari hanno accettato le argomentazioni del Governo e l’assemblea ha approvato l’incarico.

Nei giorni scorsi, prima della sessione, si è sentito parlare della traduzione simultanea in Gran Consiglio.
Questa era l’interpellanza Rettich, alla quale il Governo ha risposto che una traduzione simultanea nelle tre lingue cantonali costerebbe troppo. In aula alla fine la discussione è andata oltre. Si è detto che è giusto parlarne, che bisogna valutare se un investimento del genere porta benefici reali, quindi se i soldi sono spesi bene. In tal caso, potrebbe essere sensato. Quindi, da più parti è stato detto a Tobias Rettich di portare delle proposte concrete, anche appoggiate, per esempio, da organizzazioni linguistiche. Discussione e approccio positivo. Io sono intervenuto e mi sono complimentato con lui, osservando che ha già ottenuto un primo risultato con la sua interpellanza: il fatto che tutti coloro che sono intervenuti hanno parlato la propria lingua.

Che fine hanno fatto le firme raccolte nelle settimane scorse per sostenere la soluzione del problema della chiusura della strada cantonale fra Sils e Plaun da Lej?
Martedì pomeriggio, durante la pausa, i fogli con le firme sono stati portati con un’auto d’epoca, e sono passati dalle mani dei deputati di Engadina e Bregaglia nelle mani del Consigliere di Stato Cavigelli. C’erano anche i suonatori di corni delle Alpi a sottolineare il gesto con la loro musica. Le firme raccolte alla fine sono circa 4’000, e l’obiettivo è sostenere quanto il Cantone ha garantito, e fare in modo che vengano accelerate le procedure.

Non possiamo poi dimenticare che durante la sessione c’è stata la giornata di sciopero e mobilitazione delle donne. È successo qualcosa in Gran Consiglio?
Il venerdì mattina le deputate socialiste, vestite di bianco, con uno scialle viola, hanno depositato un incarico sulle pari opportunità (firmato anche dagli uomini della frazione socialista).

Sappiamo che hai depositato anche tu un incarico. Puoi spiegarlo in breve?
Si tratta di una tematica un po’ complessa e difficile da spiegare in poche parole. L’incarico si basa sulle esperienze fatte nell’ambito della frana del Cengalo e prende spunto dalla prassi di rimborso dei danni da parte dell’Assicurazione dei fabbricati dei Grigioni. Questa non tiene conto dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni con l’introduzione della Legge sulle abitazioni secondarie e della Legge sulla pianificazione territoriale. Con questo incarico chiedo delle modifiche affinché tutti i proprietari delle case danneggiate abbiano la possibilità, se rispettate le condizioni stabilite, di ottenere il rimborso del valore a nuovo del fabbricato «perso».
In pratica, assieme a più di sessanta di colleghi che hanno firmato l’incarico, chiedo che i fondi del rimborso dell’assicurazione fabbricati possano essere utilizzati anche per l’acquisto e la ristrutturazione o trasformazione di edifici esistenti e non solo per la costruzione di edifici nuovi, come attualmente previsto. Questo cambiamento, come pure quello di introdurre delle misure d’eccezione in casi di forza maggiore, dovrebbero migliorare e ampliare le possibilità di rimborso per gli assicurati, stimolando, al contempo, l’utilizzo di questi fondi per l’attuazione di nuovi investimenti sul territorio. Le stesse norme potranno inoltre rivelarsi di interesse anche per i proprietari di fabbricati situati fuori dalle zone edificabili.

Silvia Rutigliano

Satira di Bregaglia

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Per sorridere un po’.